IN SICILIA LA FABBRICA DEGLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO
Data: Lunedì, 31 agosto 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Comunicati


In Sicilia la fabbrica degli insegnanti di sostegno di Enza Cusmai Strumenti utili Carattere caricamento in corso... caricamento... Invia a un amico Stampa Rss Condividi su Facebook OKNOtizie Segnala su OKNOtizie Palermo - Dai numeri non si scappa. Anche quando si parla di insegnanti di sostegno per bambini handicappati. Che al Sud sono il doppio di quelli del Nord. Il primato negativo? Se lo aggiudica la Sicilia. Alle superiori, i docenti speciali raggiungono l’11% del totale: 3.085 su 26.325. Seguono a ruota Basilicata, Umbria e Puglia con il 10%. Niente a che vedere con i numeri che si riscontrano nelle regioni del Nord: In Veneto la quota alle superiori si ferma al cinque per cento, in Lombardia al 6. Come mai? Basta scorrere i certificati originali delle Asl per rendersi conto che qualcosa non quadra: tra i documenti si annidano vere chicche del paradosso. In Sicilia, per esempio, era stato richiesto un insegnante di sostegno per un bambino «affetto da strabismo». E che dire di una criptica diagnosi siglata «Nac»? Nessuna nuova malattia che sfugge ai medici. Nac sta per «non altrimenti certificato». Una patologia inventata su misura per compiacere qualche scuola che ha bisogno di piazzare un insegnante, a qualunque costo. A Enna, c’è qualcosa di ancora più esilarante. Era stata accertata dalla Asl una «grave difficoltà di apprendimento della lingua italiana». Ma i medici si sono dimenticati di specificare che il bambino era arabo. Anche l’elenco delle patologie in qualche modo forzate è lungo. Come quella dichiarata dal «Dipartimento materno-infantile, unità di psicologia clinica e di comunità della Basilicata». La diagnosi degli specialisti richiedeva il sostegno totale per un «deficit di attenzione e di iperattività». Assegnato immediatamente nella scuola dove c’era il bambino ribelle. Peccato che nell’elenco ufficiale delle patologie dell’handicap questa non esista. E per l’iperattività (soltanto alcune centinaia di casi conclamati in tutta Italia) serve un supporto psicologico e una cura farmacologica. Non un insegnante di sostegno. Ma sono dettagli irrilevanti. Il risultato è che la scuola si ritrova un docente in più da utilizzare come tappabuchi ovunque ce ne sia bisogno. Ma sono molte le patologie che le Asl del Sud dispensano per ottenere un docente, tutte escluse dalla legge 104 che regolamenta il sostegno: una viene definita «disturbo del linguaggio». oppure «immaturità affettiva», o ancora «disturbo dell’apprendimento» e «disturbo dell’adattamento emotivo-relazionale in soggetto con grave obesità», «dislessia». Insomma, ogni regione del Sud ha la sua casistica creativa. In Campania, per esempio, si sono verificati più casi di bambini stranieri a cui è stato concesso il sostegno. In realtà al posto di un professore-bis avrebbero avuto bisogno di un corso intensivo di italiano. Il direttore della Campania ammette l’abuso. «A volte le Asl individuano nei docenti di sostegno un’assistenza sociale», spiega Alberto Bottino che critica questa confusione di ruoli. «Spesso non si distingue l’handicap motorio da quello che affligge un bambino autistico. Ma non si può accogliere nelle classi chi non è neppure in grado di relazionare con gli altri». Dalla Campania al Molise, dove, invece, fa tendenza definire handicappato un bambino che ha «un disagio economico e sociale». Salvo scoprire che dietro la definizione c’è un ragazzino col padre in carcere. Ma le forzature avvengono anche per vie legali. Con sentenza. «Abbiamo situazioni in cui dobbiamo garantire ben 30 ore settimanali a ogni bambino e le dobbiamo eseguire, per ordinanza», spiega il direttore regionale Giuseppe Boccarello, che ammette: «Ci sono stati anche abusi ma soprattutto a volte il sostegno viene usato in maniera indebita. Sulla base di valutazione delle Asl che non sono congrue». Come quelle di Trapani dove «un lieve deficit cognitivo» o un «ritardo nel meccanismo di apprendimento» erano diagnosi rilasciate con una certa larghezza ammette Marco Anello, direttore provinciale scolastico. «Ma se noi non provvediamo davanti a una certificazione Asl possiamo essere accusati di omissione di atti d’ufficio». E chi prova a tagliare i posti di sostegno rischia grosso: «Quest’anno mi sono stati tagliati più di 200 posti e nel mio ufficio è successo il finimondo, mi hanno occupato il provveditorato».





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