La gestione integrata dei rifiuti e i termovalorizzatori. “Le ragioni del sì”.
Data: Lunedì, 26 ottobre 2009 ore 11:48:18 CET
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Gli allievi dell’ITI Cannizzaro studiano i processi di termovalorizzazione presso gli impianti Falck e A2A in Lombardia

 

Gli allievi del corso IFTS “Tecnico superiore per il monitoraggio e la gestione del territorio e dell’ambiente” hanno visitato e studiato tre dei quattordici termovalorizzatori presenti in Lombardia e precisamente il termovalorizzatore di Trezzo sull’Adda del gruppo Falck e i termovalorizzatori Silla 2 di Milano e Aprica di Bergamo del gruppo A2A.

 

In Italia  funzionano 53 termovalorizzatori; l’Europa ne è piena e quello di Vienna è diventato  addirittura un’attrazione turistica.

Nelle città della nostra isola invece non esistono aree industriali che contribuiscano alla chiusura del ciclo dei rifiuti solidi urbani; la raccolta differenziata non decolla e non esistono adeguati impianti di stoccaggio rifiuti.

La scelta di utilizzare il contenuto energetico dei rifiuti non riciclabili, dovrebbe poi essere effettuata in coerenza con la reale e sentita necessità di porre rimedio ad alcuni problemi ambientali di importanza rilevante quali l’eliminazione dei rifiuti prodotti, la riduzione dei consumi di risorse energetiche non rinnovabili, la ricerca di fonti energetiche alternative ai combustibili fossili tradizionali.

L’incenerimento ha senso se risulta un tassello del sistema integrato così come avviene all’interno dell’area industriale di Bergamo Aprica SpA dove si chiude il ciclo dei rifiuti solidi urbani provenienti dalla città di Bergamo e da un sottobacino provinciale composto da 22 comuni costituenti la prima fascia esterna della città.

All’interno dell’area industriale sono attualmente operativi impianti per:

  •      il trattamento della parte residuale dei rifiuti urbani da raccolta differenziata, finalizzato alla produzione di combustibile alternativo da utilizzare per la produzione di energia (CDR);

  •      lo stoccaggio delle componenti differenziate dei rifiuti urbani, preliminare al loro invio alle destinazioni finali di recupero/smaltimento;

  •      la termovalorizzazione del CDR con produzione, da fonte rinnovabile e alternativa, di energia elettrica che viene immessa nella rete del gestore nazionale e di energia termica distribuita attraverso la rete del teleriscaldamento cittadino;

  •      il teleriscaldamento.

Nella parte nord dell’area industriale sono anche presenti le installazioni impiantistiche dedicate alla depurazione dei reflui fognari provenienti dalla città di Bergamo e da alcuni comuni limitrofi. L’impianto di depurazione  fornisce un’importante risorsa aggiuntiva per una gestione integrata ed ottimale di vari aspetti ambientali congiunti.

 

Gli allievi hanno potuto seguire tutto il percorso dei rifiuti urbani della città di Bergamo. I rifiuti differenziati all’origine, sia provenienti dalla raccolta domiciliare sul territorio, sia conferiti negli appositi centri multimateriali (piattaforme ecologiche), sono stoccati in aree appositamente attrezzate ed autorizzate,

al fine di fornire una base di appoggio idonea per un ottimale ed efficiente completamento dell’attività di raccolta dei rifiuti sul territorio ed ottimizzare i trasporti alle destinazioni finali di recupero/smaltimento dei rifiuti differenziati, riducendo gli impatti ambientali potenzialmente connessi.

 

La parte residuale dei rifiuti urbani da raccolta differenziata, non altrimenti recuperabile e riutilizzabile, è soggetta ad un ciclo di lavorazione che comprende:

  •     una triturazione primaria, per l’omogeneizzazione del materiale e la sua preparazione alla fase di trattamento biologico;

  •     una essiccazione biologica del materiale, accelerata mediante aspirazione d’aria da sotto i cumuli statici di deposito temporaneo;

  •    una separazione, effettuata mediante vaglio rotante, finalizzata all’eliminazione delle parti fini non combustibili (inerti, pezzi di vetro, etc.);

  •      una demetallizzazione, con separazione dei residui sia ferrosi che non ferrosi, da inviare a recupero;

  •     una triturazione finale per rendere il materiale idoneo per la successiva termovalorizzazione in impianto dedicato.

 Il combustibile così ottenuto, derivato dai rifiuti (CDR) e prodotto a valle del trattamento sopra descritto, costituisce una fonte energetica rinnovabile e alternativa particolarmente pregiata, nobilitata da un processo che permette di:

  •    rimuovere la componente umida e putrescibile, a più basso contenuto energetico;

  •    eliminare le parti inerti che non apportano contribuito calorico in fase di combustione;

  •    recuperare i residui metallici, ferrosi e non ferrosi, ancora presenti nei rifiuti.

