LA GELMINI E IL CERCHIOBOTTISMO DEI SINDACATI
Data: Sabato, 26 settembre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Opinioni


LA GELMINI E IL CERCHIOBOTTISMO DEI SINDACATI
 
Hanno sbandierato per anni l’attesa “soluzione delprecariato” richiedendo, mese per mese,  la “immediata copertura ditutti i posti vacanti”. Ma , a quanto pare, nessuno li ha ascoltati. Ecosì tante volte i precari della scuola hanno loro contestato un“cerchiobottismo esasperante”.
E qualche volta, saranno stati pettegolezzi o realtà, è emerso che aldi là del contenuto dei loro comunicati, i sindacati della scuolaavrebbero giocato sporco e convinto i politici a far cose non proprio favorevoli ai lavoratori.
Sono proprio loro, i sindacati, perennemente accusati di un atteggiamento tentennante e ambiguo più volte espresso sia in dichiarazioni pubbliche, sia in incontri con diverse categorie di precari.   Un esempio? Prima hanno contribuito a definire il sistema di reclutamento dei docenti, poi  propongono di modificarlo, a seconda del vento che tira. Oppure sbandierano a tutti i costi l’assoluta necessità di aumenti per i docenti, gridando a gran voce la necessità di ridare dignità a questa professione, poi si siedono al tavolo della trattativa e firmano per le famose 30000 lire di aumento del ministro Di Mauro. 
E adesso arriva Mariastella. Che, stavolta coraggiosamente, attacca senza mezzi termini i sindacati e il loro ambiguo modo di fare. E dice una grande verità: che la loro mediazione è stata spesso inefficace, o comunque poco produttiva, e che ''nella scuola c'è bisogno di meno sindacato e di più spazio per il singolo. Per troppo tempo si è pensato che la scuola non fosse proprietà del paese, ma del sindacato e mille distacchi mi sembrano un numero eccessivo".
Parole dure, dettate da questa furia iconoclasta che possiede ormai da mesi Brunetta e adesso si sta impadronendo anche della Gelmini. E certo non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. I sindacati non sono tutti uguali e ce n’è anche qualcuno più lungimirante. Ma l’atteggiamento comune è sempre quello di dare un colpo al cerchio e una alla botte, mentre gli afflitti lavoratori della scuola avrebbero bisogno dicertezze, di prese di posizione precise e non del lancio della pietra e del ritiro immediato della mano. Troppa demagogia, troppo dirigismo, troppo scollamento con la base, I docenti, gli ata, tutti coloro che soffrono della triste condizione della scuola.
Alle dichiarazioni della Gelmini hanno naturalmente fatto seguito quelle del segretario Cisl, Francesco Scrima, con argomentazioni a dire il vero poco valide e generiche, non suffragate da esempi concreti: “Può essere comprensibile che un giovane ministro non  conosca l’importante storia dei sindacati, i loro meriti per l’equità, lo sviluppo, la tenuta civile del Paese e, quindi,  disconosca anche la funzione di rappresentanza e di tutela dei  diritti e degli interessi dei lavoratori della scuola; si può  anche perdonare che il ministro dell’Istruzione non sappia della  quantità di servizi che i sindacati della scuola garantiscono a  tutto il personale del comparto, con beneficio indiretto per l’Amministrazione che viene sollevata da ulteriori onerosi  compiti; si può persino capire che, per preconcetto ideologico il  sindacato della scuola sia additato come soggetto conservatore e non come agente che ha contribuito ai processi di innovazione e  crescita della nostra scuola. Ma è francamente eccessivo e  inaccettabile affermare che “per troppo tempo si è pensato  che la scuola non fosse patrimonio del Paese ma appartenesse al  sindacato”.
Scrima poi conclude: “Invece di affermazioni tanto perentorie quanto ingiustificate, ci  aspettiamo dal Ministro che si avvii finalmente un“tavolo”di confronto e contrattazione sulla crescita di qualità della  scuola e di valorizzazione professionale del suo personale, recuperando la disponibilità e l’atteggiamento di apertura che  aveva manifestato ai sindacati in avvio del suo mandato.”
Siamo alle solite. Accontentare un po' tutti e non scontentare nessuno. Un grande abbraccio ecumenico per farsi, come sempre, i fatti dei lavoratori. O forse, come ogni tanto (!), i propri.
 
Silvana La Porta






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