Internet? Entro 5 anni si pagherà (quasi) ogni bit
Data: Venerdì, 19 giugno 2009 ore 12:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


I tempi della free Internet si stanno avvicinando al capolinea. Secondo Barry Diller,  presidente e direttore di IAC, azienda che offre servizi interattivi su un gruppo di 30 siti dai quali ricava 1,5 miliardi di dollari l’anno in profitti, sono rimasti altri cinque anni, trascorsi i quali il concetto di gratuità in rete diverrà un ricordo del passato.

“Ritengo con estrema probabilità che Internet stia passando dai suoi giorni tutto gratis ad un sistema (di contenuti, ndB) pagato. Inevitabilmente, ve lo prometto, sarà pagato tutto”, ha detto Diller in apertura di un keynote nella conferenza Advertising 2.0, tenuta nel futuristico edificio trasparente della sua azienda lungo il fiume Hudson, a Manhattan. “Non ogni singola cosa, ma qualsiasi cosa abbia valore”, ha insistito.

Diller, che si è fatto le ossa costruendo reti televisive sia via cavo che on the air, è convinto che tra le strade percorse dal business predominerà un buon sistema di billing online, come quello “one-click” di Amazon o come il download a pagamento dell’ecosistema App Store di Apple.

Se finora quasi tutto è stato gratuito, secondo Diller di altro non si tratta che di “un incidente di percorso del particolare momento storico, che sarà corretto”, ha detto, in un’epoca di “caos creativo” che si spalmerà nei prossimi 3-5 anni.  Finora, chiunque abbia pubblicato notizie, contenuti e servizi online, “nel timore di non riuscire a causa del proprio status non da dinosauro, ha sbattuto tutto in Rete gratuitamente”, ha detto il dirigente in un veloce scambio con un giornalista di BusinessWeek.

Ma questo cambierà. Quotidiani come il New York Times, ad esempio, dovranno superare lo scoglio del muro del pagamento, e ciò per coprire i costi di stuoli di reporter sparsi in tutto il mondo. Anche se ciò significherà avere uno, due o tre milioni di abbonati piuttosto che 20 milioni di visitatori unici al mese. E la gente, secondo Diller, pagherà, se sta acquistando qualità: “La gente paga per i contenuti”, dice. “Lo ha sempre fatto”.

IAC è un esempio di circuito tutto a pagamento, il modello che Diller prevede essere prevalente. E il concetto di micropagamento, già preso di mira da diverse realtà anche del Web 2.0 ma non solo, è un’opzione definita rapid-fire (fuoco rapido di un’arma, per intendere di elevata immediatezza) e sarà tra quelli vincenti e predominanti. Di fatto, secondo la sua vision l’intera Rete diventerà una sorta di gigantesco App Store. Cioè tutto da pagare, ove si cerchi qualità e consistenza.

Chi sarà a ricavare di più da questo nuovo scenario? Secondo Diller saranno proprio i grandi network, che risplenderanno sulla scena del business quando la banda larga arriverà dietro a ogni grande schermo nei salotti in tutto il mondo. Gli utenti interagiranno con i contenuti, sempre più multimediali, con un telecomando e grazie ai micropagamenti rapid-fire, pagheranno per avere i contenuti e ciò che i contenuti pubblicizzeranno, subito, sul punto.

Sarà allora che televisione, radio ed altri strumenti in precedenza afflitti da scarsità di banda nei mezzi di divulgazione - si pensi al digitale terrestre e tutto ciò che comporta - “circoleranno su questo mezzo molto più aperto, meno controllato, non afflitto da ristrettezze di banda ma basato, invece, su di un’abbondanza incredibile”, dice Diller.

E - purtroppo per alcuni aspetti, per fortuna per altri - non è affatto difficile credergli.







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