Benedetto XVI: Internet un'opportunità. Cattedrali nella Rete
Data: Lunedì, 16 novembre 2009 ore 14:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


La Chiesa si interroga su Internet e il messaggio che arriva, non solo dai Vescovi, ma anche da Papa Benedetto XVI, è: non preoccupatevi dei rischi della Rete, impegnatevi sulle opportunità.  Il messaggio è arrivato forte e chiaro nei giorni scorsi, durante un convegno della Commissione episcopale europea per i Media (Ceem). Papa Benedetto XVI, nel salutare l'evento, ha spiegato che a proposito dei nuovi media "è importante considerare non solo la loro indubbia capacità di favorire il contatto tra le persone, ma anche la qualità dei contenuti che esse sono chiamate a mettere in circolazione", incoraggiando "tutte le persone di buona volontà, attive nel mondo emergente della comunicazione digitale, perché si impegnino nel promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia”.

                                                                                                  
All'assemblea della Ceem sul tema “La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa” hanno partecipato 120 personalità, e non solo alti prelati. La Chiesa ha invitato specialisti del settore e, secondo quanto riportato dalle agenzie, anche un giovanissimo hacker svizzero. Jean-Michel di Falco Leandri, pesidente della commissione episcopale, nonché, vescovo di Gap ed Embrun, ha affrontato a fondo i problemi e le opportunità poste dalle nuove forme di comunicazione, affermando che "le nuove cattedrali vanno costruite nella rete" e che "pur assicurando la vita delle parrocchie e delle diocesi, la Chiesa deve avere la sollecitudine di continuare a essere presente là dov’è la gente, dove il mondo cambia, dunque ad andare su You Tube, My Space, Facebook".

 

Quanto ai rischi di messaggi devianti e di eccessivo individualismo, di Falco Leandri ha detto chiaramente che "la censura è sempre una cattiva risposta, anche quando si fa bella delle migliori intenzioni del mondo". "Erratica ed arbitraria", secondo il presidente della commissione, essa è "in fin dei conti totalitaria" perché la verità "non ha bisogno di noi per imporsi".

                                                                                                         
Affrontato anche il tema del digital divide, su cui Di Falco Leandri ha usato parole inequivocabili, ribadendo che "gli individui, i gruppi e le nazioni devono avere accesso alle nuove tecnologie per prendere parte ai vantaggi promessi dallo sviluppo e per non restare ancora più indietro", un impegno che il prelato definisce "imperativo" perché, citando Papa Giovanni Paolo II, "non diventi una causa insormontabile di ingiustizia e di discriminazione".

                                                                                                         
La Chiesa dunque, fa appello alle sue migliori tradizioni di comunicazione e anche di innovazione: dalle cattedrali all'arte sacra, accettando la sfida di una rete in cui la comunicazione è sempre meno testuale e sempre più iconografica. Nessuno chiederà ai preti di trasformarsi in blogger, ma c'è un invito esplicito ad arruolare persone competenti per creare siti parrocchiali che non possono essere il "prolungamento" dei fogli ciclostilati che circolano in Chiesa.
"Non sono i giovani che non si avvicinano più alla Chiesa"è la conclusione di Leandri ma "è la Chiesa che è lontana dal loro mondo". Insomma, è sulla sfida della comunicazione che si deciderà molta parte della credibilità dei cattolici perché, nella Rete, "O sapete comunicare, o non sapete farlo, o siete credibili o non lo siete, o rispondete alle attese o restate nella vostra bolla, o siete un profeta o siete l'ultimo dei Mohicani". (da pcworld.it)

Claudio Leonardi







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