IL CONCETTO DI LAICITA'
Data: Mercoledì, 24 giugno 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Sull'idea di laicità

di Roberto Lolli*

Ultimamente, anche solo la pronuncia del termine 'laicità' suscita polemiche, non solo in Italia, ma nel nostro paese in modo particolare anche per la millenaria presenza a Roma della Santa Sede. In molti paesi d’Europa è considerata una prassi assolutamente ovvia che lo Stato sia neutrale in materia religiosa e adotti al proprio interno politiche non connotate in senso confessionale. In tal modo, si esclude che lo Stato possa favorire la preminenza di principî validi solo per chi professa una particolare religione su cittadini di altre fedi od opinioni. Ciò si è determinato storicamente, a partire dall’età moderna, per l’esigenza di assicurare a tali Stati ordine ed equilibrio interni dopo lunghe e sanguinose lotte e persecuzioni religiose. Spinoza, Bayle, Locke, Voltaire, Kant parteciparono in vario modo, tra Seicento e Settecento, alla costruzione del concetto di 'Tolleranza', essenzialmente fondato sull’impossibilità di derivare provatamente dogmi religiosi universali. Da ciò conseguiva, onde evitare la soluzione illiberale e teocratica di Hobbes (il conferimento al Sovrano-Leviatano di tutto il potere, anche in materia di culto), l’indispensabile separazione di politica e religione.

Intolerance di David W. Griffith (1916)

Nei paesi nei quali non si sviluppò un analogo processo storico e continuò a prevalere una sola confessione religiosa, l’affermazione di una visione laica nella concezione della politica e della società ha fatto molta più fatica ad affermarsi. Ciò, spesso, per i motivi che Spinoza spiega nel Trattato Teologico-Politico: perché la religione rappresenta pur sempre un formidabile strumento per imporre l’obbedienza alla popolazione.

Tralasciando questo argomento – pur non irrilevante – bisogna sottolineare che tra coloro che dibattono con assoluta onestà intellettuale tra una visione 'religiosa' e una 'laica' della morale e della società esistono motivazioni serie e profonde, che non meritano di essere, come spesso accade, banalizzate e ridicolizzate per soddisfare le esigenze di parte o quelle della spettacolarizzazione mediatica. I problemi sui quali principalmente, oggi, verte il dibattito 'serio' sono tre: l’estensione dei diritti civili (ai cittadini di religione diverse, alle coppie di fatto, agli omosessuali ecc.); le sperimentazioni genetiche (terapie geniche, manipolazione del Dna animale e umano, clonazione); l’inizio e la fine della vita umana (uso di anticoncezionali, fecondazione artificiale, interruzione di gravidanza, eutanasia). La questione fondamentale è trovare il punto d'incontro, il limite riconosciuto da entrambe le parti, il felice compromesso tra principî opposti, ma non privi di argomenti.

Magari lo si potrà trovare facendo proprio lo spirito con il quale Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781) scriveva: “Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere alla verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse: Scegli! io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, ho scelto; la pura verità è soltanto per te" (G. E. Lessing, Una replica).

*Insegna Filosofia e storia presso il Liceo scientifico 'A. Roiti' di Ferrara. Ha curato con P. Salandini l'opera di storia della filosofia Filosofie nel Tempo, diretta da Giorgio Penzo, 4 voll., Roma, SpazioTre, 2000-2006.







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