Scendiamo dal tetto ma non ci arrendiamo. Le precarie si trasferiscono in tenda
Data: Mercoledì, 09 settembre 2009 ore 07:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Dopo
11 giorni di protesta sul tetto dell’Ufficio Scolastico Provinciale di
Benevento, le sei insegnanti precarie scendono giù. Solo cinque di loro
hanno valicato pochi minuti fa il portone giallo di Piazza Gramazio.
Pina è andata via prima perché ammalata. All’ingresso valigie,
vettovaglie, megafoni e sedie. “Non ci arrendiamo – ha dichiarato a
caldo la presidente del Comitato Insegnanti Precari, Daniela Basile - ,
anzi, è il rilancio di una nuova mobilitazione a livello nazionale”.
Daniela, Silvana, Elvira ed Elisa raggiungeranno i colleghi a Roma, in
presidio 24 su 24 al Ministero dell’Istruzione. Pianteranno lì una
tenda insieme a loro.
La riunione di oggi in Regione Campania non ha lasciato molti spiragli
alle docenti. “I contratti di disponibilità presentati oggi in maniera
molto sommaria – ha commentato ancora Basile – sono solo palliativi,
noi siamo assolutamente contrari. Non faranno altro che prolungare
l’agonia del lavoratore precario che si troverà allla fine di questo
percorso disoccupato definitivamente”. Le insegnanti ribadiscono le
richieste: vogliono le immissioni in ruolo e che il Governo si assuma
le responsabilità. All’ingresso dell’USP sarà ancora stabile il
presidio dei precari, quel tetto, però, sarà vuoto.
“Abbiamo risvegliato gli animi sopiti dei lavoratori
rassegnati a questa condizione – ha detto ancora la portavoce - . Il
bilancio di questa iniziativa è positivo. Tutti hanno accolto il nostro
grido di allarme e la metafora ‘arrampichiamoci tutti’. Abbiamo
assistito a un crescendo di manifestazioni in tutta Italia, noi siamo
stati la miccia. Tutta la comunità, grazie a questo atto dimostrativo,
conosce il precariato nella scuola. Siamo riusciti a recuperare alcune
cattedre e molti colleghi di ruolo hanno incominciato a rifiutare le
ore eccedenti che potrebbero essere utilizzate per gli insegnanti senza
lavoro. Nel complesso è una grande vittoria. Abbiamo dimostrato che
unire le forze è una ricetta vincente. E’ ora di andare avanti e
continuare così”.
Un lungo applauso di professori e familiari in cerchio ha accolto le
cinque donne oramai sfinite. Una macchina bianca, già colma di borsoni
e vivande, ha chiuso il portabagagli. Così si chiude una 10 giorni di
protesta. Tanta la solidarietà ricevuta in questi giorni da sindacati e
uomini politici ma anche da gente comune.
Rifondazione Comunista, con il segretario cittadino Pasquale Basile
(fratello di Daniela), ha appoggiato continuamente la protesta nel
corso dei giorni. Tra le personalità politiche accorse sul posto: il
segretario del Pd, Dario Franceschini, dell’Udc, Lorenzo Cesa, il
sottosegretario al Lavoro, Pasquale Viespoli. Poi la convocazione di
una Giunta comunale straordinaria sotto gli occhi delle “occupanti”.
Infine la deputata del Pdl, Nunzia De Girolamo (cugina della Basile),
che in estremis, ieri mattina, è arrivata tra loro per promettere un
incontro al Ministero. Molto scetticismo tra le donne in merito alle
promesse, ma sono in attesa di ulteriori sviluppi.
Lo scorso 2 settembre una messa celebrata dall’arcivescovo, Andra
Mugione, che ha fatto girare la cassa della resistenza (creata dai
manifestanti) al posto della questua. La sua omelia è stata di grande
sostegno. Manca un solo uomo all’appello: il deputato nolano di Italia
dei Valori, Francesco Barbato. Aveva detto al Quaderno.it che sarebbe
stato con loro durante tutta la protesta: giorno e notte. Ma oggi, di
lui, non v’era traccia.
Lorenzo Palmieri
|
|