I JETHRO TULL A TAORMINA TRA BACH E PROGRESSIVE ROCK
Data: Giovedì, 09 luglio 2009 ore 09:08:14 CEST
Argomento: Comunicati


Negli ultimi mesi del 1967, quattro capelloni di belle speranze si ritrovarono a Luton, cittadina del Bedfordshire, nel sud dell'Inghilterra. I talenti genuini e scapigliati di Ian Anderson, Mick Abrahams, Glenn Cornick e Clive Bunker timidamente si unirono per dar vita alla formazione originale dei Jethro Tull. Nel 1968 sulla scena del rock esce l'album This Was, con una novità sconvolgente: il leader, Ian Anderson, invece di suonare la chitarra o le tastiere, utilizzava il flauto per dare colore a un suono proveniente dal blues con qualche innesto jazz e rock. E la magia di quel gruppo, che riuscì a guadagnarsi un posto fisso al famoso Marquee club di Londra, si è rinnovata martedì scorso  al teatro antico in un imperdibile evento di Taormina arte 2009: l’atteso concerto dei Jethro Tull, sempre uguali, sempre pieni di grinta e di un sano senso dell’umorismo. Dopo più di 65 milioni di dischi venduti e più di 3.000 concerti in 40 paesi, al seguito dello storico leader Ian Anderson, sul palco c’erano Martin Barre alle chitarre, con i Jethro Tull dal 1969, Doane Perry alla batteria, con 25 anni di militanza nella band, John O’Hara alle tastiere e David Goodier al basso.
E soprattutto quell’inseparabile strumento che contraddistingue la loro musica: il flauto traverso di Ian, da cui si sono sprigionate le note dell’album Stand up, pietra miliare della storia del rock, uscito nel lontano 1969.
Successo colossale allora, successo colossale adesso. Il pubblico di Taormina, altrettanto grintoso come i suoi idoli, ha cantato a squarciagola con loro brani mitici come Trick as a brick, My Sunday feeling, For a thousand mothers, all’insegna delle solite influenze classiche, jazz, folk ed etniche Grande musica, grandi emozioni, grande professionalità della band, grande risposta del pubblico, in estasi dinanzi alle acrobazie sonore del flauto di Ian. Perla luminosa  uno dei pezzi storici del gruppo, un rifacimento in chiave moderna della Bourrée inserita nel quinto movimento della suite in mi minore per liuto (BWV 996) di Johann Sebastian Bach.
Così, tra i virtuosismi di Ian Anderson e Glenn Cornick al basso, è stato arrivederci ai Jethro Tull, con l’augurio di uno, due, dieci, venti anni ancora di sana musica rock mescolata a un classicissimo Bach.
 
Silvana La Porta






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