''ANTIGONE'' di BERTOLD BRECHT
Data: Mercoledì, 15 luglio 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Antigone

Esci dalla penombra e cammina
Davanti a noi un poco,
gentile, con passo leggero
della donna risoluta a tutto, terribile
per i terribili.

Distolta a forza, io so
Come temevi la morte, ma
Ancora più ti faceva orrore
La vita indegna.

E non fosti indulgente
In nulla verso i potenti, e non scendesti
A patti con gli intriganti, e non
Dimenticasti mai l’ingiuria e sui loro
Misfatti non crebbe mai l’erba.

Bertold Brecht

 

 

INTERVISTA SU HEGEL E ANTIGONE ALLO STUDIOSO ADRIAN PEPERZAAK

Professore, Hegel è il filosofo della ragione per eccellenza che è stato capace di grandi e celebri analisi astratte. Eppure spesso egli si concentra su personaggi storici o mitici, mettendoli in primo piano in celebri descrizioni. Per esempio nei  Lineamenti di filosofia del diritto, così come nelle lezioni di Estetica, compare il personaggio di Antigone, vuole parlarcene?

Antigone è una figura che ha accompagnato l'intera vita di Hegel. Già negli anni di Tubinga aveva avuto occasione di discuterne con Hölderlin, che conosceva la tragedia di Sofocle nell'originale greco e ne aveva anche fatto una traduzione. Nell'interpretazione dei due giovani amici, la figura di Antigone aveva a che fare con il problema stesso della verità. Ci si potrà chiedere da dove provenga questo interesse per la vicenda di Antigone, su cui Hegel tornerà a riflettere perfino nelle lezioni berlinesi. Antigone è naturalmente una figura eroica, ma per Hegel anche Creonte è altrettanto un eroe in quanto difensore, simbolo dello Stato e delle leggi dello Stato. Quando non c'è Stato, c'è barbarie, vige lo stato di natura, descritto da Hobbes, in cui gli uomini si uccidono l'un l'altro in una guerra assoluta, che naturalmente nessuno può desiderare. Creonte è colui che rende possibile una comunità, garantendo del fatto che non ci si sbrani reciprocamente, che ci siano leggi e che queste vengano rispettate nella società. La figura di Antigone è in certa misura molto più attraente, meno forte, e pertanto più vicina. É il simbolo della famiglia e dell'amore, ama le sorelle e i fratelli e, pur sapendo che il fratello è un criminale dal punto di vista politico, gli dà ugualmente sepoltura, rito assai importante nella cultura greca perché costituiva l'ultimo onore che si dava al defunto, oltre che l'estremo atto di amore. Dar sepoltura a chi per la patria non è che un traditore, e pertanto va lasciato agli avvoltoi, è tutto quello che Antigone può fare per onorare il fratello morto. La tragedia di Sofocle mette in scena pertanto una contraddizione assoluta, che resta senza soluzione, giacché all'interno della concezione greca dell'eticità non può esserci soluzione in questo conflitto che contrappone i valori della famiglia a quelli della polis. Proprio perché non c'è soluzione a una tale contraddizione, bisogna trovare un'altra dimensione, possibile solo a partire dalla scoperta del principio della soggettività e dell'individualità, vale a dire dell'assolutezza della vita individuale, integrabile peraltro anche nella vita della comunità.

Un tale processo sarà tematizzato anche nei Lineamenti di filosofia del diritto, in cui Hegel mette a confronto la polis ateniese e Socrate. Socrate risulta una sorta di nuova Antigone, che scopre la soggettività e, grazie a questa sua grande conquista, si pone già sulla strada di Cristo, anche se al tempo stesso la polis non poteva accettare una centratura sul soggetto, ritenuta una minaccia e un male, pertanto la sua vicenda finirà con la tragica condanna a morte. D'altronde anche la polis era ormai condannata a morte, giacché non era stata capace di accettare una tale novità. Nell'epoca moderna è diventata possibile una esaltazione della soggettività, anche se parzialmente, in fondo questo resta il problema posto da Hegel e tuttora stringente, quello di riconciliare Socrate con la polis, gli individui e i loro diritti con lo Stato nazionale







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