Lettera aperta al Ministro di un docente ricorrente da sito ANIEF
Data: Giovedì, 30 luglio 2009 ore 16:55:04 CEST
Argomento: Comunicati


Caro Ministro Gelmini,

noi docenti (nostro malgrado ricorrenti per qualcosa che ci spetta di diritto, reclamato dall’ANIEF già nel 2007) siamo profondamente delusi per come il suo Ministero stia “dando disposizioni” per ignorare le ordinanze e/o le sentenze dei tribunali che nel nostro Paese dovrebbero, e rimarchiamo dovrebbero, essere sovrane, in quanto dettate dalla Costituzione, unica a poter e dover garantire i diritti (o scelte) dei cittadini. Il suo Ministero, infatti, giudica “inopportuno” l’inserimento dei docenti in graduatoria in base al proprio punteggio.

 

 

Questo cosa significa? Per sillogismo, giudica “inopportuni” anche tribunali, leggi e Costituzione?

Tale situazione ci sconforta molto, dato che uno dei cardini del prossimo anno scolastico dovrebbe, e rimarchiamo ancora il verbo dovrebbe, essere l’insegnamento e la valorizzazione di “Cittadinanza e Costituzione”: noi (perché ci crediamo davvero) abbiamo sempre insegnato ai nostri ragazzi, anche negli anni passati, che l’Italia è un paese di diritto, in cui la Costituzione è sovrana e che le leggi derivanti da essa e non in contrasto con essa, devono essere rispettate da tutti.

Non è forse così o ci è sfuggito qualche passaggio?

Noi desidereremmo allora, caro Ministro Gelmini, che ci spiegasse cosa intende Lei per legalità e per merito, dato che ignorare Costituzione, leggi, sentenze ed ordinanze ed inserire in graduatoria un docente con 100 punti dietro uno che ne ha 10 non sembra né “legale” nè “meritorio”.

Ci risulta molto difficile pensare che questi comportamenti possano portare ad una scuola basata sul merito e sulla legalità, come Lei, caro Ministro, va proclamando da molti mesi.

Non è legale, forse, che quando c’è una disputa su qualcosa ci si rivolga ai tribunali (che agiscono nel rispetto della Costituzione) e ci si attenga al loro giudizio, anche se contrasta col nostro vantaggio personale?

O forse è legale “opporre resistenza” in qualunque modo contro tale giudizio quando va nel verso (o interesse) diverso dal nostro?

Probabilmente è legale ignorare leggi e Costituzione perché fa comodo a qualcuno, compresi alcuni docenti e sindacati (le cui tesi però non fanno mai riferimento alla Costituzione e alle leggi: perché?), in nome di “scelte” che sono state fatte sulla base di “indicazioni incostituzionali”, particolare però per qualcuno “insignificante”.

E per merito cosa intende, caro Ministro?

1) Essere nati in Padania?

2) Essere residenti o domiciliati dal Po in su?

3) Avere fatto delle “scelte” (incostituzionali) due anni fa?

Questa linea di condotta del Ministero è adottata in nome di scelte anticostituzionali (ho mutui da pagare) in difesa dei diritti dei “controinteressati”, in nome di scelte, di aspettative e diritti acquisiti (?). In base a cosa si afferma ciò se il diritto a lavorare prima di un altro collega si acquisisce non per “scelte” ma per legge, per merito, e quindi per punteggio?

Il precedente inserimento in graduatoria non consacra alcun “diritto costituzionale”, se non a parità di punteggio.

Le paure dei nostri colleghi “pro coda” (perché di paura si tratta e non di razzismo, almeno ce lo auguriamo) sono legittime e condivisibili, ma non sono solo paure dei docenti “controinteressati”, ma di tutti noi “precari” che, in illo tempore, ci spostammo al Nord, al Centro o al Sud indistintamente e che ora, anche noi, il mutuo non potremo pagarlo grazie ai tagli (che angosceranno soprattutto il Sud) ed alle briciole delle immissioni (che, se ci saranno, saranno sempre e comunque quasi solo al Nord); anche in altre parti d’Italia si possono accendere i mutui, non solo al Nord, e, quindi, anche noi “docenti” avevamo programmato di pagare il mutuo senza “tagli” ed alla luce delle 150.000 immissioni (per “legge” e non per “scelte”) e ed ora non potremo più pagarlo e non per nostre scelte sbagliate o di convenienza.

Quindi si abbia almeno la decenza di non (stra)parlare di scelte sbagliate o di convenienza dei docenti ricorrenti, considerati anche “furbetti”, per usare un eufemismo.

