Amedeo Modigliani, il suo 'amore segreto' in mostra a Roma
Data: Marted́, 16 giugno 2009 ore 06:57:49 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Una storia raccontata dal dipinto esposto nella mostra ''Amedeo Modigliani, Un amore segreto'' allestita fino al 22 giugno, per iniziativa del Modigliani Institut Archives Légales Paris di Rome, presso l'ex convento dei Padri agostiniani, ora sede dell'Avvocatura dello Stato.
Il dipinto è l'unico che Modigliani fece a Simone, che lascerà per altri amori, e che potrà occuparsi del piccolo solo pochi anni. Infatti, Simone dopo solo quattro anni dalla nascita di Gérald morì all'ospedale Cochin della stessa malattia che colpì Amedeo Modigliani, la tubercolosi. "Non riconoscendo il bambino - spiega all'ADNKRONOS Massimo Riposati, vice presidente del Modigliani Institut e curatore della mostra - si nota come all'interno dell'attitudine del genio si coltivino anche elementi di negatività. Spesso - sottolinea - l'artista è sacrificato e sacrificante, vittima e carnefice, e questo esprime in qualche modo un atto di crudeltà che arricchisce e completa la complessità del carattere generale di Modigliani".

"Un quadro - prosegue Risposati - estremamente esile, a differenza di molti quadri di Modigliani che hanno un pigmento pittorico molto marcato. 'Jeune femme à la guimpe blanche' ha invece una stesura molto tirata, sembra quasi un non finito, e questo mi ha fatto pensare che forse intorno a questo dipinto ci sia una poetica della sparizione. Attraverso il pallore della figura - aggiunge il curatore - si avverte il senso della distanza". Come quando "nella memoria una cosa si allontana e diventa sempre più pallida. Non credo - conclude - che questo quadro sia veramente non finito ma volutamente dipinto per creare quel filtro, quella nebbia che la memoria mette per allontanarci dalla tempestività degli eventi".

Il bambino fu, in un primo tempo allevato dalle amiche di Simone, e poi adottato da una famiglia francese. Purtroppo, i genitori adottivi si separarono e Gérald fu indirizzato agli studi dell'Università cattolica e dopo pochi anni entrò in convento dove divenne sacerdote. Modigliani, durante la breve relazione, fece un solo ritratto di Simone Thiroux, un dipinto ad olio su tela, eseguito con estrema rapidità, come era solito fare con le sue modelle, ritraendo il volto pallido dell'amata con pennellate nervose e con colori diluiti per ottenere una rapida essicazione. L'opera, che fu acquistata nel 1921 da Monsieur Andrè Lefevre, e successivamente, negli anni 80, alla famiglia Sidamon-Heristavi, non è stata esposta in pubblico dal 1939.

Oggi, Olga Sidamon-Heristavi, attuale proprietaria, desidera realizzare una clinica oftalmica in Italia per curare le malattie degli occhi, essendo una nota specialista in materia, ed ha accettato il suggerimento del Modigliani Institut di Roma, di devolvere il ricavato della vendita dell'opera per dare inizio alla costruzione della clinica in Italia. Si intreccia, quindi, la strana coincidenza di una donna medico, Simone Thiroux, e di un'altra donna, Olga Sidamon Heristavi, medico anche lei che sembra, con questa iniziativa, riscattare il destino "lontano" di Simone il cui corpo, dato "in prestito" alla medicina legale per studiare anatomia, non fu più ritrovato.

"Il mistero di un amore sfortunatamente tragico", il "tesoro" di un artista caratterizzato dall'"amore" e dalla "passione". Così lo ha definito la proprietaria del dipinto, Olga Sidamon-Eristavi, che ha spiegato all'ADNKRONOS come "attraverso la tecnica pittorica del quadro si possono percepire la posizione, la relazione e il sentimento dell'artista rispetto al dipinto. E' un onore per noi - ha sottolineato Sidamon-Eristavi - poter esporre questo quadro in Italia e siamo fieri di avere scoperto, passo dopo passo, qualcosa di cui non avevamo idea. Vorrei che questo quadro potesse rimanere per sempre qui".

La mostra ''Amedeo Modigliani, Un amore segreto'' , oltre al dipinto ''Jeune femme à la guimpe blanche'', raccoglie numerose altre opere dell'artista, inizialmente conosciuto come scultore più che come pittore. Famosi anche i suoi nudi, rappresentati nel 1917 alla Gallerie Berthe Weill nella sua prima personale che scandalizzarono il capo della polizia di Parigi tanto da indurlo a chiudere la mostra a poche ore dalla sua apertura. Nato Livorno nel 1884 e morto a Parigi nel 1920, Modigliani è soprattutto conosciuto per i suoi ritratti femminili caratterizzati da volti stilizzati e da colli affusolati. Ma di Modigliani, si ricorda anche l'originale vita trascorsa sempre sopra le righe. I ricavati delle numerose opere che vendette svanivano rapidamente in droghe e alcool. Morì all'età di trentacinque anni e sepolto nel cimitero parigino Pére Lachaise.

La sua vita e le sue opere ancora destano la curiosità di critici ed estimatori. Il suo mondo è ancora per certi versi da scoprire e da chiarire. Come il caso del ritrovamento delle tre teste, successivamente definite false, in occasione di una mostra promossa nel 1984 dal Museo progressivo di arte moderna di Livorno per il centenario della nascita dell'artista e dedicata alle sue sculture. In quella occasione, su pressione dei fratelli Vera e Dario Durbè sulla base di una leggenda popolare locale, secondo la quale l'artista avrebbe gettato nel Fosso Reale delle sue sculture si decise di dragare il Fosso. Infatti, proprio secondo la leggenda nel 1909 Modigliani tornò a Livorno e scolpì alcune sculture che mostrò agli amici del Caffè Bardi, i quali gli consigliarono di gettarle nel Fosso.

Dragando il canale vennero ritrovate tre sculture rappresentanti tre teste, che molti critici tra cui Giulio Carlo Argan le attribuirono a Modigliani. Dopo alcuni giorni però, un gruppo di tre studenti universitari livornesi dichiararono che in realtà una delle sculture era opera loro. In seguito, si trovò anche l'autore delle altre due teste, sollecitato dal critico Federico Zeri. Il mistero però non si concluse. Infatti, sette anni dopo un certo Carboni di Livorno asserì di possedere tre autentiche sculture di Modigliani. La ricostruzione questa volta sembrava vicina al vero.







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