Windows, lettere unità a disco fisse: non è più un sogno
Data: Sabato, 17 ottobre 2009 ore 20:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Si potrebbe dire un sogno fatto realtà: pianificare prima quali lettere debbono essere assegnate e a quali singole unità, come dischi, CD/DVD, memorie Flash, pennette e quant’altro, e renderle fisse. Avviare Windows e vederle assegnate alle rispettive unità esattamente come si desiderava, anche se non sono tutte presenti, anche se qualcuna di esse viene connessa dopo il logon. Tutto questo ora è possibile, è frutto del lavoro di Uwe Sieber, un informatico tedesco che ha avuto lo stesso problema e l’ha risolto brillantemente, mettendo a disposizione della comunità di utilizzatori di Windows la soluzione pronta.

Se si eseguono ricerche in Rete per trovare una soluzione a questo problema, la stragrande maggioranza delle risposte – tanto in italiano che in inglese – porteranno allo stesso, tedioso (e inutile) risultato: aprite Gestione Disco, selezionate l’unità di interesse, cliccate con il tasto destro, selezionate Cambia Lettera e Percorso di Unità ed assegnate la nuova lettera all’unità.

Fin qui tutti son bravi. Peccato che la modifica appena fatta non può essere resa permanente: se poco poco cambia, anche di un’inezia, la situazione hardware, le lettere saranno riassegnate daccapo. Naturalmente con il criterio di Windows, non certo quello dell’utilizzatore. Ovvero: si utilizzano le lettere in ordine alfabetico, dalla prima libera in poi.

Guai, dunque, ad avere sul Desktop un collegamento a una cartella residente sulla pennetta se prima di averla connessa, accidentalmente, si è anche collegata la pennetta di un amico: la propria, quasi certamente, ora sarà identificata dalla lettera successiva. E il collegamento sul Desktop diventa inutile.

Ma ora basta: se la propria pennetta dev’essere il disco “K:”, che “K:” sia, basta servirsi di USBDLM, acronimo di USB Drive Letter Manager. Si tratta di un programmino che s’installa come servizio, dunque non è richiesta alcuna interazione con esso, nessun permesso particolare e nessuna opzione da scegliere dopo l’entrata in funzione.

Non si tratta di un programma interattivo: tutte le sue opzioni sono racchiuse in un file di inizializzazione, chiamato usbdlm.ini, che segue al 100 per cento la sintassi di tutti i file .ini regolari di questo mondo, vivaddio spiegata anche in italiano su Wikipedia. A proposito di lingue, i file di aiuto contenuti nel pacchetto – dei normali file di Help di Windows – sono solo in tedesco e in inglese. Purtroppo, come spesso accade per i germanici fratelli, l’inglese che scrivono è molto maccheronico.

Dunque, a meno che non si conosca il tedesco, la lettura dovrà essere particolarmente attenta e molto tollerante: errori e strafalcioni non mancano e purtroppo si tratta di un documento la cui lettura, peraltro fattibile anche online, è irrinunciabile se si vuol fare un uso corretto e produttivo di questo programma.

Una volta compresi i meccanismi e scritto un file diinizializzazione corretto (cosa che potrebbe, a seconda della propriapreparazione, portar via molto tempo ma ne vale davvero la pena),avviare il PC sotto Windows sarà un avvenimento rivestito da un piacerenuovo, inatteso e sorprendente: tutto andrà esattamente come si erasempre desiderato, ogni lettera al suo posto.

La prima cosa da dire è che il programma è gratuito per uso personale, scolastico, universitario e non-profit, ma l’autore chiede un compenso per usi diversi: qualora questo sia il caso, per il gran servizio che rende sarebbe davvero scorretto far finta che sia per uso personale.

