«È POSITIVO CHE SI TORNI AD UNA SCUOLA DEL MERITO": intervista alla Gelmini
Data: Sabato, 12 settembre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Comunicati


L’anno scolastico sta per iniziare all’insegna delle nuove norme di valutazione emanate dal ministro Gelmini, che prevedono maggior rigore e severità fin dalla scuola media dell’obbligo. Gli allievi sono avvisati: sarà una missione difficile, quasi impossibile, prendere il diploma col massimo dei voti. Le altre novità in arrivo sono: il maestro unico o prevalente nella primaria autonomia permettendo , gli anticipi alla materna, i nuovi orari alla media inferiore, con la possibilità dell’inglese potenziato. Ma l’attenzione è già puntata sulla riforma della media superiore, prevista per il 2010. I sindacati annunciano un autunno difficile per il problema dei precari, mentre ancora si aspettano i nuovi annunciati regolamenti sulla carriera e il reclutamento degli insegnanti. I dati ci dicono che il 57 per cento dei docenti non ha mai superato un concorso; uno su tre non ha la laurea. E solo 17 docenti su 100 di quelli che insegnano matematica sono in possesso della laurea corrispondente...


Mariastella Gelmini è pronta al via. Il ministro della Pubblica istruzione, alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico, giura che questa volta non ci saranno sorprese, a parte il regolamento per la formazione del personale insegnante, nuovo di zecca, di cui parla con orgoglio.

Il ridimensionamento? «Una grande opportunità per mettere in sicurezza l’edilizia scolastica senza penalizzare piccoli centri e i comuni di montagna per cui si troverà una soluzione, con mezzi di trasporto o facendo eccezione». Liquida lo spettro di un probabile autunno caldo. «La situazione è sotto controllo, sono stati assunti tutti gli accorgimenti per raggiungere l’obiettivo di contenere la spesa cercando di limitare al minimo i disagi. Abbiamo portato avanti un programma politico e culturale con scelte difficili, a volte impopolari, ma stiamo accumulando risparmi e il 30 per cento verrà utilizzato per premiare le scuole e gli insegnanti migliori».

  • Ministro, la Cgil annuncia battaglia per i 18 mila precari lasciati a spasso dai tagli degli organici…

«Abbiamo steso accordi di programma con alcune Regioni come la Sicilia e la Sardegna per dare sostegno ai precari che non avranno riconfermato l’incarico annuale. Il Governo garantirà un sussidio di disoccupazione anche attraverso una convenzione tra il ministero dell’Istruzione, quello del Welfare e l’Inps e nello stesso tempo si darà priorità a questi insegnanti per supplenze brevi, progetti speciali e percorsi di recupero. Con il turnover comunque potranno tornare a insegnare già nell’anno scolastico 2010-2011».

Mariastella Gelmini.
Mariastella Gelmini (foto Ansa).

  • Intanto il disegno di legge Aprea per il reclutamento dei docenti è fermo in Parlamento...

«Per il momento ci siamo preoccupati di stendere il regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti: non dobbiamo dimenticare che il sistema delle Ssis, le Scuole di specializzazione all’insegnamento secondario, che noi abbiamo sospeso, è stata la principale fonte di precariato. Sarà necessaria una laurea quinquennale specifica per la primaria e la scuola dell’infanzia. Per la scuola secondaria, la laurea magistrale a numero chiuso e un anno di tirocinio».

  • Tutto qui?

«Per il reclutamento e la carriera ci siamo posti l’obiettivo di valorizzare il ruolo degli insegnanti come lavoro intellettuale a tutti gli effetti. Lo spirito missionario non funziona, ci vogliono incentivi e premi. Sono aperta al confronto col sindacato, però la scuola non può più aspettare e il Governo intende andare fino in fondo».

  • Quest’anno la scuola è stata più severa, sono aumentati anche i bocciati alla maturità. Secondo lei una scuola più severa è di per sé una scuola migliore?

«Io credo che non si possa essere contenti quando un ragazzo viene bocciato: il numero delle bocciature non è motivo di giubilo per il ministro e per nessuno. È positivo però che si torni a una scuola che guarda al risultato, al merito e alla condotta. Una scuola che torna a educare».

  • Anche per la secondaria inferiore sono in arrivo criteri di valutazione molto più rigidi. È compatibile questa rigidità con la scuola dell’obbligo?

«Credo che non sia compatibile con la scuola dell’obbligo il basso livello qualitativo della scuola media italiana. Mentre per la scuola elementare si può discutere di maestro prevalente o modulo, ma resta il fatto che è una buona scuola, il calo di qualità si ha alla scuola media, anche le ultime rilevazioni dell’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, ndr) lo evidenziano. La scuola media va ripensata: le promozioni automatiche, la mancata valutazione del profitto effettivo sono alla base di una dispersione scolastica che nel nostro Paese è molto alta rispetto alla media europea».

  • A proposito di qualità: secondo i dati Ocse, i ragazzi del Sud sarebbero in svantaggio, e invece proprio al Sud le valutazioni in genere sono più alte

«Ci sono buone scuole e buone pratiche al Nord e al Sud. Il Sud forse registra difficoltà maggiori e valutazioni più buoniste. Come ministro comunque devo garantire un miglioramento dell’istruzione nell’intero Paese. Senza intenti punitivi».

  • Cosa dobbiamo aspettarci dal "federalismo scolastico"?

«Credo che il federalismo all’interno della scuola non debba essere visto come un mero passaggio di deleghe e funzioni dallo Stato alla Regione, ma come un’assunzione di responsabilità rispetto alle scelte che si fanno e ai risultati che chi eroga il servizio scolastico deve garantire agli studenti e alle famiglie. Dobbiamo arrivare alla quota capitaria. È inutile discutere di scuole statali e paritarie e fare tanti ragionamenti. Dobbiamo capire quanto costa il servizio scolastico per studente: questa è la somma che bisogna spendere, non un euro in meno ma nemmeno un euro di più».

  • Pensa di affrontare il tema della parità scolastica introducendo un bonus?

«Io vedo che alcune Regioni l’hanno fatto e non credo sia un sacrilegio. D’altra parte la libertà di scelta delle famiglie è scritta nella Costituzione. Penso che questo tema non vada affrontato in modo ideologico. Si è già perso anche troppo tempo».

  • Lei considera uno "scherzo" la proposta della Lega di introdurre il dialetto nei programmi e di legare gli insegnanti al territorio?

«Non mi pare che la Lega si sia limitata a proporre il dialetto, mi pare che abbia posto un tema più profondo che è quello della continuità didattica. Nelle nostre scuole c’è un via vai di insegnanti dal Nord al Sud e viceversa: ogni anno i nostri ragazzi hanno a che fare con insegnanti diversi e questo si risolve in perdita di qualità dell’insegnamento. Un altro tema importante è quello dell’identità. Oggi la scuola è chiamata a integrare ragazzi che vengono da culture e religioni diverse. Ma integrare non significa rinunciare all’identità della nostra cultura e della nostra religione. Se salvaguardare l’identità significa anche far studiare a scuola la storia e la cultura locale e magari qualche riferimento dialettale, francamente non vedo problemi. Quanto all’ora di dialetto, direi invece che ci sono altre priorità».

  • Continuerà a difendere il valore dell’ora di religione?

«Certamente. Per capire l’arte, la storia, la letteratura italiana, la conoscenza della religione cattolica è un fatto importante. E poi non trovo giusto che ci debbano essere insegnanti di serie A e di serie B».

Simonetta Pagnotti






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