Il Ministro Moratti stravolge le regole per il prossimo anno: discrimina le donne e promuove in cattedra i precari che hanno svolto il servizio militare dopo il conseguimento del titolo di studio valido per l’accesso alla procedura abilitante. La divisa vale sei punti.
E' questa una delle novità contenute nel Decreto Legge approvato pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri, decreto che ridefinisce -per la settima volta in tre anni- le regole per assegnare i punteggi nelle graduatorie scolastiche. Dopo il tentativo di affrontare questo delicato nodo in Parlamento attraverso un disegno di legge, il Ministro Moratti ha deciso di intervenire tramite l'Esecutivo per accelerare i tempi. Tuttavia, non sarà facile, entro aprile, rivedere le graduatorie, poiché il decreto (che ricalca il ddl discusso in Commissione Cultura al Senato) rischia di sconvolgere le attuali graduatorie.
Uno dei problemi principali è quello di riequilibrare le posizioni dei precari storici (insegnanti abilitati secondo modelli di reclutamento antecedenti all'introduzione delle cosiddette Sissis, e nell’attesa da anni di un'assunzione) e dei "sissini" (insegnanti che hanno ottenuto l'abilitazione attraverso i corsi universitari di specializzazione). Questo problema verrebbe risolto, fra l'altro, assegnando, ai primi, un bonus di 6 punti e, ai secondi, la riconferma dei 30 punti già riconosciuti precedentemente, da spendere in una sola classe di concorso. Anche gli insegnanti che hanno prestato servizio di sostegno, avranno il loro riconoscimento: le università istituiranno corsi abilitanti annuali che potranno essere frequentati da chi ha lavorato per 360 giorni a partire dal 1 settembre '99. Stessa opportunità prevista per gli insegnanti in possesso di diplomi dei Conservatori di musica. Le altre due novità sono il riconoscimento di 12 punti per il Dottorato di Ricerca e l'aggiornamento delle graduatorie, fatto non più annualmente ma ogni due anni.
Tutto questo sembrerebbe portare, passo dopo passo, ad una delegittimazione delle stesse graduatorie permanenti ed è questo che, in maggior misura, del Decreto in questione non convince. Anzi, il timore è che esso sia l'anticamera di quanto il disegno politico complessivo sull'istruzione, elaborato dall'attuale Ministro, sembra prefigurare da tempo: l'assunzione per chiamata diretta da parte delle scuole.
In ogni caso, il risultato è sempre lo stesso: nessun riconoscimento per i diritti di chi da anni lavora nella scuola e ha accumulato esperienze e professionalità, costruendo oltretutto la propria carriera, e quindi la propria vita, nella più totale incertezza delle regole del gioco.
Prof. Ignazio Di Raimondo