Un insegnante su quattro ha cambiato sede scolastica
Data: Luned́, 12 ottobre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Comunicati


Tasso di mobilità del 25%, smentito il flusso di ritorno da Nord a Sud.

Degli 852.000 insegnanti che hanno lavorato nell’anno scolastico 2008-2009, 209.000 hanno cambiato sede scolastica rispetto all’anno precedente, pari ad un tasso di mobilità del 25%. In pratica, all’inizio di ogni anno scolastico un insegnante su quattro non lavora più nella scuola dove insegnava l’anno precedente. Il dato emerge da una ricerca curata dalla Fondazione Giovanni Agnelli, presentata, oggi, alla stampa, che farà parte del Rapporto sulla scuola in Italia 2010, che sarà pubblicato il prossimo anno.

Il fenomeno, emerge dallo studio della Fondazione condotto a partire dai dati del Miur relativi al 2009-2010 e ai due anni precedenti, riguarda tanto gli insegnanti a tempo determinato (precari la cui destinazione è decisa ogni anno dal punteggio in graduatoria) quanto gli insegnanti di ruolo, che possono chiedere il trasferimento a un’altra scuola, ma, talvolta, «sono costretti a chiederlo dai meccanismi del sistema scolastico».

In particolare, l’analisi approfondita della mobilità degli insegnanti, chi e quanti si muovono, e dove vanno, porta, tuttavia, a conclusioni «per certi versi inattese», smentendo, infatti, alcuni luoghi comuni, ad esempio, quello degli intensi flussi di "ritorno" da Nord a Sud degli insegnanti meridionali. La mobilità degli insegnanti, in realtà, riguarda per oltre il 95% movimenti all’interno della stessa regione, mentre, nell’anno scolastico appena iniziato, su 72.000 trasferimenti di insegnanti di ruolo, meno di 700 (dunque, meno dell’1% del totale) sono stati coloro che si sono mossi da una regione del Nord per andare in una del Sud.

Secondo quanto emerge dalla ricerca, le ragioni di questa forte mobilità sono da ricercare nei meccanismi di carriera e di reclutamento del personale docente, da cui dipende più della metà della mobilità: «burocratici, rigidi, ma soprattutto privi per l’insegnante di qualsiasi incentivo - di carriera o retributivo - a rimanere in una scuola in cui ha lavorato bene. In una parola, superati». La quota più consistente è costituita da docenti di ruolo (91.000) e insegnanti a tempo determinato (66.000), che l’anno precedente insegnavano in un’altra scuola statale.

Il lavoro della Fondazione Agnelli, inoltre, rileva come nella scuola gli squilibri fra Nord e Sud riguardano, come noto, anche il mercato del lavoro degli insegnanti.

Le variazioni territoriali nella domanda di insegnanti sono in primo luogo influenzate dalle variazioni nella popolazione studentesca. Lo scorso anno, mentre al Nord, Nord Est e Centro sono cresciuti leggermente, in ragione della presenza immigrata, nel Sud gli studenti sono stati circa 52.000 in meno: grosso modo 2000-2500 classi in meno in un solo anno. Di conseguenza, basandosi sulla demografia studentesca la domanda di insegnanti cresce al Nord e al Centro, diminuisce al Sud. Nell’a.s. 2008-09 gli insegnanti di ruolo nati al Sud che lavoravano in una scuola del Nord erano il 19,8% del totale. Più elevata, invece, è la percentuale di insegnanti precari nati nel Sud presenti nelle graduatorie provinciali del Nord. I contingenti maggiori sono in Lombardia ed Emilia- Romagna (rispettivamente, il 44,4% e 42,5%), seguite dal 35% in Piemonte e dal 31% nel Veneto. Nel 94% delle circa 120.000 domande per il 2009-10 la prima preferenza è stata, infatti, espressa per muoversi in un comune o in una provincia all’interno della regione. Di queste soltanto 3.000 riguardavano, invece, una preferenza di trasferimento da una regione del Nord a una del Sud. Se si guarda, però, ai trasferimenti accettati ed effettivamente realizzati, lo spostamento dalle regioni settentrionali a quelle meridionali ha riguardato un docente ogni cinque aspiranti. In altre parole, nell’a.s. 2009-10 il trasferimento da una scuola del Nord ad un’altra del Sud ha di fatto riguardato 691 insegnanti di ruolo su un totale di 72.000 effettivamente trasferiti. «In generale, quel che serve - ha commentato il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto - sono meccanismi che favoriscano il più possibile l’incontro fra domanda e offerta d’insegnanti. Se gli insegnanti devono potere scegliere la scuola che vogliono, così le scuole devono potere scegliere gli insegnanti di cui hanno bisogno. Per andare in questa direzione le graduatorie andrebbero abolite, sostituendole con un albo professionale degli insegnanti, dal quale la singola scuola possa attingere e scegliere i propri professori. Ma - conclude - bisogna anche pensare a incentivi di carriera e di retribuzione - non escludendo la possibilità di retribuzioni differenziate per territorio e disciplina d’insegnamento - che attirino i migliori giovani, anche del Nord, verso la professione docente».

da www.lastampa.it







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