LE COSE CHE GLI INSEGNANTI NON DICONO
Data: Luned́, 10 agosto 2009 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


“Un pensiero che impara è un pensiero che passa attraverso la guerra, che la abita. Un pensiero che se ne sta in pace, non impara. L’abilità dell’insegnante è mantenere il più possibile la mente del bambino in guerra.” Da questo originale presupposto teorico prende le mosse l’interessante saggio di Andrea Muni, insegnante elementare e ricercatore universitario udinese (“Cose che gli insegnanti non dicono. Come i bambini imparano e si costruiscono la propria storia, Armando, pp. 160, € 13), che propone una didattica alternativa, soprattutto per quanto riguarda l'insegnamento della storia, con una metodologia si pone tra la fenomenologia, l'ermeneutica e l'esistenzialismo. Il lettore si trova davanti a un discorso semplice e senza fronzoli, mai punteggiato da altisonanti paroloni, immergendosi in un immaginato dialogo tra insegnante ed alunni, la cui protagonista è la famosa guerra del Peloponneso, che segna il passaggio dall'apogeo del mondo classico alla sua decadenza.
Ne emerge la figura di un insegnante che Muni definisce “tragico” , un uomo che sperimenta istante per istante la propria insufficienza e i propri limiti, proprio nel rapporto con gli alunni. E dal dialogo sgorgano domande su cosa significhino per noi, oggi come nell' antichità, parole quali "democrazia", "progresso" e "intelligenza". Andrea Muni attraverso questo saggio vuole sperimentare il passaggio da una didattica della certezza ad una del dubbio, da una didattica come tecnica applicativa, di calcolo e di controllo, ad una didattica come luogo aperto e libero del pensiero. Ecco superati tutti i limiti soliti dei tradizionali testi di tal genere, quelle rappresentazioni idilliche di un insegnante ideale e di una situazione scolastica da applaudire: in questo coraggioso saggio il docente non è padrone della situazione, non lo può e non lo vuole essere, vive continuamente sconfitto da altro, che sfugge al suo controllo. Ma proprio per questo è un vero insegnante: perché la didattica è tutta lì, in quella meravigliosa tragedia che vuol dire, oggi, insegnare.

SILVANA LA PORTA






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