Professore .... con le mani imbrattate di gesso
Data: Lunedì, 12 ottobre 2009 ore 08:30:00 CEST Argomento: Opinioni
Credo che l’opinione pubblica italiana non sia
stata messa nelle condizioni di capire la
tragedia che si sta consumando nel mondo della scuola.
Credo che i mass-media non stiano rappresentando in maniera
soddisfacente ed esaustiva quando grave ed allarmante siano le notizie
su ciò che sta avvenendo nel sistema formativo nazionale e quante
deleterie e nefaste saranno le ricadute sulla nostra società.
E credo che neppure il sistema politico italiano abbia la cognizione
esatta dei gravi danni che provocherà, soprattutto, alle future
generazioni, la “riforma” attuata dal ministro Gelmini.
Una
tragedia annunciata sotto gli occhi di tutti, dove non si
riesce a capire né la portata, né la gravità. Per mala
informazione, per negligenza, per indifferenza, per connivenza.
Al di là dei tagli di cattedre, di ridimensionamento del personale, di
razionalizzazione della spesa scolastica, di accorpamenti di scuole, di
tagli alla spesa pubblica, non ci
stiamo rendendo conto di vivere una delle pagine più nere e tristi
della storia civile di questa nazione.
Stiamo assistendo non solo alla distruzione della scuola pubblica con
la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, e già solo
questo sarebbe una follia, stiamo subendo, impotenti, alla distruzione
di un intero ceto di professionisti, educatori, formatori.
Stiamo
annientando la classe dirigente e pensante di questo paese.
E non si tratta solo di rivendicazioni salariali, di piattaforma
sindacali e di semplice difesa del posto del lavoro, che già di per sè,
sarebbe legittimo e sacrosanto per dei “giovani” laureati che da oltre
dieci anni servono la pubblica amministrazione, costruendosi una
professione vitale per la società.
La portata del problema è un’altra.
Rischiamo di perdere un patrimonio umano, una ricchezza enorme, una
risorsa preziosa e indispensabile se vogliamo far ripartire l’Italia e
se vogliamo che resti competitiva
nell’economia mondiale “globalizzata”.
Il mestiere di educatore e di insegnante, non si impara solo dai libri
di pedagogia, dai trattati di geometria, o da un testo di grammatica,
si apprende, giorno dopo giorno, campanella dopo campanella, a fianco
dei ragazzi, con le mani imbrattate di gesso, con il profumo della
merendina e la lavagna dipinta di cuori.
Le aule e le cattedre scolastiche sono la nostra trincea, la trincea
della vita e dell’educazione della società, con i ragazzi che piangono
per un quattro in matematica e per una dichiarazione d’amore andata a
male.
Con gli alunni diversabili che chiedono oltre alla spiegazione di
un’equazione e di un esercizio di grammatica, chiedono
e attendono con ansia la soluzione delle loro difficoltà.
Questo è il nocciolo del problema.
Se la sala operatoria di un ospedale rimane chiusa e un ragazzo
incidentato muore senza soccorso, lo si avverte subito e un’intera
città, giustamente, si ribella; ma se rimane chiusa un’aula scolastica
e una sala di lettura, “se va via” un professore di informatica o di
sostegno, ce ne accorgiamo fra venti, trent’anni, quando, ormai, le
nostre strade saranno popolate di disoccupati, quando i quartieri di
periferia saranno unte e insicure, quando le carceri saranno strapiene
di ragazzi drogati, quando la nostra migliore gioventù “sarà andata a
male”, e nessuno più può ribellarsi e gridare giustizia. Capite!
“Questo
nostro difficile tempo si combatte con le aule scolastiche e le sale di
una biblioteca”
diceva il siciliano Gesualdo Bufalino; parole sagge, parole inascoltate.
E questo è ancora il nostro grido di dolore dalla Sicilia, dal
meridione, da tutte le città d’Italia. Dove le scuole possono essere
veramente uno strumento di liberazione, di rinascita, di crescita
civile e umana, oltre che culturale.
Possono essere un luogo di libertà e di socialità, di conoscenza e di
speranza, di sviluppo e di lavoro. O forse è proprio questo il vero
segreto: non
si vuole una scuola libera, capace, preparata competitiva, perché non
si vuole una società libera, capace, preparata, competitiva.
E tu Governo Berlusconi, che pendi dai cordoni della borsa e non
investi sul futuro dei nostri figli, ti assumi una responsabilità
immensa e tremenda davanti agli uomini e alla storia.
Pensaci
domani, al tuo risveglio.
Prof.
Angelo Battiato
Info: 347/8265252
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