Foursquare, l’ultima killer application che fa parlare l’America
Data: Sabato, 24 ottobre 2009 ore 20:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Da quando si è diffuso l’uso del cellulare la prima cosa che ci si sente chiedere al telefono non è: come stai? Ma: dove sei? Da qui, la nuova grande ondata di servizi di localizzazione dell’utente, come Brightkite o Google Latitude, che però non sembrano attrarre più di tanto, visto che una volta individuata la posizione dell’amico, dell’amante o di un cliente sulla cartina geografica viene da chiedersi per prima cosa: e adesso? Però, prendi un servizio LBS (acronimo di Location Based Service), mischialo con un pò di social networking, mettici una spruzzata di gioco multiplayer e shakera tutto ben bene, et voilà: potrebbe venir fuori perfino un prodotto di successo come Foursquare, l’ultima killer application che sta facendo parlare l’America.

Ha solo sette mesi di vita e un bacino di utenza di “appena” 60mila utenti, ma promette di espandersi alla grande. Per utilizzarla, basta avere un cellulare stile iPhone, dotato di GPS. Nella sua forma più semplice, l’applicazione può servire anche solo a sapere se c’è qualche amico a pochi isolati dalla propria posizione, per un incontro “volante”. L’aspetto ludico si integra in maniera abbastanza semplice: facendo visita a bar e ristoranti di New York o di una delle altre 38 città, per lo più americane e canadesi, le sole al momento coperte dal servizio. Ogni volta che ci si reca in un determinato luogo, infatti, si accumulano punti e ogni due mesi viene stilata una classifica: chi ha un maggior punteggio viene nominato “sindaco” di quel locale.

A parte l’ipotetica soddisfazione di ricevere questo titolo, i gestori dei bar hanno cominciato spontaneamente ad offrire dei vantaggi più tangibili agli utenti di Foursquare: consumazioni gratuite, gadgets e via dicendo. Un comportamento non certo disinteressato: oltre alla fedeltà della clientela, mirano ad assicurarsi in questo modo la possibilità di comparire nella “city guide” virtuale, composta dai commenti che gli iscritti a Foursquare postano nella loro community.

È come se ogni città fosse interpretata attraverso una grande narrazione collettiva, secondo una forma di turismo Web 2.0 già sperimentata da altri imprenditori. Quando un utilizzatore del programma entra in un nuova location, non necessariamente un posto dove si beve e si mangia, ma anche un cinema, un museo, un teatro, può ricevere sullo smartphone i commenti di chi l’ha preceduto. Inoltre, può filtrare queste informazioni, scegliendo se visualizzare solo le notifiche provenienti dai propri “amici” (Facebook docet) o anche quelle di illustri sconosciuti.  Naturalmente, il fatto di poter ricevere informazioni da chi si conosce, dunque teoricamente più attendibili, è il vero plus che distingue l’applicazione da una comune guida cartacea.

Foursquare, creata da Dennis Crowley e Naveen Selvadurai è nata dalle ceneri di una precedente start-up chiamata Dodgeball, nata nel 2004 e venduta un anno dopo a Google, che ben presto la chiuse. A marzo di quest’anno, Crowley ha riproposto la sua idea sul mercato, debitamente perfezionata e corretta e con quel sapore ludico e competitivo che piace tanto agli americani, e non solo. Forse per questo, malgrado non abbia ancora un business plan ben definito, il servizio ha già attratto l’attenzione di facoltosi venture capitalist, come la Union Square Ventures che a settembre ha “sganciato” ben 1,35 milioni di dollari e di altri visionari del Web, come il co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey o il co-fondatore di Digg, Kevin Rose. In Europa, Foursquare era già presente da qualche tempo ad Amsterdam, e di recente ha aperto a Londra. È probabile che la febbre dei “quattro cantoni” approdi ben presto anche da noi.

Federico Guerrini







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