Perché l’America di oggi è così interessata al Rinascimento italiano?
Data: Domenica, 25 ottobre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Comunicati


Il Rinascimento, un po’ come il contesto di crisi in cui viviamo, si descrive come un momento di rottura con il passato e allo stesso tempo come la fondazione di un nuovo inizio. Con la caduta di Costantinopoli (1453), con l’invenzione della stampa a caratteri mobili (1455), con la scoperta dell’America (1492) e la riforma protestante (1517) –come oggi con la caduta del sistema socialstico e capitalistico- vengono a cadere o messi in discussione alcuni dei millenari elementi portanti della civiltà (la presenza dell’impero romano d’oriente, la trascrizione manuale del sapere, la centralità dell’Europa e della chiesa di Roma). Con la crisi non solo di questi sistemi (non si dimentichi quello tolemaico) e della velleità di un perfetto ritorno all’Origine (con l’esaurirsi del neoplatonismo e dell’ambizione di ricostruire un impero universale dopo Carlo V), il Rinascimento segna il momento definitivo di transizione da una filosofia dell’essere, ordinata dal principio della stabilità ed immutabilità del cosmo, a una filosofia della trasformazione.

Con le nuove scoperte e il più ampio accesso alla conoscenza (simile all’odierno processo di digitalizzazione del sapere e della sua diffusione sempre più democratizzata attraverso internet) la cultura “moderna” riformula il proprio fondamento, radicato nel motivo della perdita dell’origine e dell’eterno, come un essere nel tempo, come un essere “di volta in volta” (o “al modo odierno”). Sulla linea di questa nozione di avanzamento (progresso), il presente non trova più il suo valore per ripetizione o imitazione, ma per scarto con un prima, come il luogo di una destabilizzazione continua e di misurata e progressiva costruzione di sé e dello spazio circostante (geografico e intellettuale). Con la sua insistenza sul costume -della moda (con l’affermazione in pittura del ritratto e nel design dell’abito italiano nelle corti europee), o della dissimulata sprezzatura di un sé fatto ad arte (con la divulgazione trattatistica del Principe, del Cortegiano, del Galateo che offrono un codice di costumi e comportamenti)- e con la sua insistenza sulla scoperta e sull’esplorazione (del corpo umano, come nell’anatomia di Vesalio, o del mondo, come nei resoconti dei viaggi di Vespucci)- la “modernità” che il Rinascimento inaugura si caratterizza come un momento di riconversione epistemologica del vecchio sapere del mondo in un nuovo sistema: a giudicare dall’altissimo numero di corsi dedicati al rinascimento offerti nell’accademia americana, tale modernità costituisce un momento saliente per definire i tratti di molta della cultura contemporanea.

da www.ilsussidiario.net







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