CONCORSO TRUCCATO, PRESIDE OCCUPATO: IL 20 NOVEMBRE DISCUSSIONE IN SENATO
Data: Sabato, 07 novembre 2009 ore 00:00:00 CET
Argomento: Comunicati


Le sentenze della magistratura? Niente paura, ci pensa la politica a renderle vane. Stavolta la partita si gioca a scuola, la scuola siciliana, ma in gioco non ci sono solo posti di dirigenza, bensì i più elementari principi che dovrebbero governare uno stato di diritto.

Oltre duecento dirigenti scolastici sono stati nominati dal 2007 grazie ad un concorso annullato nel maggio scorso da due importanti sentenze del CGA, il Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia, perché espletato con procedure dichiarate irregolari. Ebbene, a fronte della imminente e concreta possibilità che il concorso venga annullato la politica che fa? Appronta contromisure per tentare di sanare l’illecito e insabbiare il pronunciamento dei giudici, nella speranza che il caso venga chiuso e che tutto venga messo a tacere.

Proprio per questo noi ne parliamo e ci sforziamo di fornire a tutti informazioni sulla vicenda. Proviamo a ripercorrere le tappe salienti della lunga storia di questo concorso.

Già nella fase preconcorsuale sono sorti i primi problemi per la valutazione dei titoli utili per essere ammessi. Numerosi ricorsi presentati al TAR, anche da soggetti privi dei requisiti previsti dal bando, hanno consentito l’ammissione al concorso in via cautelare dei ricorrenti. Espletata e corretta la prova scritta, sono emerse le prime gravi irregolarità, messe in luce dagli stessi verbali della commissione giudicante, composta da cinque componenti di cui uno con funzioni di Presidente:
    •     La correzione degli elaborati è stata effettuata  da una commissione  illegittimamente composta, in quanto articolata in due  sottocommissioni, formate da due soli componenti che operavano  contemporaneamente, mentre il presidente, pur firmando i verbali di  entrambe, non poteva essere in entrambe presente.
    •     Il tempo  medio di correzione di ogni singolo elaborato è stato  di due minuti e mezzo,  decisamente insufficienti per correggere compiti di otto o più facciate.
    •     Per la valutazione degli elaborati la commissione ha omesso di costruire una griglia di valutazione,  nonostante fosse esplicitamente richiesta dallo stesso bando.

I ricorsi di molti candidati esclusi e le denunce, rese pubbliche anche nel corso di una puntata (17 marzo 2007) della trasmissione televisiva “Mi manda Raitre”, rivelarono palesemente e clamorosamente l’impossibilità che la correzione degli elaborati e la loro valutazione fossero avvenute nei tempi verbalizzati e, fatto ancor più sconcertante, che elaborati contenenti gravi e reiterati errori di ortografia e sintassi fossero stati valutati positivamente dalla Commissione. Inquietante anche la presenza in alcuni elaborati di vincitori di chiari segni di identificazione che, in circostanze normali, avrebbero comportato l’esclusione dal concorso stesso.

Alla trasmissione televisiva citata era presente il direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Guido Di Stefano, il quale, in quella sede, prese atto delle contestazioni impegnandosi a dare esecuzione ad eventuali sentenze, ma dichiarò, in buona sostanza, di essersi fidato del Presidente, nel frattempo deceduto, e attribuì ogni responsabilità alla Commissione.

A seguito del clamore suscitato dalle contestazioni mosse, la stessa Direzione Generale e il Ministero della Pubblica Istruzione disponevano una ispezione per accertare lo stato delle cose. I risultati dell’ispezione sono contenuti in una relazione (Legislatura 15, Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01744, pubblicato il 12 aprile 2007) che ha confermato in modo puntuale ed evidente le irregolarità già denunciate ai mezzi di informazione e, ancor prima, alla Procura della Repubblica di Palermo.

Compiti corretti in un batter d’occhio (ictu oculi, ammetterà lo stesso Di Stefano), presenza di gravi errori di grammatica in prove valutate con voti medio-alti, commissione irregolare, assenza di criteri di correzione e di valutazione espliciti e condivisi… In un paese normale ce ne sarebbe abbastanza per fermare tutto, e invece? Niente. Anche l’allora Ministro, On. Giuseppe Fioroni, non dà seguito all’esito del lavoro ispettivo.

