Twitter, un hacker ne ha svelato i segreti
Data: Sabato, 18 luglio 2009 ore 14:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Si fa chiamare Hacker Croll ed è riuscito a mettere le mani su un mucchio di informazioni riservate e dati sensibili ricavandole dai server di Twitter. Poteva tenere per sé tutti quei dati? Ovviamente no (altrimenti, che senso avrebbe avuto l’hacking?) e così ha pensato di trasmetterle, in 310 file in un archivio zippato, a due blog tecnologici: il francese Korben e l’americano TechCrunch. E ora, quei dati, stanno facendo il giro del mondo.

Ma cosa è accaduto esattamente? Secondo quanto riferisce il New York Times, la fuga di notizie sarebbe avvenuta circa un mese fa: è stato allora che il francese Hacker Croll è riuscito a penetrare nell’account Google Apps utilizzato da un dipendente di Twitter e ad accedere a fogli di lavoro, documenti, business plan, report contenenti dati consuntivi e previsionali di carattere finanziario relativi all’azienda, informazioni riservate sui dipendenti e sui loro appoggi bancari. L’hacker era inoltre riuscito ad accedere alla mailbox di Evan Williams, fondatore di Twitter insieme a Biz Stone, ottenendo informazioni sensibili su alcuni account di servizi Internet, inclusi quelli sottoscritti su Amazon e PayPal.

Michael Arrington, boss di TechCrunch, ha pensato di pubblicare le informazioni interessanti dal punto di vista dei mercati finanziari, svelando ad esempio alcuni obiettivi di business perseguiti da Twitter, come quello di raggiungere un volume d’affari di 140 milioni di dollari entro il prossimo anno, oppure – più ambiziosamente – di arrivare a 1,54 miliardi di dollari di fatturato, con un miliardo di utenti, entro il 2013 (anno in cui si punterebbe ad un utile di 111 milioni). “Esiste indubbiamente un limite etico che non vogliamo superare – ha dichiarato Arrington a chi lo ha accusato di aver pubblicato notizie ottenute in modo non lecito – Alcuni di questi documenti, però, hanno valore di notizia e dunque pensiamo possano essere pubblicati”. Del resto, ha aggiunto, “se pubblicassimo solo dati di cui le aziende ci hanno dato il consenso, questo sarebbe un sito di press release e nessuno di voi lo verrebbe a leggere. Le news sono cose che qualcuno non vorrebbe vedere scritte. Il resto è pubblicità”.

Biz Stone, nell’ammettere la fuga di notizie riservate, ha però voluto precisare che nessun dato degli utenti è stato mai compromesso. Ironia della sorte, fra i dati rubati da Hacker Croll c’erano anche informazioni relative ai sistemi di sicurezza utilizzati nella sede centrale di Twitter. Ma forse è proprio il concetto stesso di sicurezza che, all’interno di Twitter, dovrebbe essere rivisto.

Dario Bonacina







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