Non si può giocare una partita alla pari quando si parte già con un gap (tagli massicci e immissioni quasi nulle principalmente al Sud) e non si dà la possibilità di spostarsi su tutto il campo: inoltre, le uniche “regole” che devono valere sono quelle fissate da un arbitro al di sopra delle “parti” e dei “particolarismi” (quale può essere solamente la Costituzione) e chi ha il diritto di star davanti in classifica è colui che ha “racimolato” più punti.

Ed è per questo che, revocando anche altre tessere sindacali, in quanto ci sentiamo delusi e non più rappresentati, ci siamo affidati all’Anief, che non vuole imporre qualcosa, come altri stanno tentando di fare, ma vuole ribadire e difendere LA LIBERTA’ (costituzionale e sancita anche dai tribunali) di ciascun docente di potersi trasferire sull’intero territorio italiano (ANCHE DAL NORD AL SUD, DAL SUD AL SUD O DAL NORD AL NORD!) per lavorare e/o per vivere la propria vita accanto ai propri cari, facendo sacrifici e guadagnandosi il pane esclusivamente secondo il proprio punteggio (merito), senza rubare niente ad alcuno, dato che nessuno pretende di stare davanti a chi ha più punti di lui inserito in una data graduatoria (sarebbe vessatorio), e da sempre, senza scontentare nessuno, chi ha più punti sta davanti a chi ne ha meno (è meritorio), in qualunque parte d’Italia: si chiama “meritocrazia”, cioè la possibilità di “giocarcela” tutti alla pari (pari opportunità), secondo un punteggio acquisito da tutti noi (indipendentemente dalla provenienza) dopo anni di studio (laurea e specializzazione) ed un servizio legalmente prestato, sia ben inteso: siamo i primi a pretenderlo.

Non è forse questo il vero merito?

Nelle graduatorie d’istituto chi è che si lamenta di stare dietro ad un collega che ha più punti di lui? NESSUNO, appunto perché il sistema (l’unico possibile) è giusto ed equo PER TUTTI.

Ed ammesso e non concesso, le regole valgono quando entrambe le parti interessate le rispettano fino in fondo, senza cambi di scenari e senza penalizzazioni alcune.

Dato che una “eventuale” condicio sine qua non per impedire il successivo ingresso in graduatoria poteva essere rappresentata dalle 150.000 immissioni in tre anni, e considerati ad oggi gli sviluppi ed il mutato scenario, le “presunte” regole non valgono più e non avrebbero dovuto neanche essere fissate, data la loro palese incostituzionalità denunciata dall’Anief già dal marzo 2007 (e non oggi!), dovremmo saperlo tutti; ma in realtà c’è chi fa finta di non saperlo perché, per ora, spera di avere un tornaconto personale eludendo la Costituzione: ma tanto è un particolare “trascurabile”.

Gli stessi docenti (che in realtà non vogliono il rispetto del merito e della legge: e poi i “non corretti” saremmo noi che facciamo ricorso?) che andranno ad insegnare ai propri alunni nelle scuole che:

1) la Costituzione è sovrana al di sopra di tutto e di tutti;<endif>

2) il voto (= punteggio) è meritocratico;<endif>

3) la legge ed il giudizio dei tribunali (certezza dell’applicazione dei provvedimenti giurisdizionali) valgono per tutti e devono essere rispettati da tutti.

A tal proposito ognuno commenti secondo la propria onestà intellettuale.

Rimarchiamo il fatto che, anche alla luce di questo nuovo scenario catastrofico (sia per i tagli che per la crisi che ci affligge), oltre al diritto sacrosanto del trasferimento, sarebbe stato ancora più opportuno ed equo, ed avremmo preferito, fosse stato permesso A TUTTI I DOCENTI di poter lavorare, oltre che in qualunque parte d’Italia col buon vecchio e caro trasferimento, inseriti, in base al proprio punteggio, in più province ed avendo così TUTTI più chances lavorative.

Ma è davvero sconfortante vedere come, invece, leggi, ordinanze e, soprattutto, Costituzione vengano ignorate dal suo Ministero che, in quanto Ministero della Repubblica Italiana, dovrebbe essere il primo garante di tutto ciò.

Caro Ministro Gelmini, ci dia ora una prova vera di ciò che dice, e cioè di voler attribuire alla Costituzione l’importanza che merita nella nostra vita di cittadini e sottolineare che essa è davvero sovrana per tutti (anche per docenti e sindacati pro coda e per i dirigenti del Ministero) e di voler premiare sul serio il merito, che può avvenire unicamente per punteggio e non per appartenenza o collocazione etno-geografica.

Sarebbe un buon esempio e, soprattutto, un buon inizio per poter cominciare a gettare le basi per una scuola costruita sulla legalità e sul merito.



Cordiali Saluti



Un docente ricorrente

 

 

 







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