Professione Insegnante. L'alternativa possibile di Cinzia Piccinini
Data: Luned́, 31 agosto 2009 ore 10:16:37 CEST
Argomento: Opinioni


 

L’alternativa possibile di Cinzia Piccinini  

 

Una cosa positiva del nostro mestiere è che ogni anno scolastico si chiude. Anche chi gode della più granitica stabilità fa propositi di cambiamento e programma l’anno successivo, il che spesso ci impedisce di vedere che la scuola purtroppo non è fatta solo di docenti e discenti. L’ultimo decennio ha visto cambiamenti vasti, sia nella società sia nella scuola. Quelli nella scuola non hanno avuto la stessa portata in tutti gli ordini e gradi: l’unica riforma delle superiori, quella dell’esame di Stato dall’a.s. 1999-2000, ha lasciato pressoché immutato lo status quo. Le modifiche più significative sono state l’introduzione dei debiti scolastici e l’abolizione degli esami di riparazione (a.s. 1994-1995); quest’ultima - di fatto - ha garantito la promozione a centinaia di allievi che non la meritavano affatto, svilendo così pesantemente il ruolo della scuola pubblica. Anche se Fioroni ha poi cercato di invertire la rotta (2007-2008), gli effetti del suo intervento non saranno immediati. Ma di gran lunga più deleteri saranno gli effetti della recente revisione radicale degli organici: l’aumento degli alunni per classe è destinato a tradursi in una riforma ben più pesante che cambierà giocoforza il nostro modo di insegnare.

 

Come è potuto accadere che nel nostro Paese l’evoluzione dell’istruzione pubblica abbia subito un’inversione di tendenza così improvvisa e radicale? Personalmente riconosco nella debolezza della nostra categoria il motivo di questa “dismissione” della scuola pubblica, il cui unico scopo è perseguire un ben poco lungimirante “risparmio” (come se investire nell’istruzione fosse uno spreco). Il governo di centro destra, con il suo scarso interesse nei confronti dell’istruzione di massa, si è trovato la strada spianata dal quello del centro sinistra, che ha perseguito quella demolizione della figura dell’insegnante che per decenni è stato lo sport preferito della sinistra tradizionale in Italia, ipocrita e operaista.
La debolezza della nostra categoria è sicuramente dovuta alle divisioni interne, all’individualismo, al fatto che i sindacati spesso non hanno saputo contrastare efficacemente gli oltraggi mediatici di cui sopra. La divisione più macroscopica è quella fra insegnanti a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato. Abbiamo permesso che nella nostra categoria esistesse questa anomalia del personale precario, un polmone artificiale per poterla ampliare e dimagrire a volontà, e ora che nella scuola ci sarà questo primo “licenziamento di massa” - che tecnicamente si configura come prima “non assunzione” dopo anni di assunzioni temporanee - ci sembra di non poter fare niente. A ciò si aggiunga che i sindacati sono divisi: il 30 ottobre 2008, proprio in occasione del più grande sciopero del mondo della scuola che io ricordi, il pomeriggio stesso due sigle sindacali ne vanificarono gli effetti firmando un accordo con il governo, che (forse anche per questo) si permise di tenere in scarso conto quello sciopero, rimandando solo di un anno la riforma alle superiori.
Che fare?
Penso che ciascuno possa/debba fare la sua parte: i singoli docenti usino la Sala Insegnanti e le ore di assemblea sindacale (si fanno richiedere dalle RSU) non per lamentarsi ma per organizzare le loro azioni, di contrasto ai dirigenti se occorre, ma anche di supporto alle forze politiche e sindacali contro l’impoverimento della scuola pubblica. Il Collegio è il nostro organo ufficiale e le assemblee sono la nostra organizzazione di base e il luogo dove la voce dei singoli può strutturarsi per uscire dall’edificio scolastico.
I sindacati facciano il loro mestiere, dimenticando una volta tanto di sottolineare le differenze, del resto dopo averli frequentati un po’, nella mia provincia e regione, ho imparato che le sigle spesso sono meno importanti della integrità morale e della forza combattiva delle persone che militano per una o l’altra.
Orfana di appartenenza sindacale ho apprezzato nel corso del 2009 il ruolo di Professione Insegnante, non un sindacato contro i sindacati ma un “laboratorio di critica sindacale”, i cui animatori sanno far uscire idee e proposte, hanno esperienza di normativa e possono consigliare i docenti e sostenerli nei mille casi diversi della loro esperienza lavorativa, riconoscono l’importanza delle OO.SS., ma rivendicano il loro rinnovamento e il desiderio che i sindacalisti siano protagonisti della lotta, non solo i promotori (si veda a questo proposito le “Quattro proposte ai sindacati” di Professione Insegnante). Alla formazione ufficiale di questa associazione con fini anche sindacali ho dato la mia adesione e chiedo a tutti gli insegnanti di sostenerla, con l’iscrizione certo, ma anche con la lettura costante dei suoi contributi e la discussione delle proposte che riusciremo insieme ad elaborare.

Ferrara, 31 agosto 2009 - Cinzia Piccinini - Associazione Professione Insegnante







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