USP CATANIA: OCCUPATO L'ANDRONE, IMPIEGATI RECLUSI PER 5 ORE
Data: Mercoledì, 02 settembre 2009 ore 19:11:17 CEST
Argomento: Comunicati


 

Provveditorato, occupato l'androne impiegati «reclusi» per più di 5 ore   

Alessandra Belfiore
Tensione alle stelle a Catania dopo l'esito disastroso delle convocazioni, a seguito dei tagli: 1500 senza lavoro. La protesta dei docenti è montata nel giro di poche ore e dopo un presidio permanente, apertosi alle 9 di ieri, l'Ufficio scolastico provinciale di via Coviello è stato simbolicamente occupato da un folto gruppo di docenti, circa 200. I prof hanno trovato le porte dell'Usp insolitamente ma prevedibilmente sbarrate, e a loro volta presidiate da un cordone di polizia giunto sul posto su richiesta dei dirigenti dell'Ufficio. Una reazione che ha ulteriormente esacerbato i "nuovi disoccupati", i quali per tutta risposta, nel tentativo di riunirsi in assemblea, hanno prima condotto un'azione dimostrativa impedendo l'uscita di quanti si trovavano negli uffici, e successivamente hanno ripetutamente forzato il cordone di polizia, provocando una violenta risposta - priva di conseguenze, comunque - da parte delle forze dell'ordine.
«Non siamo delinquenti - grida una professoressa, in lacrime, venutasi a trovare in mezzo allo scontro nel momento di forzatura dell'ingresso -. Se pensano che lo siamo, allora ci mandino davvero in mezzo a una strada a rubare». «Sono loro che si sono barricati dentro, non siamo stati certo noi a chiudere le porte», dice il prof. Roberto Pricoco. Soltanto la mediazione di un funzionario di polizia e di alcuni insegnanti delegati - che si trovavano già all'interno dell'Ufficio scolastico - nonché la tenacia di quanti hanno resistito pazientemente guardando dritto all'obiettivo, hanno probabilmente evitato il peggio.
Dopo più di 5 ore d'attesa, dopo momenti di aspra tensione tra manifestanti, poliziotti, funzionari dell'Usp che chiedevano di poter uscire dalla struttura; dopo l'ultima forzatura del blocco di polizia che ha permesso l'ingresso di alcune decine di manifestanti, alle 14,20 è arrivato il via libera da parte della polizia che, in cambio della regolare uscita di tutti i funzionari dall'ufficio, ha concesso l'ingresso dei manifestanti. Una conquista simbolica, anche a fronte del rifiuto dello stesso dott. Rametta, dirigente dell'Usp, di concedere i locali per assemblee pubbliche. «Non si voleva arrivare a questo. Abbiamo dovuto agire in questo modo, simbolicamente, davanti al Provveditorato - spiega la prof. Vera La Rosa, 55 anni, da quest'anno priva di incarico e con un marito disoccupato -. Sappiamo che i nostri nemici non sono certo i funzionari dell'Usp. È necessario mirare a Roma. Il governo deve retrocedere sui tagli!». La piccola folla di manifestanti era composta da professori - donne per lo più - che hanno superato abbondantemente la quarantina. Non una folla di facinorosi dunque, ma di disperati, determinati però a non mollare e a intervenire anche duramente se necessario, bloccando momentaneamente l'uscita da un pubblico ufficio, nonostante le giustificabili lamentele di chi dentro c'è rimasto per 5 ore.
«L'assemblea non può svolgersi in mezzo a una strada. L'Ufficio scolastico è la casa di tutti i docenti, non possono negarcelo», spiega il prof. Luca Cangemi, seguito a ruota dai colleghi. Nel frattempo dalla strada - prima dell'ingresso - si sono levate le proposte più disparate, ma accomunate tutte dall'obiettivo di non arrestare la protesta, almeno fino al ripristino delle condizioni lavorative del 2007, come spiega il prof. Salvo Gulino: «Abbiamo bisogno del sostegno da parte di tutti e in particolare delle famiglie dei nostri allievi. Chiediamo loro l'appoggio per ottenere una scuola più giusta, regolare e funzionale. Non si può fare Pil tagliando sull'istruzione e sui diritti degli allievi. Non abbiamo alcuna intenzione di fermarci. Impediremo l'inizio dell'anno scolastico se necessario. Non possono pensare di poter lasciare tutta questa gente in mezzo a una strada». Ieri è stata fatta una piccola azione dimostrativa. Da oggi si mira a un coordinamento regionale e nazionale che guardi direttamente al Ministero. Per quanti vogliano saperne di più c'è il sito docentiprecari.forumattivo.com. L'Ufficio scolastico provinciale resta momentaneamente occupato come centro di coordinamento della protesta.

