Insultata sul web, vince la causa Google svela chi è il blogger
Data: Giovedì, 20 agosto 2009 ore 09:19:28 CEST
Argomento: Rassegna stampa


La modella canadese Liskula Cohen non deve essere un tipo da lasciar correre. "Se qualcuno ti attacca per strada - ha detto recentemente - tu non lo lasci andare come se niente fosse". E poco importa se lo scenario non è la Fifth Avenue ma internet: una diffamazione resta tale anche se viene messa nero su bianco nei post di un blog. Almeno è questo ciò che ha stabilito una sentenza della Corte Suprema di New York, secondo cui Google, proprietario della piattaforma Blogger.com, deve svelare l'identità dell'anonima internauta che lo scorso anno ha insultato la modella trentaseienne.

Già il titolo del sito era tutto un programma. "Skanks in New York City", porcone a New York. In cinque soli post, pubblicati tutti il 21 agosto del 2008, l'autrice bollò la Cohen come "psicotica, bugiarda, puttana", condendo il tutto con frasi tipo "la disperazione trapela dalla sua anima, sempre che ne abbia una". Apriti cielo. La Cohen, infuriata, si rivolse al tribunale di New York chiedendo che Google desse il nome di chi aveva scritto quelle cose. Il gigante di Mountain View si oppose ("motivi di privacy") finché il giudice Joan Madden non ha messo il sigillo finale a una storia destinata a far parlare a lungo. "La protezione del diritto di comunicare anonimamente - ha spiegato il magistrato - deve essere bilanciata dall'esigenza di assicurare che le persone che scelgono di abusare di questo mezzo possano rispondere di una trasgressione".

Attraverso l'indirizzo ip Google ha così scoperto che il blog era stato aperto da una conoscente della Cohen, una donna che, per usare l'espressione della modella, "mi trovavo sempre tra i piedi al ristorante o alle feste". E mentre il portavoce di Mountain View Andrew Peterson mette le mani avanti ("Solidarizziamo con tutte le vittime del cyberbullismo. Tuttavia ci prendiamo molta cura per il rispetto della privacy e forniamo informazioni sui nostri utenti solo se c'è un'ordinanza del tribunale o un atto"), per il legale della Cohen Steven Wagner "internet non è un posto dove diffamare liberamente la gente. Questo cambierà il modo in cui alcuni si comportano in Rete".







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