I PRECARI DELLA SCUOLA NON SONO ENTRATI DALLA PORTA(!) ...MA CON LE SPINTARELLE
Data: Lunedì, 21 settembre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Opinioni


[...]Quando i precari della scuola, quelli della Regione e dei Comuni, quasi tutti nel Sud e in Sicilia, si lamentano di essere stati tagliati fuori dal sistema, per esubero di dipendenti, dimenticano che non sono entrati dalla porta principale, cioè per concorso, ma racimolando punti o raccogliendo spintarelle di questo o quel becero uomo politico, sperando un giorno di entrare nei ranghi.
Mal gliene incolse. La loro mancanza di previdenza li ha portati a vedere cessato il rapporto di lavoro nella scuola il 31 agosto scorso e, verosimilmente, nella Regione, il 31 dicembre 2009. Non comprendiamo come questi siciliani “privilegiati” non si siano posto il problema di acquisire competenze per utilizzare il numerosissimo lavoro che c’è nel mercato isolano, ampiamente pubblicizzato nelle pagine del QdS.
Se avessero perseguito lo scopo di trovare un lavoro, l’avrebbero già. La verità è che hanno sperato improvvidamente di entrare nel sistema pubblico, ove si sconosce meritocrazia e responsabilità. Per cui ognuno fa come vuole e non risponde a nessuno dei mancati risultati.

Paradossalmente la ricerca di sicurezza ha frenato tanti ex giovani dall’uscire da un ambiente senza sbocco per entrare in un altro col futuro. Proprio la paura del futuro è il tallone di Achille di tutti i precari, la paura di mettersi in gioco, la paura di correre rischi, la paura di fallire la propria missione di persone e di professionisti.
Tutti coloro che possiedono competenze sono trovati dal lavoro, altro che cercarlo. E non ci vengano a dire, i precari della scuola o quelli della Pa, che possiedono tali competenze. Nessuno di essi ha ricevuto validazione da un organo esterno di tale possesso. La responsabilità del quadro che deliniamo è sicuramente di un ceto politico di basso livello, nel quale, però, vi sono tante persone intelligenti che lottano per fare emergere disegni alti e strategici.[...]

di Carlo Alberto Tregua






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