LETTERA DI SALUTO AL PRESIDE MARIO CATANUTO DEL LICEO ''LEONARDO'' di Silvana La Porta
Data: Giovedì, 18 giugno 2009 ore 15:07:46 CEST
Argomento: Opinioni


LETTERA DI SALUTO AL PRESIDE MARIO CATANUTO DEL LICEO "LEONARDO" di Silvana La Porta
 
Di dirigenti scolastici ne esistono di tutti i tipi. C’è il tiranno guastafeste che vessa tutti quotidianamente, forte del suo forte potere, origliando dietro la porta delle classi; c’è il nullafacente tiratardi che arriva a scuola alle 11 e delega tutto al suo vice; c’è il saputello saccente che domina dall’alto della sua pseudo cultura; c’è il maneggione affaccendato, che manovra soldi e cariche, facendo bello sé stesso e la sua scuola.
Ma per fortuna esiste anche un’altra categoria di presidi. Ad esempio quella dei presidi come il mio, che quest’anno, dopo vent’anni di servizio, con nostro rammarico ci lascia.
Il prof. Mario Catanuto è stato un dirigente innanzitutto di grande dirittura morale, perché nella morale, e in nient’altro, c’è tutta la persona. Sempre presente a scuola alle 8 del mattino, arrivavi e sapevi, con assoluta,matematica certezza che lui, c’era, presenza costante e silenziosa, ma diuturna, ineliminabile. Al liceo “Leonardo” di Giarre l’ufficio di presidenza era sempre corredato da un uomo magro ed elegante, seduto sulla sua poltrona e intento a lavorare. O lo vedevi alacremente salire e scendere le scale, passare di classe in classe, infaticabile organizzatore, ma mai essere fumoso,  invadente o autoritario. Nessuna ingerenza sulla sfera dell’azione del corpo docente; siamo stati sempre liberi di insegnare come volevamo, sicuro com’era che non lo avremmo deluso. E poi la sua gestione trasparente del denaro, la sua precisione nell’assegnazione degli incarichi, senza mai pastoie, senza mai volgari trucchi, senza stupidi favoritismi. Garbato con il personale ata, semplice e diretto con i suoi docenti, benevolo con gli alunni. Ma mai lassista, mai superficiale, sempre attento a che la vita della scuola scorresse su binari tranquilli, in una democrazia liberale, ma mai libertina.
Grazie, preside, grazie di cuore. Per la libertà con cui mi ha concesso di lavorare in armonia e serenità, per il suo esempio limpido e forte di uomo solido, di solida fede e di solida cultura. Grazie anche per avermi affidato, a volte, classi difficili, con cui cimentarmi, perché, come sempre lei mi ripeteva, il bravo insegnante si vede con gli alunni più ostici.
E infine la ringrazio per un’altra piccolissima, dolcissima inezia: per avermi consentito di firmare non in un serioso nero o blu, ma con le mie solite penne colorate. Qualche volta, ne sono sicura, magari le avrà dato un po’ di fastidio. Ma, per la sua solita discrezione, per il suo timido garbo o, forse, per rispettare la mia aspirazione a una bizzarra libertà, da buon padre affettuoso, non me l’ha mai detto.


SILVANA LA PORTA








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