QUAL E' IL SIGNIFICATO DEL TERMINE ''MERCURIALE''?
Data: Domenica, 27 settembre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Esiste l’aggettivo “mercuriale”? E cosa significa?

 

 

 

Mercuriale ‘vivace, scaltro’ (in questa accezione nell’italiano scritto dal 1957) si riconnette con altri aggettivi apprezzativi derivati da nomi di pianeti e corpi celesti. Di questi aggettivi, molti sono marchiati semanticamente da caratteristiche (fisiche, morali e umorali) in qualche modo connesse alle divinità romane da cui alcuni di questi corpi celesti hanno preso nome: lunatico, venereo, marziano, marziale, gioviale.

La frase presa in esame è estrapolata dal romanzo Il tempo materiale di Giorgio Vasta (minimum fax ed., 2008). Ecco uno stralcio più ampio, che permette di percepire con maggiore acutezza lo stile visivo, analogico e metaforeggiante dell’autore palermitano (nato nel 1970): «Più in là, sui prati, i ragazzi seduti in cerchio a discutere lo seguono con gli occhi, incuriositi. Uno si alza facendo svolazzare qua e là la stoffa celeste dei pantaloni a zampa e si dirige verso l’albero. Dietro lo segue un cane, uno di quelli che percorrono la villa a rasoiate, il pelo vergognoso, le zampe ad aculeo e il corpo stretto che prende il vento come una vela, cambiando forma ondulare mentre corre di lato resecando l’area di un’aiuola, alacre e inutilmente mercuriale, senza un’origine e senza una meta e quindi, come ogni bestia senza me...

 

 

 

Mercuriale ‘vivace, scaltro’ (in questa accezione nell’italiano scritto dal 1957) si riconnette con altri aggettivi apprezzativi derivati da nomi di pianeti e corpi celesti. Di questi aggettivi, molti sono marchiati semanticamente da caratteristiche (fisiche, morali e umorali) in qualche modo connesse alle divinità romane da cui alcuni di questi corpi celesti hanno preso nome: lunatico, venereo, marziano, marziale, gioviale.

La frase presa in esame è estrapolata dal romanzo Il tempo materiale di Giorgio Vasta (minimum fax ed., 2008). Ecco uno stralcio più ampio, che permette di percepire con maggiore acutezza lo stile visivo, analogico e metaforeggiante dell’autore palermitano (nato nel 1970): «Più in là, sui prati, i ragazzi seduti in cerchio a discutere lo seguono con gli occhi, incuriositi. Uno si alza facendo svolazzare qua e là la stoffa celeste dei pantaloni a zampa e si dirige verso l’albero. Dietro lo segue un cane, uno di quelli che percorrono la villa a rasoiate, il pelo vergognoso, le zampe ad aculeo e il corpo stretto che prende il vento come una vela, cambiando forma ondulare mentre corre di lato resecando l’area di un’aiuola, alacre e inutilmente mercuriale, senza un’origine e senza una meta e quindi, come ogni bestia senza meta, furiosamente veloce [nel testo, in corsivo le parole citate da Mara Bevilacqua, ndr]». Può piacere o non piacere, questo stile; può essere ritenuto più o meno felice o viceversa azzardato questo o quell’accostamento tra un sostantivo (come cane) e un aggettivo (come mercuriale), ma di certo non si può dire che la frase citata non abbia senso. Ha un senso, vale a dire un senso particolare che la sperimentazione linguistica dell’autore tende a suscitare, ampliando l’orizzonte di possibili associazioni tra sostantivo e aggettivo.







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