VARSAVIA,1960 di NAZIM HIKMET
Data: Sabato, 27 giugno 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


 

VARSAVIA 1960
La mia donna è venuta fino a Brest

è scesa dal treno è rimasta sul marciapiede

si è fatta più piccola più piccola più piccola

un seme di grano nell’azzurro infinito

poi, eccetto i binari, non ho visto più niente.

E poi mi ha chiamato, dalla terra polacca non potevo rispondere


 non potevo chiederle dove sei, mia rosa, dove sei

mi ha detto vieni ma non potevo andare da lei

il treno correva come se non dovesse fermarsi mai più

soffocavo dalla tristezza.

E poi sulla terra i pezzi di neve si scioglievano


 e a un tratto ho capito che la mia donna mi vedeva

mi chiedeva mi pensi ancora mi pensi ancora

mentre la primavera camminava coi nudi piedi fangosi sul cielo

e le stelle scendevano a posarsi sui fili del telegrafo

e l’oscurità batteva come pioggia sul treno

la mia donna restava in piedi sui pali del telegrafo

il suo cuore batteva - tac tac - come se stesse fra le mie braccia

i pali si muovevano e passavano ma lei non si muoveva da lì

il treno correva come se non dovesse fermarsi mai più

soffocavo dalla tristezza.

E poi ho capito che da anni da lunghi anni stavo in quel treno


 ma come l’ho capito e perchè mi stupisce ancora

come cantando la grande canzone della speranza

m’allontano dalle città dalle donne amate

porto la nostalgia di loro come ferita che non rimargina nella

mia carne

ma cammino sempre per avvicinarmi in qualche luogo a qualcosa.

Nazim Hikmet







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