LEGGERE I DATI OCSE
Data: Giovedì, 10 settembre 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


Anche se è lodevole che, nonostante le quattrocentosettantadue pagine del rapporto OCSE (tradotto in quasi tutte le lingue dei paesi componenti tranne che in italiano), i venticinquemila precari, virtualmente, sui tetti (realmente senza un tetto sopra) e i vari impegni istituzionali, il ministro trovi il tempo per stilare ed emettere tempestivamente un comunicato seppur breve del tipo “io l’avevo detto”.

 Ci saremmo aspettati da parte del ministero una lettura più approfondita e attenta del corposo rapporto, se in effetti si volevano trarre degli elementi per decodificare e quindi modificare la realtà della scuola italiana.

 Invece nel suo comunicato, ribadisce che “la ricerca dell’Ocse dimostra che non sempre la qualità della scuola è legata alla quantità delle ore di lezione e alla quantità di risorse investite. Nonostante il numero elevato di ore a cui sono sottoposti i nostri studenti, infatti, la qualità della didattica non è certo ai primi posti delle classifiche internazionali. Allo stesso modo, la spesa per studente in Italia è superiore alla media Ocse. Questo dato dimostra che bisogna spendere meglio i soldi che lo Stato investe nella scuola.” Da notare l’uso del termine “dimostra” ripetuto ad indicare come partendo dai dati iniziali il teorema è appunto “dimostrato”.

 Un’analoga interpretazione era stata data quando sono uscite le anticipazioni OCSE a giugno.

 Anche stavolta qualcuno, dopo quanto riportato nel suo comunicato,  le ha fatto notare che i dati di partenza, su cui si basa la sua “dimostrazione matematica”, sono stati letti in modo difettoso. E non parliamo di schieramenti politici avversi, quel  qualcuno è tal  Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia sperimentale a Roma Tre, consulente dell’Ocse, nonché ex-presidente Invalsi, che certamente di studi e indagini sulla scuola qualcosa ne sa, che dichiara “cominciamo col dire che il ministro Gelmini dovrebbe essere messa in grado di leggere i dati dell'Ocse sulla scuola l'immagine è deformata, perché le comparazioni sugli organici tra l'Italia e gli altri Paesi è impossibile. Da noi gli 80 mila insegnanti di sostegno sono a carico del ministero della Pubblica Istruzione, mentre nel resto d’Europa, quando ci sono, dipendono dal ministero del Welfare. Noi abbiamo quasi 20 mila insegnanti di religione cattolica assunti con un contratto a tempo indeterminato, caso unico in Europa. In totale fanno 100 mila: un ottavo dell’intero corpo docente”.

 “L’Ocse calcola le ore di lezione in classe. Ma nei Paesi con un sistema moderno d’istruzione, più della metà delle ore d’insegnamento si fanno in laboratorio o all’esterno della scuola – precisa il professor Vertecchi – in Finlandia, che è in testa nelle valutazioni Ocse, alla fine le ore passate a scuola dagli studenti sono molto superiori a quelle italiane. Noi abbiamo un’organizzazione del lavoro ottocentesca, fatta di compiti in classe, esercizi, interrogazioni, quindi il confronto è improponibile”. (da la repubblica)

 Ora che il ministro poggi la sua politica scolastica su una lettura dei dati OCSE interpretati in modo distorto è assolutamente sconfortante. In fondo è più comodo e funzionale utilizzare la matematica per avallare le nostri opinioni e “dimostrare” dati alla mano che il modello che ci siamo precostituito trova conforto nei realtà. Come dire il metodo scientifico applicato alla sociologia!

Quello che passa è l’informazione sloganizzata che diventa ancora più subdola se dice di basarsi su dati reali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 







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