Bing o Google: chi č meglio? Un sito prova a dirlo, ma…
Data: Venerdě, 10 luglio 2009 ore 14:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Bing, il nuovo motore di ricerca di recente nascita generato da mamma Microsoft, è ormai da qualche settimana aperto al pubblico, nel mare magnum della Rete. David Pogue, lo spassoso technology columnist del New York Times, affronta il nuovo motore di ricerca tentando di stare il più possibile “dalla parte dell’utente-consumatore”, cioè di chi, alla fine, lo usa e vuole trarne risultati. Allo stesso tempo gli esce naturale il paragone con Google.

Nel raccontare i propri punti di vista, Pogue non può fare a meno di aprire dicendo che, negli ultimi 15 anni, sembra che il principale business plan di Microsoft abbia recitato: “Aspetta finché qualcun altro non ce l’ha. Poi copialo”. Evidente il riferimento a Windows, uscito notoriamente dopo il primo sistema operativo a finestre del Mac. E così sarebbe per Bing: Microsoft lo avrebbe fatto, naturalmente dopo Google.

Bing, insomma, proprio per questo dovrebbe almeno… non avere i difetti di Google che, seppur pochi, certamente ne ha. Per chi ama i raffronti diretti, Pogue suggerisce un saltino su un sito alquanto singolare: Bing vs Google, un sito che presenta una finestra per l’input di termini di ricerca, dopodiché apre due finestre affiancate ed invia sia a Google che a Bing esattamente la stessa stringa di ricerca. Le due finestre consentono di raffrontare così i risultati praticamente fianco a fianco.

Poco, per poter fare un raffronto serio. Ma Pogue non si dà per vinto: elenca così una serie di differenze che rileva e che, a suo parere, mettono Bing un paio di passi avanti rispetto a Google.

Ci sarebbero, quindi, notevoli sforzi da parte di BigM per fare in modo che i risultati si ottengano con più gesti, magari anche senza la tastiera: ad esempio, spiega il columnist, sulla destra di ogni risultato compare un palloncino, passando il mouse sul quale si apre una nuvoletta che contiene i primi paragrafi e qualche riferimento contenuto nel sito presentato sul risultato. Peccato che, almeno al momento, tale funzionalità sia attiva solo su Bing USA (vedi immagine in testa).

“Su Google – spiega Pogue – i risultati di ricerca di solitocompaiono sotto forma di una lunga lista di link in blu. A volteappaiono delle foto. Oppure, se c’è una sola possibile risposta allaricerca (meteo, prezzi azioni, punteggi sportivi, indirizzi) si ottienela risposta direttamente in testa alla pagina: previsioni meteo percinque giorni, un diagramma azionario, punteggi, una mappa stradale. Inquesti casi non c’è alcun bisogno di cliccare per avere il risultato”.

In Bing, il giornalista evidenzia la presenza del box a sinistra, che propone ricerche correlate, argomenti che potrebbero essere complementari alla ricerca e simili. Ma anche qui, come prima, per gli italiani niente da fare: la stessa ricerca (headache in inglese, mal di testa in italiano), sulla sinistra compare il bianco assoluto. Medesima cosa se si cerca Michael Jackson, da poco scomparso: sulla sinistra sempre… colonna bianca, a seconda del contenuto del cookie che specifica il linguaggio e la relativa interfaccia da impiegare.

Curiosamente, invece, cercando mal di testa in perfetto italiano ma con Bing impostato su US English, la colonna compare, titolata in inglese ma con contenuti in italiano. E così, sempre sulla stessa vena, Pogue si dilunga nella disamina di molti altri dettagli, individuando differenze a volte anche sensibili tra Google e la nuova creatura di Microsoft, Bing.

Alla fine, però, risulta comunque difficile poter asserire “vince ancora Google”, oppure “vince Bing”. Sono recenti, tra l’altro, alcune critiche piovute sulle scrivanie di Redmond per qualche… difficoltà con il Safe Search.

Certamente, come conclude lo stesso Pogue, chi ha inventato la spiegazione secondo cui BING sia l’acronimo di “But It’s Not Google” non ha insultato il gigante di Mountain View. Ha detto la pura verità, ha affermato che si tratta di un prodotto diverso, nuovo, nato molti anni dopo, con alle spalle esperienza propria ma anche di altri. Un bagaglio che, invece, a Mountain View si è dovuto costruire anno dopo anno, passando dal pionieristico progetto universitario a quel che rappresenta oggi Google nel suo complesso.

Diamogli tempo, diamogli modo di internazionalizzarsi, di fare in modo che tutte le lingue dispongano delle stesse funzioni, diamogli quello spazio necessario affinché possa crescere: in fondo, rispetto a Google, non può ancora essere considerato neppure adolescente. Vogliamo già… misurarlo?

Marco Valerio Principato







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-16402.html