Concorsi su misura.UNIVERSITA'
Data: Domenica, 27 settembre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Comunicati


Nelle università italiane aumentano i bandi a tempo determinato per garantire alle facoltà maggiore libertà di manovra
FLAVIA AMABILE

Passano gli anni, passano i ministri, cambiano le leggi, ma nelle università tutto resta uguale. Prosperano i concorsi personalizzati, ritagliati su misura del vincitore e il più possibile clandestini. L’Apri, l’associazione dei precari della ricerca italiani, è andata a dare uno sguardo ai concorsi banditi da quando è partita la riforma dell’università e ne ha tratto un quadro sconfortante. 

Era lo scorso novembre quando la Gelmini diede il via libera alla riforma dell'università. Promise tuoni, lampi e fulmini contro i baroni e massima trasparenza nei concorsi. Poi il decreto passò in Parlamento e lì fu modificato da un emendamento della stessa maggioranza (del senatore Valditara del Pdl). Da quel momento si decise che le nuove regole si applicano, solo ai concorsi a tempo indeterminato mentre per quelli a tempo determinato tutto resta uguale. 

Risultato? Al contrario di quello che voleva la Gelmini, da dicembre in poi le università hanno bandito concorsi per 226 posti a tempo determinato e 78 a tempo indeterminato come spiega uno studio del'Apri, l'Associazione dei precari della ricerca italiani. 

Il vantaggio è evidente. Con i concorsi a tempo determinato le commissioni sono tutte interne. Molto spesso ci sono prove scritte e orali, esattamente come accadeva nelle amate e mai dimenticate vecchie regole. Addirittura a Milano Bicocca e a Catania le pubblicazioni (quello che dovrebbe essere il maggior elemento di valutazione) valgono solo per 10/100. Insomma, concorsi sempre più blindati. 

Altro vantaggio: nei concorsi a tempo indeterminato è previsto un avviso da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale, a partire dal quale chi è interessato a partecipare ha almeno 30 giorni di tempo. 

I concorsi a tempo determinato, invece, non devono rispettare particolari obblighi di pubblicità. La legge non prescrive alle università di inserire l’avviso in Gazzetta Ufficiale, nè il Ministero cura una banca dati con l'avviso di ogni concorso. Cosicchè un giovane ricercatore dovrebbe ogni giorno farsi il giro di tutti i siti Internet delle università italiane per essere aggiornato. 

E dovrebbe fare anche piuttosto in fretta perché i bandi scadono 20 giorni dopo la data di protocollazione. Tre settimane che si riducono a due, in realtà, perché passa qualche giorno dalla protocollazione al momento in cui il bando viene reso disponibile nei siti on-line degli atenei. Due settimane che in alcuni casi, come l’Università Telematica UniNettuno, si riducono a soli sette giorni. 

Questo spiega un altro dato: in media, ad ogni concorso fanno domanda solo 2,5 candidati, ha calcolato l’Apri. Non sono persone che si presentano al concorso, è semplicemente il numero di domande. Ci sono poi casi limite come il Politecnico di Milano che finora ha bandito 15 posti da ricercatore a tempo determinato e 3 a tempo indeterminato. Per ognuno dei cinque posti banditi a tempo determinato consultabili pubblicamente ha fatto domanda una sola persona, presumibilmente il vincitore. Lo stesso alla Sapienza a Roma: nei quattro posti banditi consultabili, una sola domanda ognuno. C'è poi il caso dell'Università di Roma Campus Biomedico che ha bandito un concorso di stile «natalizio»: bando affisso all'albo ufficiale dell'Università il 23 dicembre, scadenza il 7 gennaio, quando insomma tutti gli studenti sono in vacanza e l'ateneo è chiuso. 

Ultimo vantaggio: soltanto i concorsi a tempo determinato permettono di avere titoli dati da programmi di ricerca. E, i titoli sono tutti molto specializzati. Praticamente tagliati su misura.


ps: l'articolo di oggi è il seguito di un'inchiesta di oltre due settimane fa sui trucchi nei concorsi per ricercatore. Quell'inchiesta aveva fatto molto rumore negli atenei. Aveva risposto il rettore del Politecnico di Milano, quello dell'Università di Camerino. Nessuno aveva potuto contestare alcunché. 
Qualcuno, anzi, ha dovuto fare marcia indietro. I ricercatori dell'Apri avevano anche inviato un fax all'Università di Sassari che prevedeva un tetto di 3 pubblicazioni per chi partecipava ai concorsi della Facoltà di Scienze. Due giorni fa, sulla Gazzetta Ufficiale, è apparsa la rettifica al bando: il tetto non è di 3 pubblicazioni ma di 8. La Facoltà si giustifica parlando di
'mero errore materiale'. Sarà.  Intanto,  il limite è un po' meno punitivo. 

pps: quell'articolo di oltre due settimane fa partiva da una denuncia che l'Apri aveva inviato alla commissione europea proprio a proposito del tetto massim sulle pubblicazioni, del tutto inesistente in Ue dove vale il principio che più è alto il numero dei titolo, maggiore è la valutazione del candidato.  Ieri l'Apri ha ricevuto la risposta dell'Ue, una lettera del commissario europeo Potocnik scritta in diplomatichese comunitario. Condanna le procedute italiane ma allarga le braccia: l'Ue non ha poteri di intervento su Roma.

wwww.lastampa.it







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-17872.html