LEGGERE PER SCONFIGGERE I VIDEOGAME
Data: Sabato, 05 settembre 2009 ore 21:30:07 CEST
Argomento: Opinioni


SARA RICOTTA VOZA

Un genitore lo sa. È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un figlio abbia in mano un libro anziché il Nintendo-Ds. Da oggi però papà e mamma sapranno che non c’è colpa da parte del piccolo, perché «la lettura è una pratica innaturale, fra le più difficili in assoluto e l’uomo non è geneticamente programmato per leggere».

La frase non viene da un casting del Grande Fratello ma dal 38° Congresso mondiale Iasl - Associazione internazionale di biblioteconomia scolastica - che per la prima volta si tiene in Italia, all’Università di Padova. La teoria - ascoltata da 300 studiosi provenienti da tutto il mondo, compresi australiani, africani e un malese in turbante - è stata esposta da Aidan Chambers, star della letteratura per «giovani adulti» e della «pedagogia della lettura» anglosassone. Assolvendo i ragazzi, però, il professore bacchetta implicitamente gli adulti che soli hanno il potere di trasmettere il sapere (e il piacere) del leggere. I genitori prima di tutto, che non hanno iniziato a nutrire il cervello dei loro figli da 0 a 3 anni («anni chiave», per Chambers) e poi gli insegnanti, che dovrebbero trasformare le loro classi in «reading churchs», templi della lettura. Lui infatti è un teorico della «lettura insegnata», «precoce» e «ad alta voce»; ma insegnare a leggere, ammette, è un mestiere a sé, una specializzazione che i docenti dovrebbero apprendere a loro volta in corsi specifici. Come quelli che Chambers tiene in varie scuole della Gran Bretagna.

Professore, come si fa a trasformare i ragazzi della generazione Y - quella venuta su a videogiochi, che trova i cd dentro i cereali - in lettori forti?
«Bisogna prima formare genitori e insegnanti. Io mi occupo di questi ultimi. Ci vogliono tre anni, un incontro a settimana, perché acquisiscano una base di letture adeguate, e non solo di tecniche. Perché il problema oggi è proprio questo, che gli insegnanti non conoscono abbastanza i libri. Ma per conoscerli bisogna averli e spesso le biblioteche scolastiche non sono adeguate».

La biblioteca scolastica serve? Molti studenti italiani forse faticherebbero solo a dire a che piano si trova…
«Io parlo di scuole come di corpi di cui la biblioteca è il cuore pulsante, da cui partono carrelli pieni di libri che l’insegnante-bibliotecario manda nelle varie classi secondo le esigenze specifiche degli alunni. In ogni classe, poi, ci dovrebbe essere una biblioteca con almeno 10 libri per ogni allievo. Perché è fondamentale che ai ragazzi sia data varietà di scelta. Se la lasciassero sola 6 mesi in una biblioteca immensa con migliaia di libri ma solo sull’arte dell’uncinetto in Sicilia, quanti ne leggerebbe? Lo stesso dovrebbe valere in casa: non si può leggere se non ci sono libri, e se nessuno legge».

Perché lei raccomanda la lettura «precoce» e «ad alta voce»?
«Perché siccome leggere è “innaturale”, bisogna tener conto dei cinque sensi e della dimensione “fisica”. Soddisfare il tatto, l’olfatto, la vista, l’udito. Anche nella lettura silenziosa infatti si ascolta il ritmo. La trasmissione orale, poi, fa parte della storia dell’uomo e anche oggi un bambino legge più in fretta quello che ha già sentito. Quanto alla precocità, da 0 a 3 anni nel suo cervello si può formare un network di connessioni e conoscenze la cui ampiezza dipende dalle immagini che ha visto e dalle parole che ha sentito».

I bambini amano sentirsi leggere sempre le stesse storie e quelle che piacciono a loro. Li assecondiamo?
«Quando sono piccoli sì, ma bisogna cominciare al più presto ad aggiungere regolarmente qualcosa di nuovo e anche di meno gradito, per prepararli a cose anche più complesse».

Quanto tempo li si deve far leggere?
«A nove anni - l’età in cui normalmente sono in grado di leggere da soli piccoli romanzi in capitoli - ci vogliono almeno venti minuti perché vengano assorbiti un po’ dalla storia, e almeno altri dieci perché non vogliano smettere. Quindi mai meno di mezz’ora al giorno di lettura silenziosa, poi gradualmente aumentare perché prendano velocità. Più veloci diventano, più avranno voglia di andare avanti».

Ha parlato di lettura silenziosa. Meglio soli o in biblioteca?
«Non credo sia ancora stato provato, ma pare che leggere in un ambiente dove altri leggono in silenzio aiuti anche la lettura di chi è meno portato».

Non è mai troppo tardi per imparare a leggere?
«Fino a 25 anni, dopo si fa difficile».

Qualcosa contro l’e-book?
«Lo tengo nella giacca. Ho dentro un centinaio di libri, Dracula, i sonetti di Shakespeare, l’Idiota di Dostoevskij. Per ora vedi una pagina singola, il prossimo step sarà la doppia pagina, così sarà come un libro. Ma è perfetto per i ragazzi. È una macchina e loro amano le macchine. E poi non ha un elemento terrorizzante: lo spessore. Anche fossero 800 pagine, non le vedono…».







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