Provveditorato, occupato l'androne impiegati «reclusi» per più di 5 ore  


Alessandra Belfiore
 Tensione alle stelle a Catania dopo l'esito disastroso delle convocazioni, a seguito dei tagli: 1500 senza lavoro. La protesta dei docenti è montata nel giro di poche ore e dopo un presidio permanente, apertosi alle 9 di ieri, l'Ufficio scolastico provinciale di via Coviello è stato simbolicamente occupato da un folto gruppo di docenti, circa 200. I prof hanno trovato le porte dell'Usp insolitamente ma prevedibilmente sbarrate, e a loro volta presidiate da un cordone di polizia giunto sul posto su richiesta dei dirigenti dell'Ufficio. Una reazione che ha ulteriormente esacerbato i "nuovi disoccupati", i quali per tutta risposta, nel tentativo di riunirsi in assemblea, hanno prima condotto un'azione dimostrativa impedendo l'uscita di quanti si trovavano negli uffici, e successivamente hanno ripetutamente forzato il cordone di polizia, provocando una violenta risposta - priva di conseguenze, comunque - da parte delle forze dell'ordine.
 «Non siamo delinquenti - grida una professoressa, in lacrime, venutasi a trovare in mezzo allo scontro nel momento di forzatura dell'ingresso -. Se pensano che lo siamo, allora ci mandino davvero in mezzo a una strada a rubare». «Sono loro che si sono barricati dentro, non siamo stati certo noi a chiudere le porte», dice il prof. Roberto Pricoco. Soltanto la mediazione di un funzionario di polizia e di alcuni insegnanti delegati - che si trovavano già all'interno dell'Ufficio scolastico - nonché la tenacia di quanti hanno resistito pazientemente guardando dritto all'obiettivo, hanno probabilmente evitato il peggio.
 Dopo più di 5 ore d'attesa, dopo momenti di aspra tensione tra manifestanti, poliziotti, funzionari dell'Usp che chiedevano di poter uscire dalla struttura; dopo l'ultima forzatura del blocco di polizia che ha permesso l'ingresso di alcune decine di manifestanti, alle 14,20 è arrivato il via libera da parte della polizia che, in cambio della regolare uscita di tutti i funzionari dall'ufficio, ha concesso l'ingresso dei manifestanti. Una conquista simbolica, anche a fronte del rifiuto dello stesso dott. Rametta, dirigente dell'Usp, di concedere i locali per assemblee pubbliche. «Non si voleva arrivare a questo. Abbiamo dovuto agire in questo modo, simbolicamente, davanti al Provveditorato - spiega la prof. Vera La Rosa, 55 anni, da quest'anno priva di incarico e con un marito disoccupato -. Sappiamo che i nostri nemici non sono certo i funzionari dell'Usp. È necessario mirare a Roma. Il governo deve retrocedere sui tagli!». La piccola folla di manifestanti era composta da professori - donne per lo più - che hanno superato abbondantemente la quarantina. Non una folla di facinorosi dunque, ma di disperati, determinati però a non mollare e a intervenire anche duramente se necessario, bloccando momentaneamente l'uscita da un pubblico ufficio, nonostante le giustificabili lamentele di chi dentro c'è rimasto per 5 ore.
 «L'assemblea non può svolgersi in mezzo a una strada. L'Ufficio scolastico è la casa di tutti i docenti, non possono negarcelo», spiega il prof. Luca Cangemi, seguito a ruota dai colleghi. Nel frattempo dalla strada - prima dell'ingresso - si sono levate le proposte più disparate, ma accomunate tutte dall'obiettivo di non arrestare la protesta, almeno fino al ripristino delle condizioni lavorative del 2007, come spiega il prof. Salvo Gulino: «Abbiamo bisogno del sostegno da parte di tutti e in particolare delle famiglie dei nostri allievi. Chiediamo loro l'appoggio per ottenere una scuola più giusta, regolare e funzionale. Non si può fare Pil tagliando sull'istruzione e sui diritti degli allievi. Non abbiamo alcuna intenzione di fermarci. Impediremo l'inizio dell'anno scolastico se necessario. Non possono pensare di poter lasciare tutta questa gente in mezzo a una strada». Ieri è stata fatta una piccola azione dimostrativa. Da oggi si mira a un coordinamento regionale e nazionale che guardi direttamente al Ministero. Per quanti vogliano saperne di più c'è il sito docentiprecari.forumattivo.com. L'Ufficio scolastico provinciale resta momentaneamente occupato come centro di coordinamento della protesta.







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