La Corte europea dei diritti dell'uomo: «No al crocefisso nelle aule scolastiche»
Data: Marted́, 03 novembre 2009 ore 12:30:15 CET
Argomento: Comunicati


La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce «una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni». Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo accogliendo il ricorso presentato da una cittadina italiana.

LA RICORRENTE - Lei è Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule in nome del principio di laicità dello Stato. Dalla direzione della scuola era arrivata risposta negativa e a nulla sono valsi i successivi ricorsi della Lautsi. A dicembre 2004 il verdetto della Corte Costituzionale, che ha bocciato il ricorso presentato dal Tar del Veneto. Il fascicolo è quindi tornato al Tribunale amministrativo regionale, che nel 2005 ha a sua volta respinto il ricorso, sostenendo che il crocifisso è simbolo della storia e della cultura italiana e di conseguenza dell'identità del Paese, ed è il simbolo dei principi di eguaglianza, libertà e tolleranza e del secolarismo dello Stato. Nel 2006, il Consiglio di Stato ha confermato questa posizione. Ma ora la storia si ribalta: i giudici di Strasburgo, interpellati dalla Lautsi nel 2007, le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano dovrà versarle un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. Si tratta della prima sentenza della Corte di Strasburgo in materia di simboli religiosi nelle aule scolastiche.

LA SENTENZA - «La presenza del crocifisso, che è impossibile nonnotare nelle aule scolastiche - si legge nella sentenza dei giudici diStrasburgo - potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti ditutte le età come un simbolo religioso. Avvertirebbero così di essereeducati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una datareligione». Tutto questo, proseguono, «potrebbe essere incoraggianteper gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticanoaltre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose osono atei». Ancora, la Corte «non è in grado di comprendere comel'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che puòessere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire alpluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di unasocietà democratica così come è stata concepita dalla Convenzioneeuropea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto dalla Cortecostituzionale italiana». I sette giudici autori della sentenza sonoFrancoise Tulkens (Belgio, presidente), Vladimiro Zagrebelsky (Italia),Ireneu Cabral Barreto (Portogallo), Danute Jociene (Lituania),Dragoljub Popovic (Serbia), Andras Sajò (Ungheria), e Isil Karakas(Turchia). (da corriere.it)

 







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