Addio alla poetessa Alda Merini
Data: Domenica, 01 novembre 2009 ore 20:00:29 CET
Argomento: Comunicati


Altre sue raccolte di versi sono "Testamento", "Vuoto d’amore", "Ballate non pagate", "Fiore di poesia 1951-1997", "Superba è la notte", "L’anima innamorata", "Corpo d’amore", "Un incontro con Gesu", "Magnificat. Un incontro con Maria", "La carne degli Angeli", "Più bella della poesia è stata la mia vita", "Clinica dell’abbandono" e "Folle, folle, folle d’amore per te. Poesie per giovani innamorati".
Nella sua carriera artistica, Alda Merini si è cimentata anche con la prosa in "L’altra verita". "Diario di una diversa", "Delirio amoroso", "Il tormento delle figure", "Le parole di Alda Merini", "La pazza della porta accanto" (con il quale vinse il Premio Latina 1995 e fu finalista al Premio Rapallo 1996), "La vita facile", "Lettere a un racconto. Prose lunghe e brevi" e "Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta" e con gli aforismi "Aforismi e magie". Nel 1996 era stata proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall’Academie Francaise e ha vinto il Premio Viareggio. Nel 1997 le è stato assegnato il Premio Procida-Elsa Morante e nel 1999 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Settore Poesia.

Eccovi una delle più belle poesie di Alda Merini
La Terra Santa

Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch'io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c'era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.

Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso le messe,
le messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.

Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E, dopo, quando amavamo,
ci facevano gli elettrochoc
perchè, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.

Ma un giorno da dentro l'avello
anch'io mi sono ridestata
e anch'io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all'inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.


da " La Terra Santa" 1983
ed. Scheiwiller

Subito numerosissime e sentite le reazioni del mondo della cultura e delle istituzioni alla notizia della morte della poetessa Alda Merini. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, profondamente rattristato dalla notizia della scomparsa di Alda Merini in un messaggio alla famiglia ha espresso il commosso rammarico per questa grave perdita della cultura italiana: «Viene meno un'ispirata e limpida voce poetica». Per il portavoce del premier Silvio Berlusconi, il sottosegretario Paolo Bonaiuti, «i suoi versi tormentati, talvolta fuori dalle righe, mai scontati, sempre limpidi e preziosi restano un dono per i giovani che abbiano desiderio di avvicinarsi alla poesia».

IL RAMMARICO DI COSTANZO - «I distratti sappiano che è morto un grande poeta». Maurizio Costanzo, saluta così la scomparsa di Alda Merini. «Sono molto dispiaciuto per la morte di Alda Merini che mi aveva regalato la sua amicizia e la presenza molte volte in trasmissione», dice Costanzo. «Non sono riuscito a farle avere il Nobel della letteratura e per questo chiedo scusa - aggiunge il giornalista - e mi fa una grande tenerezza. Anche chi è distratto è bene che sappia che è scomparso un grande poeta. Ho un ricordo di grande fascino ed ho nella memoria il modo in cui diceva le sue poesia».

Il REGALO PER I 73 ANNI - Per i suoi 73 anni le avevano organizzato una festa di compleanno con lo spogliarellista Ghibly. Era stato lei a chiederlo. «Un pasto caldo - aveva risposto a chi le chiedeva cosa volesse come regalo -? Piuttosto un uomo caldo», ricorda Tiziana Maiolo, che all'epoca era assessore alle Politiche Sociali del comune di Milano. «Era una persona straordinaria - ha raccontato l' ex assessore - io l'ho seguita per anni anche se non era facile fare qualcosa per lei perché non si capiva mai cosa voleva». La festa le era stata organizzata all'Istituto Redaelli di Milano, dove in quel periodo Merini era ricoverata dopo un'operazione all'anca. La poetessa apprezzò molto lo spogliarello, ma non tanto il muscoloso protagonista. «Lo avrei preferito più filiforme», sentenziò. «Come Comune l'aiutammo molto - ha ricordato ancora Maiolo - Le avevamo assegnato un servizio di assistenza a domicilio, le venivano portati i pasti caldi a casa». Ma il vero problema era consentirle di restare nella sua casa sul Naviglio, da dove non voleva assolutamente muoversi. «Era in affitto da un privato e per anni c'erano stati dei problemi perché lui rivoleva la sua casa - ha spiegato Maiolo -. Ma lei non ne voleva sapere diceva che solo in quelle stanze riusciva a comporre poesie e viveva in un disordine incredibile, ma chiamava quella la casa del poeta». Era affezionata soprattutto al solaio, dove conservava migliaia di libri, documenti, lettere, fogli volanti con le sue poesie scritte di getto. Ma sul locale a un certo punto aveva dovuto cedere e lasciarlo libero per il proprietario.

Un'opera, la sua, piena di riferimenti alla malattia mentale che la accompagnò per lunghi periodi. Come disse nel 1998 a Luigi Vaccari per un'intervista sul Messaggero, ricorda di essere stata assente da casa per molti anni, vittima di una psicosi: «Mi hanno fatto degli elettroshock e ho perso temporaneamente i contatti con la realtà». Iniziò nel 1965, quando venne internata al manicomio Paolo Pini dal quale uscì solo nel '72, a parte brevi periodi a casa nel corso dei quali nasceranno altre tre figlie, dopo la prima nata nel 1961 dal matrimonio con Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie a Milano, sposato nel 1953.







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