I TAGLI E I PRECARI: QUALE RISPETTO PER LA SCUOLA DEL SUD?
Data: Mercoledì, 12 agosto 2009 ore 00:36:03 CEST
Argomento: Opinioni


Emilia insegnante del Sud scrive:
Le mani sul futuro, mani anche sul futuro del sud. I ministri ritengono che la scuola del sud sia poco formativa e gli insegnanti incapaci. Tagli indiscriminati che non tengono conto neanche dei contesti socioculturali difficili. Come docente, mi dispiace che poco si parli della scuola italiana del sud Italia, dei suoi problemi nettamente ignorati dalla riforma. In base alla mia esperienza di docente di scuola media in scuole situate in zone a rischio, ritengo che il voto in condotta sia una misura a dir poco inefficace. I ragazzi difficili hanno bisogno di sostegno, di aiuto, di sicurezza e di stabilità. Ho insegnato in una classe dove dovevo gestire il disagio economico di chi nella scuola dell’obbligo non aveva neppure i soldi per acquistare i libri di testo. Lo Stato, il diritto di tutti allo studio garantiti dalla Costituzione? Ha faticato duramente per un anno scolastico per conquistare la fiducia, il rispetto di alunni che conoscevano solo la violenza e la dura legge della strada. Lo Stato che cosa ha garantito a questi ragazzi, un’altra insegnante precaria lotterà al mio posto per aiutarli nel loro cammino di crescita. Matilde Serao diceva “Sono belli, i bimbi di Napoli, e ridono e giocano”, oggi io dico “sono belli i bimbi di Napoli, ma non ridono e non giocano, essi molto intuitivamente hanno capito che al potere poco importa di loro. Quando cercavo di leggere gli articoli della Costituzione mi dicevano con il loro colorito dialetto “Noi non siamo italiani, siamo napoletani “. Questo significava lo Stato non c’è, qui non esiste. Le mani sul futuro sono già state messe da tempo. Entrate in una scuola di Napoli dove l’alunno provoca in continuazione l’insegnante: lo fa con frasi per nulla inerenti all’argomento che si sta trattando; lo fa con parole forti, audaci; lo fa con occhiate di sfida; lo fa rivolgendosi anche ai compagni, stuzzicandoli, minacciandoli, mettendoli in difficoltà. Lo fa in continuazione e fino all’esaurimento delle persone che convivono insieme con lui nella stessa aula. E’ talmente abile, che riesce a coinvolgere altri soggetti del gruppo classe, riesce a sedurli e lo fa talmente bene, che quelli nemmeno si accorgono di andargli dietro e fare il suo gioco; lo fa talmente bene, che anche l’insegnante cade nella trappola e fa a sua volta il suo gioco, cadendo in una spirale senza uscita. Ed ecco innescata la dinamica negativa del gruppo, dove tutti i rapporti ruotano attorno a quella figura “deviante”, che diviene protagonista. Conseguenza: IL CLIMA DIVIENE INSOSTENIBILE, LE FORZE SI ESAURISCONO, IL LAVORO SUBISCE UNA BATTUTA D’ARRESTO, IL RENDIMENTO SCOLASTICO DELL’INTERO GRUPPO CLASSE TENDE A RETROCEDERE (salvo rare eccezioni), e la situazione sfugge letteralmente di mano. Lo Stato paradossalmente chiede con il decreto di creare classi con 33 alunni. Il professore che ha classi con 17- 20 alunni è un fannullone, lavora poco occorrono tagli, del resto la panacea del ministro è offerta tramite il voto in condotta. La scuola è accoglienza, integrazione, è fatica sudore dei docenti che come me tornano sfibrati a casa e cercano ogni giorno nuove strategie educative per offrire una speranza anche agli emarginati della sociètà. Ho conosciuto il dolore di ragazzi che soffrono per la lontananza da genitori reclusi, ho visto il dolore di chi ancora bambino si deve caricare del peso familiare dei fratelli più piccoli, ho visto il dolore di chi ha le capacità di studiare e non ha soldi, ho visto casi di scarsa igiene personale e di degrado e di abbandono. Offrite di più a questi ragazzi, non eliminate risorse permetteteci di fare i FANNULLONI. Vi confesso che ho pianto quando per colpa di un numero, non sono riuscita a rientrare nella stessa scuola con incarico annuale e i miei ragazzi si sono sentiti traditi. Come spiegargli che vivendo in una zona periferica non IN, per colpa del precariato non hanno sempre gli stessi insegnanti, ma cambiano ogni anno. Volentieri sarei ritornata da loro, tra i pidocchi di chi vive emarginato e tra la ricchezza dei figli dei malavitosi. Devo ritenermi fortunata perché, nonostante tutto, ho ottenuto un incarico annuale, ma mi sento derubata come quei ragazzi del mio futuro. Aveva ragione  Don Milani  “La scuola si comporta come quello strano individuo che invita qualcuno a casa nella consapevolezza che non accetterà mai l’invito “, Questo potrebbe essere lo slogan della riforma.”IL compito della scuola è chinarsi su chi ha avuto di meno per dargli di più”. Oggi non è più così, la scuola non è da considerare come ammortizzatore sociale. Cara ministra Gelmini, lotti per eliminare le baronie, i privilegi, lotti per dare una speranza e non per i TAGLI. Cosa crede di premiare a chi andranno gli aumenti per il merito “ai soliti furbi “e chi fa il proprio dovere viene dimenticato, scartato, come al solito insieme ai ragazzi paghiamo noi giovani precari, l’ultima ruota del carro. Togliete le mani dal nostro futuro, anche noi abbiamo diritto ad una famiglia,non toglieteci la fiducia nel futuro, cosa potremmo fare per i nostri allievi se neanche noi crediamo che lottare e faticarsi un titolo di studio è inutile?La questione scuola riguarda tutti gli italiani non solo docenti e universitari. La questione scuola riguarda l’ etica di ognuno di noi.
Cosa direbbe Don Milani della riforma Gelmini. La scuola serve a dare opportunità anche al figlio dell’operaio di risalire la scala sociale. Entrate in una scuola di Napoli e …







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