IN SICILIA 300 PRESIDI A RISCHIO
Data: Sabato, 14 novembre 2009 ore 00:00:00 CET
Argomento: Comunicati


da Repubblica 13.11.2009

"SCUOLA, NULLO IL CONCORSO TRUFFA" IN SICILIA 300 PRESIDI A RISCHIO

SALVO INTRAVAIA

PALERMO - Terremoto nella scuola siciliana. I giudici amministrativi annullano il concorso per presidi del 2004 con il quale sono stati reclutati oltre 300 capi d´istituto. Ma la sentenza del tribunale potrebbe essere cancellata da una legge, già votata alla Camera e ora in discussione al Senato. In questo modo, il Parlamento – dopo la vicenda delle graduatorie dei precari sulle quali il Tar Lazio si è pronunciato commissariando il ministero – si appresta a demolire un´altra sentenza dei giudici: quella che prevede, appunto, l´annullamento del concorso per dirigente scolastico bandito nel 2004 in Sicilia. Procedura che il giurista Giovanni Gazzetta bolla come "incostituzionale". Il provvedimento che ha fatto letteralmente saltare sulla sedia un quarto dei dirigenti scolastici siciliani risale a due giorni fa.
Ad emetterlo il Consiglio di giustizia amministrativa, che in Sicilia svolge le stesse mansioni del Consiglio di Stato. "(…) Deve essere dichiarato l´obbligo dell´Amministrazione – si legge nel dispositivo – di conformarsi al giudicato ponendo in essere misure e provvedimenti necessari alla rinnovazione della procedura concorsuale". Cioè, ripetere il concorso passato alle cronache per gli strafalcioni di alcuni dei vincitori.
Tutto inizia nel 2004. L´anno successivo viene nominata la commissione: due commissari e un presidente. Alla selezione per soli titoli partecipano quasi 5 mila concorrenti, ma agli scritti approdano in mille e 400 circa. Le due prove si svolgono nel mese di gennaio del 2006 e per la correzione degli elaborati occorre nominare due sottocommissioni. Così, il direttore dell´Ufficio scolastico regionale, Guido Di Stefano, incarica altri due commissari. A fine luglio, viene pubblicato il risultato degli scritti e Giuseppina Gugliotta e Maria Antonietta Cucciniello scoprono di essere state bocciate. Ma, soprattutto, che alcuni colleghi famosi per non essere dei fenomeni nella scrittura ce l´hanno fatta. Decidono, così, di rivolgersi a due legali che chiedono l´accesso agli atti e scoprono che compiti con errori di grammatica – come quello che scrive: "Ciò induce il dirigente ha (con l´acca) ricercare accordi …" – o di ortografia (con "leaderschip" al posto di leadership) e improbabili divisioni in sillabe passano con valutazioni anche alte. E che per correggere elaborati di 8/10 pagine la commissione ha impiegato in media 2 minuti e 30 secondi. Inoltre, a correggere i compiti erano spesso in due anziché tre.
È proprio su questo punto che le due prof escluse attaccano il concorso rivolgendosi al Tar e poi al Cga, che lo scorso mese di maggio dà loro ragione e annulla i verbali delle prove scritte. A questo punto, Di Stefano nomina una nuova commissione che ripesca gli elaborati delle due ricorrenti, li valuta per la seconda volta e le boccia nuovamente. È troppo. I due chiedono al Cga il "giudizio di ottemperanza" depositato l´altro ieri.
Secondo i giudici, la seconda bocciatura "costituisce sostanziale elusione del giudicato". E invita Di Stefano ad annullare il concorso. Ora i 300 presidi, in sella da due anni, temono di essere retrocessi in classe e sperano nell´intervento del Parlamento. A salvarli potrebbe essere la conversione in legge del decreto salva-precari che alla Camera è stato modificato con un emendamento, sottoscritto da 14 deputati del Pdl, che salva i vincitori del concorso e tende la mano ai ricorrenti. Una vera e propria sanatoria.






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