«E’ "inagibile" come l’80% delle strutture scolastiche
catanesi». Sacrificato dalla «ingiustificabile
caparbietà con la quale il sovrintendente ha ritenuto
possa farsi politica e fingere di salvare uno
dei maggiori monumenti architettonici di una
città che non conosce e non ama». «Avrebbe avuto
bisogno solo di manutenzione». La biblioteca
regionale poteva trovare posto altrove come «nell’ospedale
Santa Marta, in via di trasferimento, a
Villa Manganelli da anni in attesa di restauro»
Questo è il testo integrale inviato a La Sicilia dall’arch.
Rosario Leone, per lungo tempo
preside dell’Istituto d’Arte, e medaglia
d’oro del Presidente della Repubblica
quale "Benemerito della scuola, della
Cultura e dell’Arte".
«Si legge ancora oggi, con profonda
amarezza, che l’Istituto d’arte, è stato
dichiarato "inagibile" per motivi inesistenti
sino alla fine dello scorso anno
scolastico (carenze pari a quelle che
potrebbero riscontrarsi nell’80% degli
istituti scolastici di Catania). Tutto può
essere accaduto negli ultimi due
mesi, mentre si giustifica anche
il verdetto emanato dalla
Commissione istituita
dal Prefetto, che non poteva
assumersi la responsabilità
di ritenere agibile una
scuola nella quale, come in
quasi tutte le scuole della città,
può verificarsi un incidente, peraltro
mai riscontrato nei quaranta anni di
esercizio, assumendosi la responsabilità
di un giudizio che avrebbe compromesso
il proprio ruolo e le proprie funzioni.
L’unica vera responsabile del terremoto
che ha distrutto l’Istituto d’arte
è la ingiustificabile caparbietà con la
quale il Soprintendente ai Beni Culturali,
Arch. Campo, ha ritenuto possa farsi
politica e contemporaneamente fingere
di salvare uno dei maggiori monumenti
architettonici di una città che
non conosce e che non ama.
Il ruolo storico della via dei Crociferi
non può essere sacrificato per dare la
possibilità alla nuova sede della biblioteca
regionale, demolendo e ricostruendo
la totalità dei solai (che non
potrebbero sopportare il peso delle librerie
e dei libri) perché distruggerebbero
la veste originale che ha ispirato la
progettazione del Convento, occupando
l’ultimo monumento salvato dalla
superbia di enti regionali, che, così come
per gli altri edifici di inestimabile
valore storico e architettonico, lo destinerebbero
ad un ufficio pubblico rivestito
da una inimitabile veste architettonica.
E’ necessario che l’Arch. Campo
si renda conto che la Soprintendenza
non ha solo il compito di dare un giudizio
sulle nuove costruzioni in zone
vincolate ma ha anche l’obbligo istituzionale
di proteggere e salvaguardare i
valori
architettonici
della città e della Provincia. Il
Convento dei Gesuiti è l’unico edificio
di grande valore architettonico rimasto
nel contesto di una città che ha raggiunto
un degrado culturale inammissibile
per un centro di quell’importantissimo
valore turistico auspicato a parole
dal sindaco e dai nostri politici, e
che rimarrebbe fuori da ogni percorso
di interesse culturale se non potesse rivestire
il ruolo di richiamo per chi coltiva
ancora la validissima motivazione
di salvare quello che resta di via dei
Crociferi e che, con la istituzione di una
Galleria d’arte
moderna potrebbe
servire da richiamo
turistico e
culturale.