ALFONSO SCIACCA SULLE TRACCE DI ERODOTO
Data: Luned́, 19 ottobre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Un classico è un libro che non ha mai finito di dirci quel che aveva da dire. Ma, se è vero che parla a tutti i suoi molteplici lettori nel corso dei secoli, il suo spirito si manifesta pienamente solo a chi sa interrogarlo sapientemente. Lettore d’eccezione si svela allora il preside Alfonso Sciacca nella sua ultima fatica narrativa (Il filo della trama. Novellando con Erodoto, Bracchi, pp.190. € 20) nel quale, da bravo affabulatore, l’autore si cimenta nientemeno che col più grande affabulatore di tutti i tempi, il buon padre Erodoto.
Narratore dei tempi moderni contro narratore del buon tempo che fu, il dialogo tra il lettore moderno e lo storico antico si svolge tra l’acribia filologica del saggio e la godibilità del romanzo. Così, immersi in una puntuale, ma mai noiosa analisi delle Storie come testo chiave delle origini della letteratura occidentale, lo scrittore, novello Erodoto viaggiatore, ci conduce piacevolmente per mano tra i personaggi più carismatici del mondo antico, l’ impetuoso Cambise, l’astuto Dario, la bellissima moglie di Candaule, il dispotico Policrate;  e contemporaneamente nei luoghi più magici e fantastici, a metà tra Oriente e Occidente, la misteriosa e lontana Susa, l’inespugnabile Babilonia, l’affascinante e colorata Menfi, la sfarzosa isola di Samo.
Nel contempo, tra una storia e l’altra, le questioni filologiche punteggiano il racconto, generando curiosità e dubbi e suggerendo soluzioni intriganti, seducenti e curiose.
E’ tutto un susseguirsi, in questo romanzesco saggio, di uomini, luoghi, fatti tragici e inverosimili insieme a temi eterni: la verità, la giustizia, l’amore, l’amicizia, la gelosia, l’invidia, la lotta per il potere. E, in sottofondo, il tema che Alfonso Sciacca pone a fondamento della sua meditazione erodotea, il rusmòs, quel ritmo della vita che è semplice armonia tra gioie e dolori.
La felicità umana non resta mai a lungo nello stesso posto. Effimera è la gioia, effimero il dolore. Ecco perché, nel mobile gioco della storia, persiani e greci, vincitori e vinti, sudditi e re esibiscono la medesima fragile dimensione umana e non a caso le Storie si chiudono con Ciro che invita i suoi sudditi a prepararsi a comandare e a essere comandati. Tutto muta, la sorte cambia. Ma eterno resta, miracoli dell’arte, il messaggio di Erodoto, cui il preside Sciacca, con questo godibile libro, ha ridato emozionante, incantevole voce.
 
SILVANA LA PORTA






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