IL SECONDO SESSO:DONNA NON SI NASCE MA SI DIVENTA
Data: Luned́, 21 settembre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Il secondo sesso

Quando apparve, nel 1949, questo testo suscitò uno scandalo oggi difficilmente immaginabile. Partendo dall’idea di gerarchia, Simone de Beauvoir affermava che donne non si nasce ma si diventa.

Basta soffermarsi sul titolo dell’opera, Il secondo sesso, per chiedersi: esiste una gerarchia tra i sessi? La domanda si pone perché nel titolo è già contenuta una risposta affermativa: sì, esiste una scala gerarchica tra i sessi per cui si può parlare di un primo e di un secondo sesso. Il primo, a cui si allude implicitamente, è quello maschile, il secondo, dichiaratamente nominato, è quello femminile. Almeno questa è la constatazione della de Beauvoir, scrittrice e filosofa francese, alla fine degli anni Quaranta.

 

 

Nell’Indice dei libri proibiti

Il secondo sesso è un classico della letteratura femminista, sebbene la sua pubblicazione abbia suscitato scandalo e censure in tutto il mondo: nella stessa Francia a due anni di distanza dal voto alle donne (concesso nel 1947), nell’America del senatore McCarthy dove lettrici e lettori sono messi in guardia da critici severi, nella Spagna franchista, dove dal 1962 il libro si legge clandestinamente e a proprio rischio in una traduzione pubblicata in Argentina. In Russia e nella Repubblica democratica Tedesca bisognerà aspettare la caduta dei regimi comunisti per disporre di una traduzione. Nel 1956, persino un editto vaticano include Il secondo sesso nell’indice dei libri proibiti.

Eppure, come spesso accade, allo scandalo si unisce il successo: già dalla prima settimana vengono vendute più di ventimila copie e il libro sarà tradotto negli anni successivi in più lingue.

 

La donna: assoluta alterità

L’occasione de Il secondo sesso è un viaggio in America in cui Simone si rende conto per la prima volta di come la condizione della donna sia il risultato di una situazione generale, piuttosto che il prodotto contestualizzato di capacità individuali. La mole di lavoro che la filosofa si propone di svolgere è enorme. L’analisi della condizione femminile viene infatti trattata su più piani: biologico, psicanalitico, economico, storico, mitologico ed evolutivo.

Come l’approccio scientifico, che riduce la donna a femmina e il suo corpo a un oggetto naturale tra gli altri, anche la psicanalisi si dimostra limitata, riducendo la donna alla sua sessualità. Rispetto al marxismo, se il merito del materialismo storico è quello di aver messo in evidenza che l’umanità non è una specie animale, ma una realtà storica, argomenta Simone, nondimeno l’approccio più corretto alla questione risiede in una prospettiva esistenziale in termini di libertà, di stampo sartriano.

Per Simone, infatti, la donna è l’Altro assoluto, l’Oggetto posto dall’uomo nel suo farsi Soggetto, la Natura che, al contrario di quanto accade nella dialettica hegeliana, non acquisisce mai un riconoscimento. Ed è su questa originaria situazione di non riconoscimento che si fonda la subordinazione della donna.

 

Oltre Marx, il femminismo

Alla fondamentale opposizione di classe di stampo marxista Simone aggiunge dunque, come originaria, quella tra i sessi. Le donne non hanno posizionato gli uomini come Altri, e quindi non si sono poste in modo autentico come Soggetti. Al contrario, la femminilità si identifica con l’essere Oggetto, con il farsi tale. Da qui l’ardua impresa in cui le donne devono cimentarsi per porsi come Soggetti: superare la loro femminilità alienata, trascendersi rispetto alla loro supposta natura, costituirsi come libertà.

La domanda di fondo che allora si impone è: possiamo uscire da questa situazione di illibertà in cui permane l’assenza di riconoscimento della donna? Questa domanda,

posta da Simone de Beauvoir alla fine degli anni Quaranta, rimane ancora oggi attuale ci conduce a riformulare la stessa questione di partenza: esiste ancora una gerarchia tra i sessi?

 

 

L'AUTORE

Simone de Beauvoir nasce a Parigi nel 1908 in una famiglia dell’alta borghesia. Si laurea in lettere alla Sorbona e poi consegue l’agrégation di filosofia nel 1929, anno in cui conosce Jean-Paul Sartre, suo professore, che la introduce nella cerchia degli intellettuali esistenzialisti. Il loro è un rapporto “aperto”, mai formalizzato col matrimonio, ma molto duraturo e fecondo d’amicizia e affetto. Simone comincia quindi la carriera di insegnante, dapprima a Marsiglia, poi a Rouen e infine a Parigi.

Gli anni Trenta sono segnati dal legame con Sartre, dai viaggi in Europa e in Africa settentrionale, dalle intense letture, scoperte culturali e tentativi di espressione letteraria. Continua a insegnare filosofia fino al 1943, quando pubblica il suo primo romanzo, L'invitata, nel quale affronta temi che erano al centro del dibattito esistenzialista, in particolare quello della responsabilità sociale dell'intellettuale.

Nel 1947 si innamora dello scrittore americano Nelson Algren, ma non per questo decide di lasciare Sartre. Nel 1949 pubblica Il secondo sesso. Nel 1954 ottiene il premio Goncourt per I Mandarini. Nel 1958 con Memorie di una ragazza perbene, inizia a pubblicare un ciclo autobiografico che comprende L’età forte (1960), La forza delle cose (1963) e che si conclude con A conti fatti (1972).

Negli anni Settanta entra a far parte del femminismo militante, il Mouvement de libération des femmes (Mlf). Simone marcia in testa alle manifestazioni, firma il manifesto delle 343 “salope” (donnacce) che dichiarano di aver abortito, testimonia al processo di Bobigny, apre le colonne di Les Temps Modernes, di cui è co-fondatrice insieme a Sartre e Merleau-Ponty, alle cronache dell’ordinario sessismo. Partecipa inoltre alla fondazione di varie associazioni e riviste, quali la Ligue des Droits des Femmes, Choisir e Questions Féministes. Nel 1980 muore il suo compagno Jean Paul Sartre. Simone lo segue sei anni dopo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 







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