ISAIAH BERLIN E LA PASSIONE PER LE DIFFERENZE
Data: Venerdì, 04 settembre 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Isaiah Berlin e la passione per le differenze

08/06/2009 - Filosofo e pluralista. Così il New York Times definiva Isaiah Berlin in occasione della morte avvenuta il 5 novembre 1997. È proprio il pluralismo, la difesa estrema della libertà di scelta intorno ai valori, l’elemento che ha caratterizzato la vita dell’intellettuale nato giusto un secolo fa, il 6 giugno del 1909 a Riga, capitale dell’attuale Lettonia ma allora parte dell’impero dello zar.

Prima della fuga in Gran Bretagna, fece in tempo ad assistere ai moti rivoluzionari del ‘17, in Russia, un’esperienza che segnò profondamente la sua vita e le sue riflessioni.

Berlin è stato uno dei principali teorici del liberalismo del Novecento, il secolo delle grandi ideologie di massa e dei grandi totalitarismi. Il pensiero di Berlin ruota attorno alla teoria del «pluralismo dei valori» ossia alla possibilità di un individuo di aderire a diverse opzioni equivalenti e tutte legittime in egual misura. Una posizione del genere – lo spiegherà in diverse occasioni – non significa relativismo, perché quelle alternative hanno un’esistenza oggettiva che le rende tutte valide. Si tratta di ideali che non sono infiniti («possono essere, dice Berlin, 74, o forse 122 oppure 26, ma comunque in numero finito») e che orientano l’agire umano in vari modi. Alcuni valori sono antichi, altri relativamente recenti come per esempio l’idea che la varietà e le differenze siano una buona cosa, valutazione che Berlin fa risalire al romanticismo.

Due concetti di libertà del 1958 è forse il saggio più noto di Berlin. È qui infatti che si trova la famosa distinzione, divenuta classica nella seconda metà del XX secolo, tra libertà da e libertà di, libertà negativa e libertà positiva. Come spiega Salvatore Veca nella voce “Libertà” dell’Enciclopedia delle scienze sociali, non si tratta di due concezioni alternative di libertà. Piuttosto, di due accezioni diverse che ricevono il loro significato dagli ambiti diversi in cui si applica il termine. Una persona è libera in senso negativo se è lasciata agire senza interferenze o coercizioni da parte di altri. Per libertà positiva, scrive Veca, «ci riferiremo all’area in cui si situa la fonte del controllo e dell’interferenza che può determinare che qualcuno faccia o sia una cosa piuttosto che un’altra». In sintesi, se siamo liberi da costrizioni siamo liberi da se invece siamo liberi di interferire siamo liberi di.

Progressista? Conservatore? Difficile incasellare il pensiero di Isaiah Berlin negli schemi della politica e della cultura novecentesca. Certo è che il suo richiamo al valore delle differenze, della irriducibile pluralità delle idee, si oppose in maniera durissima ai totalitarismi novecenteschi ma difficilmente si sposa anche con gli integralismi politico-religiosi dell’ultimo decennio. È contro ogni monismo – ossia l’idea che esista un unico ordine giusto per le società umane – che il pluralismo di Berlin si pone. Una battaglia per la democrazia contro il dispotismo per cui governa chi sa invece di chi è scelto dal popolo.







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