Le proposte che qui vengono
avanzate per un cambiamento del sistema scolastico sono per lo più riconosciute
e condivise dai migliori centri di studio e di approfondimento sul tema
istruzione, quali l'Associazione TreeLLLe, la Fondazione per la Scuola della
Compagnia di San Paolo, la Fondazione Agnelli ecc.
I punti sono noti: autonomia (nuova governance) e parità, contro lo statalismo
ipercentralista; reale valutazione del sistema scolastico; nuova professionalità
e carriera per i docenti; personalizzazione dei percorsi; abolizione del valore
legale del titolo di studio. Sono tutti punti essenziali, la cui importanza è
anche in un certo senso sistemica: una cosa senza l'altra (ad esempio, autonomia
senza valutazione) sarebbe una cosa fatta a metà, e quindi fatta male.
Il punto caratterizzante del documento è un altro: non solo la centralità del
tema educazione, ma la diretta consequenzialità e correlazione tra la tensione
educativa e la ricerca di risposte concrete a livello di sistema di istruzione.
Non c'è educazione che non entri nel merito anche delle scelte concrete, sia
nella didattica che nella politica scolastica; e d'altro canto parlare di
istruzione senza porsi il problema educativo sarebbe ridurre tutto a un
vacuo tecnicismo utopistico. Non si creerà mai un sistema talmente perfetto da
rendere superfluo il rapporto educativo tra docente e studente, elemento
centrale della scuola; ma non si darà mai vera incidenza alla tensione educativa
se la si lascerà a lato delle problematiche della scuola (riducendola di fatto a
ciò che è lo svago del sabato sera rispetto alla settimana lavorativa).
Nel documento "Una scuola che parla al futuro" è segnata una stretta
interdipendenza tra i due aspetti. Basta confrontare i punti essenziali
alla voce "Educazione" e le proposte programmatiche, e si vedrà che dai primi
discendono le seconde: quando si dice che «la prima condizione che realizza
l'educazione è la presenza di figure adulte autorevoli» significa, di
conseguenza, che è necessario che ci siano «docenti e dirigenti come veri
professionisti» (d'altronde, finché lo studente continuerà a guardare al
professore come a un fallito nella scala sociale tutto resterà molto difficile);
quando si dice che «l'autorevolezza deriva dalla partecipazione ad un cammino
unitario di costruzione del proprio io» e che «gli alunni non sono da intendere
come il terminale astratto di iniziative che li vedono passivi», ne deriva la
necessità di avere «percorsi di studio flessibili e personalizzati». E così via.
Le esigenze educative si concretano in scelte di politica scolastica, che non
saranno mai la soluzione perfetta, ma permetteranno o di facilitare il
processo educativo, o quanto meno (e già sarebbe molto!) di non ostacolarlo.
Questa è dunque la grande sfida che questo documento lancia nel dibattito sulla
scuola. In un momento in cui, per altro, l'emergenza educativa è sempre più
evidente e centrale. In questo senso, le molte indagini e ricerche (alcune
recentissime) che testimoniano la totale indifferenza degli studenti verso la
loro esperienza scolastica sono un dato drammatico e ineludibile: i docenti non
sono un punto di riferimento, né umano né culturale; le cose che contano
veramente le siimparano altrove; la scuola non è né buona né cattiva, ma
semplicemente indifferente, perché da essa non ci si aspetta nulla. Ecco come
educazione e istruzione vengono allora a coincidere: nel momento in cui ci si
rende pienamente conto che, come fu detto autorevolmente, non c'è cosa più
assurda della risposta a una domanda che non si pone. Far emergere la domanda di
sapere e conoscenza è compito educativo, che si realizza dentro un'autorevole e
riconosciuta professionalità didattica che abbia come fine l'istruzione.
Un ultimo appunto, che rende particolarmente importante e attuale il documento
Cdo: proprio in questi giorni l'Assemblea della Conferenza episcopale italiana
ha rilanciato il tema educazione come tema del prossimo decennio. Significa che
c'è una grande responsabilità, non solo per i cattolici, e un impegno per tutti,
in termini di riflessione, approfondimento, lavoro concreto: l'educazione e la
scuola dovranno essere i pilastri del dibattito politico-culturale nei prossimi
anni.
(da il Sussidiario.net)