SCUOLE DI CITTA': IL "DE FELICE" DI CATANIA
Data: Venerd́, 25 settembre 2009 ore 13:59:39 CEST
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Piazza Roma è identificata con il «De Felice

», da generazioni e ormai da novant’anni:

questa l’età anagrafica di una

scuola dalla storia antica e di connotati

precisi e apprezzati dall’utenza. Una

scuola che, grazie agli interventi della

Provincia e della Regione, ha iniziato

un’opera di imponente ristrutturazione

- per motivi di sicurezza - che entro gennaio

terminerà, restituendo il secondo

piano. Mancano purtroppo delle varie e

proprie palestre, ma la scuola è

riuscita a ovviare il problema

sfruttando alcuni ampi

locali per attività a

corpo-libero. Nel

compenso moltissimi

sono i laboratori:

almeno nove.

Anche il «De Felice

» - come molti altri

istituti della stessa

specie - sta preparandosi

per affrontare la famosa

riforma degli istituti tecnici,

che diverrà fattiva a partire dal

prossimo anno: «E’ un punto importante

su cui battere - spiega il dirigente,

Francesco Ficicchia - E’ in questa occasione

che le scuole potranno dimostrare la

propria innovazione presentando spazi

di autonomia pari al 55% del tempo

scuola. Verrà sostanzialmente a decadere

anche il concetto stesso di esame di

Stato. Ogni scuola, infatti, rilascerà certificazioni

delle competenze acquisite, secondo

un modello già sperimentato in

Europa».

 

Il dibattito sul tema - come su tutte le

questioni scolastiche è molto acceso -

ma il dirigente Ficicchia è ottimista:

«Credo che ogni scuola debba interfacciarsi

innanzitutto con il territorio di appartenenza,

cercando di produrre figure

adatte alle specificità di ogni zona. E’ un

aspetto a cui questa scuola tiene moltissimo

e che troverà conferma nella rimodulazione

degli indirizzi che attueremo

il prossimo anno. Oltretutto c’è da dire

che la scuola si interessa già da ora affinchè

i ragazzi possano avere rapporti

con il mondo del lavoro,

grazie alle relazioni

con le banche e con altre

aziende locali, e all’alternanza

scuolalavoro.

Potenzialmente,

i nostri ragazzi

potrebbero già essere

pronti ad accedere

nel mercato del lavoro,

ma ci sono enormi

difficoltà. Ad esempio, non

esiste più l’ordine dei Ragionieri,

ma solo quello dei Commercialisti,

a causa di una decisione presa

unilateralmente. Ma paradossalmente i

ragionieri sono richiesti negli studi dei

commercialisti per mansioni che un laureato

si rifiuta arbitrariamente di fare!».

Sono le contraddizioni del sistema. Di

un sistema moderno e di un cambiamento

che, d’altro canto, ha portato molti

allievi stranieri - che hanno bilanciato

il calo fisiologico delle iscrizioni - tra le

mura dell’antico Istituto Commerciale,

che si è attrezzato di conseguenza istituendo

corsi di potenziamento linguistico

e di integrazione interculturale:

«Quello della lingua in questa scuola non

è un problema. Abbiamo docenti di lingua

straniera preparatissimi e competenti

», come le prof.sse Laura Calcaterra

e Carmela Vasques che, come tutti gli

altri colleghi, spendono fatiche ed energie

non solo in un mondo scolastico in

rapida mutazione, ma dentro una società

sempre più complessa, dentro la

quale occorre ricucire rapporti di fiducia.

«Quando iniziai a insegnare mi basai

essenzialmente sui modelli con cui mi

ero confrontata da studentessa, per poi

rendermi conto che quel sistema non

poteva funzionare - spiega la Vasques - Il

rapporto triangolare docente-discentefamiglia

è cambiato radicalmente. Il docente

non è più rispettato in quanto tale,

come era un tempo. Adesso il rapporto

deve essere costruito a partire da zero,

sperimentando nuovi approcci personali

e didattici. Certo, una disciplina quale

l’inglese facilita moltissimo il lavoro.

L’insegnamento deve basarsi sul dialogo

e sul confronto, tenendo conto di un’utenza

variegata, come quella di questa

scuola. L’allievo ha bisogno di sentirsi

protagonista del processo di apprendimento

».

«Lo stesso dicasi per l’informatica -

aggiunge la prof.ssa Francesca Barresi -

Operando attraverso i gruppi di lavoro si

riesce ad abbattere la barriera della cattedra.

Inoltre, i ragazzi credono di essere

in grado di saper utilizzare più che sufficientemente

il computer, senza rendersi

conto che vi si rapportano, invece, appena

superficialmente»

ALESSANDRA BELFIORE da La Sicilia







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