Il processo di termovalorizzazione è effettuato all’interno di un impianto dedicato, dotato di un forno del tipo a letto fluido bollente, che permette di sfruttare l’ampio contenuto energetico presente nel CDR, con importanti benefici in termini di salvaguardia delle risorse energetiche primarie di tipo fossile. All’interno del forno viene  addizionata  dolomite al fine di favorire un primo abbattimento degli ossidi di zolfo presenti nei fumi di combustione.

Questi ultimi, nel percorso verso la linea di trattamento e depurazione, cedono la propria energia termica all’acqua contenuta nella caldaia, all’interno della quale viene prodotto il vapore.

Il vapore viene, in seguito, espanso in una turbina multistadio, collegata ad un alternatore per la produzione di energia elettrica, e successivamente condensato tramite utilizzo dell’acqua proveniente dai decantatori posti all’uscita dell’attiguo impianto di depurazione dei reflui fognari.

I prodotti dalla combustione, dopo avere ceduto l’energia termica posseduta, sono trattati per prevenire qualsiasi forma di inquinamento ambientale e garantire il pieno rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente.

La sequenza di trattamento dei fumi, completamente a secco, prevede il passaggio attraverso  filtro a maniche,  reattore SCR (Selective Catalytic Reduction), con funzione di abbattimento degli ossidi di azoto e camino di espulsione di altezza pari a 50 m.

A valle del reattore SCR, operante alle temperature di circa 165°C, il contenuto energetico dei fumi è ulteriormente recuperato tramite uno scambiatore aria-acqua connesso alla rete di teleriscaldamento cittadina.

 

La contiguità degli impianti sopra descritti, con l’impianto di depurazione dei reflui fognari, permette di ottenere importanti e positivi miglioramenti in termini di salvaguardia dell’ambiente e delle risorse.

Tra questi si evidenzia il solo utilizzo dell’acqua in uscita dai decantatori dell’impianto di depurazione, senza impiego di risorsa idrica fresca, per la condensazione del vapore utilizzato per la produzione di energia elettrica, a valle della sua espansione in turbina.

 

Una delle attività fondamentali di gestione dell’impianto di termoutilizzazione è il controllo delle emissioni in atmosfera. A tale scopo l’impianto é dotato di un sistema di monitoraggio in continuo dei fumi in uscita dal camino.

I valori sono resi disponibili in tempo reale al personale di controllo dell’impianto, presidiato per 24 ore, e sono direttamente utilizzati all’interno di logiche di controllo che evidenziano in anticipo il possibile superamento dei limiti di legge e bloccano automaticamente l’impianto qualora tale eventualità si verificasse.

 

Gli allievi, dopo uno studio attento del problema, sono arrivati alla conclusione che il

problema dello smaltimento dei rifiuti non può essere risolto mediante la scelta di una sola metodologia di smaltimento (incenerimento, riciclaggio integrale, compostaggio).

L’approccio più razionale al problema dei rifiuti è quello basato su un’integrazione di più sistemi organizzativi e tecnologici tra loro armonizzati, al fine di conseguire i migliori benefici per la comunità in termini economici, di tutela dell’ambiente e della salute pubblica.

La gestione integrata dei rifiuti, raccomandata dalla Commissione della Comunità Europea e da altri Paesi industrializzati in tutto il mondo, è quindi un'ampia strategia basata su quattro punti chiave:

1.  riduzione della produzione e della tossicità dei rifiuti;

2.  massimo riciclaggio o riutilizzo dei rifiuti;

3. recupero di energia dalla restante frazione dei rifiuti mediante sistemi di combustione, con la migliore tecnologia di controllo dell'inquinamento disponibile;

4.  utilizzo di discariche controllate, come elemento residuale, dotate di adeguati controlli ambientali.

 

Oggi il rischio più grande che attualmente corre la regione Sicilia è di non sapere più dove smaltire i suoi rifiuti per esaurimento della capacità residua delle sue discariche.

 

Gli allievi,  dopo lo stage in Lombardia, si sono chiesti  perché i nostri politici non riescono a  copiare realtà quali quella di Bergamo dove in meno di 10 anni la raccolta differenziata ha raggiunto il 52%, le strade sono pulite, si fa la raccolta porta a porta, non esistono più né cassonetti né discariche.

Con un po’ di amaro in bocca e ricordando la “Gestione rifiuti in Sicilia” esclamano: “La differenza tra Nord e Sud Italia è ancora abissale!”.

Prof.ssa Angela Percolla

Tutor corso IFTS

 

 

 







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