Esami di stato:è possibile modificarli?
Data: Martedì, 21 luglio 2009 ore 15:02:10 CEST
Argomento: Opinioni


Al di là dei consueti luoghi comuni sugli esami di stato, come il riscoperto rigore, le lusinghe degli scritti, il bilancino sui voti, l’inutilità delle tesine ecc., un autentico dibattito sul loro contenuto specifico non è stato apertamente avviato, tranne fra le camere degli esperti che, siccome sono tali, ne viene colto pochissimo dall’esterno. Si possono infatti apportare tutte le argomentazioni pro o contro l’attuale formula di giudizio, ma il contenuto non cambia: gli esami di fine quinquennio di istruzione superiore così come sono oggi, e pure ieri, certificano molto poco sulle reali capacità dei ragazzi. Già la scatola nera dell’ammissione agli esami è di per sé un mistero perché la si autorizza con severità agli interni, mentre chi si è ritirato prima del 15 marzo ha il diritto a parteciparvi e nulla viene richiesto, tranne il documento di avvenuto esodo dalla scuola. E questa è già una prima evidente ingiustizia che penalizza chi accetta fino all’ultimo la scuola, ma che premia il furbo neghittoso pronto magari all’arrembaggio dove le fiancate sono più basse. Ma c’è un’altra considerazione: come si fa a non ammettere dopo cinque anni di scuola? Che lavoro ha fatto e che impegni ha preso il consiglio di classe su quel singolo studente nell’intero arco di studi? Come ha fatto, in altri termini, a portarlo fino al quinto se poi è costretto a fermarlo alle soglie ultime del diploma? Non è forse una sconfitta dei docenti e della scuola nel suo insieme? Ma andiamo oltre: non è stato spiegato con scienza che significato possa avere un voto unico sul diploma con cui si dà un giudizio finale al candidato, non solo sulle sei materie delle prove, ma anche sulle altre già studiate e non presenti agli esami. La Confinidustria reclama personale preparato, il Miur lancia la nuova istruzione tecnica con questo scopo apparente, ma agli effetti pratici un voto unico cosa racconta sulle reali competenze di un neo geometra o di un neo liceale? Se si mettono tutte queste riflessioni insieme si capisce come l’attuale formula d’esame ha bisogno di essere superata, benché le modalità siano state da tempo annunciate, ma non pare ci sia la volontà giusta per applicarle. Intanto al quinto anno è ormai impensabile di bloccare un giovane bocciandolo, sia prima degli esami sia dopo. Nei primi quattro anni c’è tutto il tempo e le occasioni per farlo, ma mai al quinto, tant’è che la riforma delle superiori prevede già due bienni (1-2 e 3-4) e un monoennio (5^ anno). E al quinto anno l’esame finale va fatto, non sulle sole materie scelte dal ministero, ma su tutte quelle previste dal piano di studi, mentre su ogni singola disciplina deve essere espresso un giudizio (o anche il voto numerico) dettagliato che testimoni le reali competenze e le capacità del candidato. Il diploma così diventa un certificato delle competenze e con quella certificazione si cerca lavoro o si entra all’Università. Si possono avere, per paradosso, su dieci materie del corso di studi, anche nove insufficienze, ma in un’unica si può eccellere e che può essere proprio quella che interessa a una particolare azienda o a una particolare Università. La scuola ha l’obbligo di definire nel dettaglio i livelli di conoscenza, di competenza e pure di comportamento al quinto anno, mentre spetterà al ragazzo scegliere cosa fare: ripetere ancora o tentare l’avventura altrove. In molte parti d’Europa fra l’altro il sistema è esattamente questo, come la Mission della istruzione è quella di educare innanzitutto alla cittadinanza. Impelagarsi ancora su tesine copiate, clonate o rifatte; rispolverare bilancini farmaceutici fra i membri della commissione per dosare un solo voto che non scontenti o che punisca o riscatti appare non solo anacronistico, ma anche umiliante per chi si ci arrovella. Ogni singolo docente, a conclusione degli esami di Stato, si deve assume le proprie personali responsabilità, con scienza e coscienza, senza compromessi col collega e senza i difensori interni che tentano sempre di parare i colpi.
PASQUALE ALMIRANTE






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