"IL FILO DELLA TRAMA" Di A. SCIACCA presentato dalla prof.ssa Leotta
Data: Sabato, 31 ottobre 2009 ore 12:02:21 CET
Argomento: Recensioni


Il testo offre una serie innumerevole di spunti per la riflessione. Infatti, già il titolo presenta un termine, trama, dalla duplice accezione: si parla di trama per indicare l'intreccio di una narrazione, ma si parla anche di trama per indicare una qualche macchinazione, inoltre il titolo dato dal Preside Sciacca al suo lavoro, è un'acuta sintesi critica dell' opera dello storico di Alicarnasso e, allo stesso tempo, un'attualizzazione dei fatti umani che si ripresentano, a distanza di millenni, simili a se stessi, come se un filo invisibile legasse, senza alcuna possibilità di distacco, gli uomini di ieri e di oggi in un unicum spaziale e temporale.

 

 

 

Nelie pagine delio scritto, più volte si fa riferimento ail'effimero della felicità come, ad esempio quando Serse, felice, guarda lo straordinario schieramento di navi e uomini persiani sull , Ellesponto e, subito dopo, senza motivo apparente, scoppia a piangere pensando alla brevità della vita e alla morte che annienta anche i più grandi degli uomini. Ed Erodoto, già all'inizio della sua opera, si sofferma su un concetto sempre valido: la felicità non dura mai a lungo. E' cosÌ che il prof. Sciacca riporta la storia di Policrate, tiranno di Samo, il quale viveva circondandosi di lussi e sfarzi, convinto che la sua buona sorte lo avrebbe sempre accompagnato. Erodoto, però, avverte che gli dei sono invidiosi degli uomini troppo fortunati e, perciò, trameranno affinché il fato cambi. CosÌ il Samio, di lì a poco, fu ucciso ingloriosamente da Orete, mediocre satrapo di Sardi. Tuttavia Policrate, prima che la sua buona stella si rabbuiasse, era stato un grande cultore delle arti e delle scienze e si era circondato dei migliori ingegni del suo tempo. Insomma, era stato, senza saperlo, il precursore di Mecenate e delle corti rinascimentali ed aveva vissuto nel culto dell' estetismo, era una sorta di despota illuminato. Ma, chiosa il Preside Sciacca, i tiranni, soprattutto quelli orientali, si sono sempre circondati di artisti e di lussi, ieri come oggi. Infatti, Erodoto fa rilevare come "nessun uomo che non conosca il bello saprà mai governare". Dunque, arte e potere sono spesso congiunti in modo inscindibile, al contrario, di sovente, il potere è disgiunto dalla saggezza. A tale proposito, il preside Sciacca riferisce l'episodio di Tersandro di Orcomeno che dimostra come "saggezza e potere non stanno mai insieme"! Di solito, chi è saggio rimane sempre inascoltato e non sarà mai potente. Ora, un simile concetto espresso da uno storico vissuto più di due millenni addietro non può che stupirci per la grande lungimiranza ancor più che storiografica, politica. Inoltre, secondo il prof. Sciacca, diversi episodi di Erodoto sono emblematici di come i popoli orientali non riescano a gestirsi in modo democratico ed abbiano bisogno di governi autoritari. Mai un'affermazione è stata cosÌ veritiera: basti pensare ad un recente discorso del presidente U.S.A., Barak Obama, che ha affermato, parlando della situazione dell'Afghanistan, che la democrazia non è esportabile in quei paesi che da sempre vivono soggetti alla dittatura. E soprattutto dove manca la libertà, il ruolo della donna è quello di un essere assoggettato del tutto al prepotere maschile. Anche di questo si parla nel testo.

 

 

 

Infatti, il preside Sciacca riporta la storia del re Candaule, ultimo dei discendenti di Eracle nella Lidia, che, avendo una moglie bellissima, desiderava rendere partecipe di tanta bellezza il proprio ministro, Gige. Fu cosÌ che decise di far nascondere il suo ministro all'interno della stanza nuziale, in quanto, secondo Candaule, mostrando l'avvenenza della consorte, avrebbe accresciuto il suo potere, come se le graziose fattezze della regina, posseduta da lui allo stesso modo di un oggetto prezioso, potessero accrescere la sua regalità. Lei, però, si accorse di essere stata osservata da Gige mentre si spogliava e architettò la sua terribile vendetta: l'indomani chiamò il ministro, gli rivelò di essere a conoscenza del subdolo inganno a cui era stata sottoposta e lo mise davanti ad un aut-aut. Gige avrebbe dovuto scegliere, per salvare la dignità della regina, tra il suicidio e l'uccisione del re, colpevole di aver trattato la moglie come un oggetto. Ovviamente preferÌ la seconda chance e sposò la bella donna divenendo il nuovo sovrano di Lidia. La regina, perciò, a causa dell' oltraggio subito, si riappropria della sua femminilità e fa emergere la sua intelligenza sopita con perfidia. Insomma, si può proprio dire che la donna, in alcune parti dell' oriente, malgrado siano trascorsi millenni, non sia ancora riuscita ad ottenere miglioramenti degni di nota e viva sottomessa e succube all'autorità di padri, mariti e fratelli. Per questo motivo, una storia di tale fatta, può insinuarci un dubbio non certamente peregrino: oggi, nei paesi dove la morale comune è cosÌ retrograda, quante novelle mogli di Candaule si sentono già pronte al riscatto riappropriandosi della loro intelligenza oppressa da millenni?

 

 

 

La storia, poi, è fatta spesso da inganni e ciò che ci appare non sempre è vero. Il preside Sciacca, rifacendosi alle narrazioni erodotee, riesce a dimostrare che i fatti accaduti non solo, a volte, evidenziano una doppia verità, ma anche sono preceduti da segni premonitori.

 

 

 

CosÌ, nell' episodio di Smerdi, Cambise, che dopo la spedizione in Egitto si trovava ad Ecbatana di Siria, pur non rispettando alcun dettame religioso, era succube di oracoli e sogni. In precedenza, un oracolo gli aveva predetto la sua morte ad Ecbatana, ma lui era convinto che si trattasse dell' omonima città persiana a cui, ovviamente, non ardiva avvicinarsi, tuttavia non poté mai più fare ritorno al suo paese perché una ferita casuale ne provocò il decesso. Per Erodoto, inoltre, la verità ha sempre il suo rovescio e se verità e menzogna tendono a conseguire un utile, anche dire il falso non è disdicevole. Pare, leggendo queste parti del libro, di trovarsi di fronte ad un testo di Machiavelli, colui che viene definito dai critici il creatore della politica come scienza

 

 

 

Al termine di questa breve recensione del libro del preside Sciacca, pare opportuno concludere citando le sue stesse parole:" Nessuno si meravigli se la storia antica è un paradigma inalterabile di quella moderna."

 

 

 

 

 

 

Prof. Rosalba Leotta

 

 

 







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