In assenza di risposte concrete centinaia di concorrenti esclusi presentavano ricorso nei confronti dell’amministrazione, che il TAR di Palermo dichiarava inammissibili. Contro tale sentenza i ricorrenti presentavano appello. Nelle more, la graduatoria del concorso veniva approvata e pubblicata nel luglio 2007. I vincitori, in data 1 settembre 2007, erano nominati dirigenti scolastici ed assegnati alle varie sedi, mentre l’anno successivo per scorrimento della graduatoria sulle sedi disponibili venivano nominati gli idonei.

Nel maggio 2009 il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la regione siciliana, chiamato a decidere in appello rispetto al ricorso principale che il TAR aveva respinto, accoglie invece il ricorso emettendo due sentenze (nn° 477 e 478) che annullano i verbali di valutazione delle prove concorsuali, relative al Corso-Concorso e condannano il Ministero dell’Istruzione, l’Ufficio scolastico Regionale per la Sicilia e la Commissione Giudicatrice del concorso al pagamento delle spese del giudizio.

Le sentenze, relative a due ricorrenti (ma oltre duecento ricorsi sono ancora pendenti, nonché numerose diffide), contestano “… che le due Commissioni avevano proceduto alla correzione di moltissimi elaborati con una Commissione incompleta in quanto nell’una o nell’altra era assente il Presidente, in violazione del combinato disposto dell’art. 8 del bando di concorso, dell’art. 2 comma 7° del D.P.C.M. 30/05/2001, n. 341” e dichiarano che “l’appello va accolto e vanno annullati gli atti impugnati con il ricorso principale e con i motivi aggiunti, salvi ovviamente gli ulteriori provvedimenti della Amministrazione”.

Interrogazioni e interpellanze vengono presentate, sia alla Camera sia al Senato, al Ministro del MIUR, On. Maria Stella Gelmini, affinché si faccia chiarezza sulla controversa vicenda.

Di fronte all’ostinato silenzio dell’USR, gli avvocati dei ricorrenti chiedono l’esecuzione del giudicato, cioè la nomina di un commissario ad acta che proceda all’esecuzione della sentenza. Giovedì 15 ottobre 2009 il CGA si è riunito e ha respinto la richiesta degli avvocati che difendono gli interessi dei neopresidi siciliani di rinviare l’udienza successivamente al 20 ottobre, giorno in cui una nuova Commissione avrebbe provveduto (per la terza volta!) alla valutazione degli elaborati scritti delle ricorrenti. In corner, infatti, due giorni prima, l’USR aveva emanato un decreto nominando una nuova commissione per procedere al riesame delle prove scritte delle due ricorrenti: nulla di strano, se non si trattasse del… riesame del riesame, giacché gli elaborati delle due candidate sono già stati ricorretti e rivalutati negativamente a seguito dell’esito del precedente ricorso. (Per la cronaca, non è dato sapere con quale garanzia di anonimato gli elaborati delle ricorrenti siano stati ricorretti e bocciati di nuovo … ).

Ed eccoci giunti al rash finale. In attesa di una nuova sentenza del CGA, e nella consapevolezza che essa possa prevedere l’annullamento della procedura concorsuale, i politici fanno quadrato, giocando d’anticipo e inserendo all’interno del cosiddetto decreto salva-precari un emendamento salva-presidi, che riguarda nientemeno che … i dirigenti scolastici siciliani!

In sostanza, nonostante il concorso sia stato di fatto annullato con sentenza definitiva dai magistrati siciliani, tale emendamento consente ai candidati dichiarati vincitori di non subire alcuna conseguenza e di restare al loro posto e, contemporaneamente, elargisce un contentino a coloro che hanno visto o vedranno accogliere il loro ricorso, consentendo loro di sottoporsi alle procedure selettive per essere inseriti, se risultati idonei, nelle graduatorie per la nomina a dirigente nell’anno scolastico 2010-2011.

Inutile il fatto che per due volte la Commissione Cultura della Camera abbia dichiarato l’emendamento inammissibile: esso viene ripresentato, votato e approvato, sbeffeggiando ogni principio di legittimità, di coerenza, di legalità. Tra i firmatari dell’emendamento molti deputati del PDL, ma anche uno del Partito Democratico e uno del MPA.

Ancora una volta la politica, tutta(!), entra a gamba tesa nelle decisioni della magistratura, rendendo evidente la crisi in cui versa lo Stato di diritto nel nostro Paese. La crisi della democrazia è talmente seria da mortificare il ruolo della classe politica, ridotta a gestire affari privati e ad assecondare privilegi di gruppi di potere, contrabbandando il tutto per il pubblico bene.

Il 20 novembre il decreto salva-precari e l’emendamento salva-presidi saranno discussi al Senato: il senso della decenza ci spinge a sperare che la partita non sia ancora chiusa.






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