I PROFESSORI CATTIVI SONO CATTIVI PROFESSORI
Data: Luned́, 19 ottobre 2009 ore 09:23:43 CEST
Argomento: Opinioni


 Corriere: I professori cattivi sono cattivi professori
15-10-2009

Scrive Luca Dimunno ( lucadim@libero.it ): «Ciao Beppe, vorrei un parere sull’abbandono dei licei, di cui s’è occupato anche il Corriere . Il record è del Ber chet di Milano: in sette anni hanno lasciato 700 stu denti. Anche il sottoscritto è passato in via Com menda, e dopo un anno e mezzo di stenti ha optato per un dignitoso e meno impegnativo liceo linguistico, diploman dosi in cinque anni».

Settecento studenti, cento l’anno?! Troppi. Non conosco abbastanza il Berchet, per esprimere un giudizio su quella scuola — ci sono stato, ho incontrato i ragazzi, mi è sembra to un luogo vivace. Posso dire questo, però: l’abbandono è un fallimento multiplo (della scuola, della famiglia e dell’in teressato — scegliete voi l’ordine). Certo, alcuni studenti fa rebbero perdere la pazienda a un santo. Leggete, a proposi to, l’esilarante «Perle ai porci» (Rizzoli) del fantomatico prof. Perboni, che santo non è.

Ma le cose non sono così semplici. L’analisi di Carlo Pe dretti, preside del liceo classico «Parini» di Milano (citato nell’articolo di Annachiara Sacchi), sembra corretta: «Cause dell’abbandono: primo, le famiglie valutano in modo inesat to le inclinazioni dei figli. Secondo, alcuni professori basto nano troppo. Terzo, elementari e medie non preparano ai li cei ».

Il punto 1 è innegabile: spes so noi genitori riversiamo sui fi gli ricordi, sogni e desideri, di­menticando che i tempi sono cambiati, le scuole pure, i ra gazzi anche. Il punto 3 è, pur troppo, corretto: troppi ragazzi hanno problemi di grammati ca, di analisi logica e del perio do.

Ma vorrei soffermarmi sul punto 2: l’eccessiva severità dei professori. Ho la sensazio ne, girando e ascoltando, che alcuni insegnanti si compiac ciano della reputazione di «cattivi». Ma caricare un quindi cenne di compiti, e tenerlo impegnato quattro/cinque ore ogni pomeriggio, è facile e sbagliato. Questi professori an drebbero (moralmente) sculacciati. È vero, sono passati tan ti anni, ma io ricordo un liceo felice: studiavo, facevo sport, discutevo di politica, mi divertivo e m’innamoravo: come tutti. Oggi vedo uscire certe facce, da scuola: mettono tri stezza.

Sbaglierò, ma un bravo insegnante riesce a cavare oro da qualunque sasso. Ho avuto la fortuna di imbattermi in una persona così, al ginnasio e al liceo: si chiamava Paola Cazza niga Milani, è scomparsa da poco. A lei dobbiamo molto, in tanti. Aveva capito come tutti, nella classe, fossimo diversi. Non aveva un programma, la signora Milani; ne aveva venti cinque, quanti eravamo. Sapeva che l’università, il lavoro e i casi della vita ci avrebbero selezionato. Lei voleva farci cre­scere. I professori cattivi, caro Luca, sono quasi sempre catti vi professori.
 
BEPPE SEVERGNINI

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