Ciò chiarito, tutti gli utilizzatori con l’acquolina in bocca, da Windows 2000 in poi, fino a Windows 7 compreso, anche a 64 bit, possono star tranquilli: funziona per tutti, sulla pagina di download ci sono entrambe le architetture. I più “svelti” avranno già visto, cliccando sul link, che la cosa più veloce è scaricare il file ZIP, visto che non si installa nel vero senso della parola, è bello e che pronto e occorre solo “dichiarare” l’esistenza del servizio. L’autore, tuttavia, fornisce la versione installabile, per favorire coloro che intendano farne un deployment più ampio.

Una volta installato e avviato il servizio, bisogna creare un file .INI, di cui l’autore fornisce un esempio. E qui occorre aver studiato bene la documentazione, pena risultati a dir poco deludenti: basta un errore minimo e il programma non farà assolutamente nulla, sembrerà non funzionare. Sulla sinistra, il file .INI che assolve allo scopo per uno dei computer di chi scrive: si tratta di un file in esercizio, dunque costituisce un ulteriore riferimento.

Contrariamente a quanto si potrebbe afferrare dalla documentazione, questo diabolico servizio può agire non solo sulle unità USB, quali esse siano, ma anche su altre, inclusi i dischi fissi interni al PC, o dischi connessi con interfaccia 1394, SATA, eSATA, non importa: il motivo lo si comprende facilmente se si studia la documentazione. Con il che è d’obbligo un ammonimento importante: evitare nel modo più assoluto di giocherellare con il disco di sistema, di solito il disco “C:”, non tentare per nessun motivo di “toccarlo” tramite USBDLM. Qualunque errore al riguardo potrebbe portare ad una macchina inutilizzabile. Con tutti gli altri dischi si può giocare a piacimento (con prudenza).

Come si può osservare dalla figura, in quel PC di chi scrive, a proposito di lettere di unità ora vigono (finalmente) le seguenti regole:

  • viene generato un file di LOG, per ora, a livello 3
  • le lettere del lettore di memorie flash, che ha due unità, non scompaiono se non vi sono media inseriti
  • ogni inserimento di unità è segnalato da un “pop” a palloncino tipico di Windows
  • ogni nuova unità “sconosciuta” avrà assegnate le lettere P, Q, R, S, T e via discorrendo
  • la lettera N è riservata ad una connessione di rete con un disco condiviso
  • la lettera H è riservata al lettore DVD, individuato tramite Device ID
  • la lettera I è riservata al masterizzatore DVD, individuato tramite Device ID
  • le lettere D ed E sono assegnate ad un disco esterno USB, individuato tramite Device ID
  • la lettera J è riservata ad un hard disk esterno USB SSD, individuato tramite Device ID

Per comprendere i significati del file INI, come già detto, è indispensabile studiare la documentazione. Il risultato sarà quello visibile nella foto d’apertura, arricchita con alcuni commenti dettati dall’ormai sopito desiderio di ottenere proprio questo risultato.

Per gli amministratori di sistema: questo programmino è molto modesto nei suoi assorbimenti di risorse. Come si può osservare dallo snapshot di lato, la sua presenza consuma  solo poco più di un megabyte di RAM. Inoltre, non adotta nessun particolare inganno: semplicemente si limita a fare automaticamente ciò che andrebbe fatto a mano, tramite Gestione Disco. Dunque nessuna “invadenza”. Non ci si deve stupire, come i più esperti avranno già intuito, che in alcuni casi può presentarsi un maggior ritardo tra il riconoscimento hardware di periferica connessa e l’effettiva comparsa nel Program Manager: dipende da come è stato chiesto di individuare e riconoscere la periferica. Se lo si fa tramite Device ID, ad esempio, non occorre nessuna particolare manovra, ma se la si riconosce attraverso il Serial Number, occorre montarla, leggere il serial number, smontarla e rimontarla con la lettera “giusta”. Di qui la maggior attesa e il consiglio di scegliere il metodo accademicamente più idoneo.

Il risultato finale, a livello di segnalazione, non differisce troppo da quello standard e si può anch’esso osservare qui di lato.

E ora, buon lavoro. No, ALT! Avete studiato bene la documentazione? No? Allora non toccate nulla. Prima si studia! (da nbtimes.it)

Marco Valerio Principato







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