Bullismo, ritardi, arroganza: le famiglie ignorano i richiami degli insegnanti
Data: Sabato, 31 ottobre 2009 ore 00:00:00 CET
Argomento: Comunicati


MARIA TERESA MARTINENGO

TORINO
«Vent’anni fa, alla mia prima supplenza, un giorno ho cercato di far capire ai bambini perché non si deve gettare la carta per terra. Quando siamo usciti, un padre, davanti a noi, ha appallottolato un pacchetto di sigarette e l’ha lasciato cadere sull’asfalto. Lo ricordo ancora come esempio di mancata collaborazione scuola-famiglia ». Vent’anni dopo il professor Umberto Lucia, esperto di bullismo presso la Direzione Scolastica Regionale, ha verificato che agli Sos educativi che le scuole lanciano alle famiglie, risponde poco più di una famiglia su due. Il dato è contenuto nello studio sulla «Partecipazione delle famiglie al percorso educativo scolastico », curato da Lucia con la dottoressa Anna Alessandra Massa, collegato all’attività dell’Osservatorio regionale sul Bullismo.

Dal questionario, al quale hanno risposto 534 scuole piemontesi (il 78,8% del totale degli istituti di ogni ordine e grado), è emerso che in media solo nel 59% dei casi la famiglia «sostiene la scuola» quando il figlio è protagonista di comportamenti che violano le regole. Alle medie, poi, il dato crolla al 52,9%: praticamente una famiglia su due fa finta di niente di fronte ad un figlio è aggressivo nei confronti dei compagni, maleducato, oppure che arriva regolarmente in ritardo o non porta i libri e il materiale necessario per le lezioni. O, ancora, giocherella con il cellulare o l’iPod.

«Il livello minimo di attenzione dei genitori è negli anni in cui i ragazzi avrebbero più bisogno di essere seguiti, quando vivono una modificazione biologica che li stravolge e cambiano la percezione di se stessi. Anche in fatto di bullismo - osserva il docente - è nei primi anni dell’adolescenza che si verificano i maggiori problemi. Eppure i genitori, che fino alla quinta elementare vedevano “piccoli” i figli, alle medie li considerano grandi, autonomi». L’indagine - punto di partenza per uno studio più ampio, finalizzato alla prevenzione, in cui il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Francesco De Sanctis ha coinvolto Scienze dell’educazione dell’Università e Ingegneria gestionale del Politecnico - è mirata a comprendere quanto le famiglie siano sensibilizzate sul fenomeno del bullismo, e quanto siano disponibili a fare la loro parte per prevenirlo.

«Alle superiori - prosegue Umberto Lucia - l’attenzione dei genitori risale al 58%. Probabilmente perché la scuola ha più strumenti da mettere in campo. Per esempio, se un ragazzo viene sospeso per una settimana, la famiglia se ne accorge per forza e reagisce». Va meglio - ma queste percentuali sono davvero consolatorie? - alla materna e alle elementari, dove i genitori rispondono rispettivamente nell’ 81,2% e nel 69,8% dei casi. «Ci sono situazioni che richiedono vera sinergia - dice il preside dell’Itis Avogadro Alfonso Lupo - e che a volte si possono risolvere solo con il coinvolgimento di specialisti come psicologi e a volte anche psichiatri. Da noi è solo il 20% delle famiglie a disinteressarsi dei figli. I casi più eclatanti sono nei primi anni e riguardano ragazzi già problematici alle medie».

Un esempio è recente: due compagni di classe sorpresi a rubare in un supermercato. «Ciò che avviene immediatamente fuori non può essere ignorato dalla scuola. Di solito chi fa azioni del genere, a scuola non si comporta meglio». Il punto è che spesso sono proprio le famiglie di questo genere di ragazzi a non dare segni di vita.

da www.lastampa.it







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