''RICREAZIONE'': TELEFONINO A SCUOLA, NON C'E' PARTITA
Data: Giovedì, 22 ottobre 2009 ore 10:55:48 CEST
Argomento: Opinioni


TELEFONINO A SCUOLA, NON C'E' PARTITA

L’attenzione è una componente fondamentale della partecipazione scolastica: e chi potrebbe mai dubitarne? Un alunno come si deve ha un solo dovere: fissare bene in volto l’insegnante e berne a pieni sorsi le parole, nutrirsene fino a farle proprie, in un’estatica contemplazione del caro docente, simbolo della vecchia cara cultura.
E così ci compiaciamo molto, ammettiamolo, quando vediamo gli occhietti vispi e maliziosi dei nostri alunni fissarci volenterosamente e annuire, annuire a qualunque delle nostre affermazioni. Dentro di noi pensiamo: mi seguono, ci sono, e io funziono! Anzi siamo beati quando becchiamo quelle classi in cui c’è silenzio assoluto, pace degli angeli e libri aperti sul banco. Ma, cari miei, non vi fidate troppo di quel silenzio…perché c’è qualche nemico subdolo in agguato.
Ci ascoltano davvero alla perfezione? Ma ne siamo proprio sicuri? Lo credevo anch’io fino a qualche giorno fa, quando un inatteso episodio ha turbato la mia felicità di professoressa paziente e fiduciosa. Mentre spiegavo, ho visto una ragazza che mi osservava sì, mi fissava, a dire il vero, con un’attenzione quasi morbosa, concentrata come non mai, ma con uno sguardo vitreo, sotto il quale, a tratti, traspariva una sotterranea, angosciosa frenesia. Dio mio, ma possibile che la Divina Commedia possa suscitare tale e tanta perfetta attenzione? E tanta angosciosa frenesia? Accidenti, ma perché stiamo sempre a lamentarci dei giovani di oggi?
Poi, mentre questi consolanti pensieri mi attraversavano la mente, l’ho visto. Era là, sotto il banco, malcelato sotto un libro aperto per l’occasione. E le dita della ragazza, frenetiche, come quelle delle vecchie brave dattilografe di un tempo, battevano nervosamente su quei tasti, senza guardarli, per digitare chissà quali dolci parole d’amore; mentre il volto era ritto e guardava (sembrava guardare) l’insegnante che spiegava spiegava spiegava, ignara di cotanto inganno.
Era lui, il telefonino, l’arma segreta, il compagno fedele, il nemico più infido contro il quale, ci duole dirlo, non c’è partita.

SILVANA LA PORTA 






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