CATANIA, INDENNITA' DI DISOCCUPAZIONE: PRECARI UMILIATI E OFFESI
Data: Sabato, 14 novembre 2009 ore 15:39:28 CET
Argomento: Opinioni


Catania, venerdì 13 novembre 2009. Mi prendo mezza giornata libera dal mio lavoro manuale oscuro per andare all’INPS di Catania e lamentarmi del mancato bonifico dell’indennità di disoccupazione di settembre e ottobre; sono un insegnante precario di italiano e storia, da quest’anno disoccupato.

Durante l’attesa in sala che, stavolta, per fortuna, è di solo un’ora, non faccio che ripetermi di essere calmo ma incisivo; ma quando mi siedo davanti all’impiegata comincio a reclamare a voce alta e adirata di essere in bolletta, di avere la rata del mutuo in scadenza e dell’assicurazione dell’auto scaduta. L’impiegata controbatte qualcosa, io replico; poi controlla sul computer e mi rivela: si tratta di un errore da parte di una sua collega, cioè i miei pagamenti sono stati sospesi perché quest’ultima ha pensato che io avessi ripreso servizio il primo di Settembre e che pertanto non avessi più diritto all’indennità.

Le chiedo, esasperato, quando vedrò i miei soldi e lei mi risponde: “Dicembre”. Prendo a battere i pugni sul tavolo e a protestare, subito interviene l’addetto-sicurezza; vengo mandato al secondo piano, dal direttore.

Dopo mezz’ora di attesa, vengo ricevuto dal direttore (tale dott.ssa De Pasquale) alla quale prendo a spiegare il mio problema, nervosamente; presto mi invita al silenzio altrimenti non può concentrarsi nella consultazione dei dati sul computer. Alla fine lei conferma che si tratta di un errore dell’impiegata ma che effettuerà il mio ordinativo di pagamento già il 16 novembre, così che per fine-mese/inizi di dicembre le indennità spettanti potranno essere accreditate sul mio desolato c/c.

Io reclamo un bonifico in tempi più rapidi, in vista delle mie incombenti scadenze ma la donna, con olimpico distacco, mi spiega che questi sono già tempi rapidi. Continuo ad insistere e a protestare (nel frattempo è entrata una sua collaboratrice che la asseconda e mi si rivolge a stento e con fastidio). Quando il direttore mi dice: “Lei è polemico!”, io replico: “Voi avete commesso un errore, a me ne è derivato un disagio; che debbo fare per ottenere giustizia?” Questa la sua risposta, pronunciata con aplomb anglosassone: “Ci scusiamo per il disagio; non so, se vuole può rivolgersi alla procura della Repubblica…”

Che forse posso permettermi un avvocato per un’azione legale alla procura della Repubblica? E con quali speranze di averne soddisfazione ed in tempi brevi?

Per strada, non mi rimane che pensare al titolo di un romanzo di Dostojevski: “Umiliati e offesi”.
 
LUIGI DE CARNE






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