ESAME DI DIALETTO AI PROFESSORI: POLEMICHE E LA LEGA FRENA
Data: Giovedì, 30 luglio 2009 ore 08:33:42 CEST
Argomento: Comunicati


La Lega frena sul test di dialetto per i docenti. Dopo l'alzata di scudi di ieri del deputato Paola Goisis ("su questo punto andremo avanti fino alla fine"), il capogruppo del Carroccio alla Camera Roberto Cota butta acqua sul fuoco. Basta con le polemiche, è il suo appello. Le riforme, precisa, le fa il Parlamento e "non devono essere affidate a estemporanee proposte anche se provenienti da presidenti di commissione". Il riferimento di Cota è al presidente della commissione Cultura della Camera Valentina Aprea che ieri, proprio per il contrasto che era sorto nella maggioranza sull'emendamento della Lega che introduceva il test per i docenti, aveva sconvocato il comitato ristretto della commissione imprimendo uno stop all'esame della riforma.


La frase di Cota, però, fa andare su tutte le furie l'Aprea che accusa il deputato leghista di voler esautorare in questo modo il Parlamento. Non è vero, dice, che le riforme le deve fare solo il governo. Il governo, intanto, con il ministro della Scuola Mariastella Gelmini, non solo prende le distanze del testo all'esame della commissione ("non è un testo del governo"), ma apre all'esigenza della Lega di "legare i docenti al territorio". In più c'é una proposta di legge, presentata tempo fa dal Carroccio sull'insegnamento del dialetto e delle tradizioni nelle scuole, sulla quale, per il ministro, si potrebbe ragionare. Su questi temi, insomma, "non c'é nessuna conflittualità tra Lega e Pdl - precisa la Gelmini - è una polemica distante dalla realtà". Eppure nel Pdl si continua a contestare l'articolo 11 della proposta di legge del Carroccio sulla scuola che la Goisis aveva chiesto che venisse recepita nel testo Aprea. In particolare ci sono due commi che vengono definiti "pericolosi" da alcuni componenti della maggioranza in commissione. Si tratta di due questioni che dovrebbero valutare i Comitati di valutazione regionale per consentire l'iscrizione dei docenti nell'Albo regionale. La prima, è quella secondo la quale il Comitato dovrebbe verificare "l'influenza che il sistema valoriale del docente" e cioé le sue conoscenze linguistiche, culturali e delle tradizioni, potrebbero avere "sull'apprendimento degli studenti, influenzando il loro sviluppo fisico, intellettuale, linguistico, culturale ed emotivo". "Vorrebbero insomma - spiega un esponente del Pdl in commissione - che si valutasse quanto l'essere napoletano di un docente, ad esempio, possa avere ricadute sulla formazione e la preparazione di uno studente veneto. Anche e soprattutto per quanto riguarda la sua conoscenza del dialetto e delle tradizioni locali". La seconda questione che pone la Lega è che il docente dovrebbe essere valutato anche per quanto riguarda la sua capacità di "promuovere l'educazione alla cittadinanza, alla legalità e alla salute, nonché al rispetto delle proprie radici culturali". "Si tratta di norme - prosegue Valentina Aprea - che non trovano un accordo all'interno del centrodestra ed è per questo che ho sospeso l'esame del testo. In attesa che si raggiunga un'intesa". L'opposizione intanto resta sul piede di guerra con il leader del Prc Paolo Ferrero che accusa il Carroccio di "depistaggio". Mentre la crisi imperversa la Lega ci fa parlare "delle stronzate del dialetto", afferma. Meno strong, ma altrettanto incisiva è la presa di posizione del capogruppo del Pd in commissione Cultura Manuela Ghizzone che se la prende anche con la Gelmini: "Stupisce che mentre la Lega cerca di simulare passi indietro per sgonfiare le polemiche sui test di cultura e dialetto locale, il ministro Gelmini non esiti a fare passi in avanti che ridicolizzano ancora di più la scuola pubblica".


DARIO FO, TEST E' UTOPIA DEGLI INCOLTI

Un test di dialetto agli insegnanti? "E' un'utopia degli incolti. Serve solo a creare uno sconvolgimento, con l'intento di eliminare i professori del sud che insegnano al nord. Eppure i più grandi linguisti e esperti di dialetti che ho conosciuto venivano proprio dal meridione". Così Dario Fo commenta la proposta della Lega di inserire un test per i professori dal quale emerga la loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare. "Ci vorrebbero dieci anni solo per creare i maestri dei maestri dei maestri" continua il premio Nobel.

"Io studio dialetti da quando sono nato e non ho scritto pezzi solo in lombardo, ma anche in calabrese, siciliano, napoletano, romanesco. Il problema non è solo la conoscenza dei termini usati ma la zona in cui ci si trova. Io solo del lombardo ho contato circa 50 varianti, tra montagna e pianura... Sono stati alcuni poeti lombardi, come Matazone da Calignano a inventare una lingua intermedia composita". E così anche in Campania, andando da Napoli in provincia io non capisco più nulla, ci vuole l'interprete". Servirebbero, dice il commediografo "duemila vocabolari da iniziare a stampare subito. E' ridicolo pretendere che un professore sappia come analizzare la progressione legata ai dialetti, anche perché sarebbe inscindibile dalla conoscenza molto profonda della storia e la tradizione di ogni zona". Senza considerare che "in certe città il dialetto non si parla più. Persino mio figlio quando legge Carlo Porta, ha bisogno del dizionario". Infine, conclude Fo: "Vorrei farlo io un test ai politici che hanno avanzato questa proposta. Mi piacerebbe chiedere a quelli della Lega, che é nata in Lombardia, quanto sanno veramente dei poeti lombardi, quanto a fondo conoscono la storia e le tradizioni della loro regione".







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