NUOVE CLASSI DI CONCORSO, SIAMO ALLA STRETTA FINALE
Data: Venerd́, 12 giugno 2009 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Nuove classi di concorso,
 siamo alla stretta finale

 di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 10.6.2009

Grazie all’accorpamento delle discipline similari si va verso il dimezzamento delle le tabelle A e C. Ma alcune discipline, come “Matematica” e “Matematica applicata” rimarranno distinte. Sparirà invece la tabella D, assieme agli istituti d’arte. I sindacati protestano per l’ipotesi delle riconversioni “senza oneri per lo Stato”: un’altra tassa a carico dei docenti?
Una revisione importante, ma non si può parlare di stravolgimento. Così sembra delinearsi il nuovo assetto delle classi di concorso che il ministero dell’Istruzione si appresta a cambiare in vista sia dei tagli previsti, da settembre, per effetto dell'art. 64 del D.L. 112 e per l’adozione della riforma della scuola secondaria superiore, a partire dall’a.s. 2010-2011. Molte delle novità serviranno, prioritariamente, per trovare sistemazione alle non poche migliaia di docenti che entro i prossimi tre anni si ritroveranno in sovrannumero: per favore il “travaso” il Miur ha deciso di accorpare le classi di concorso affini. E con l’occasione di eliminare quelle anacronistiche. Oltre che di aggiungerne alcune, anche se non troppe, del tutto nuove.
 Nell’incontro-informativa tenuto a viale Trastevere l’8 giugno con i sindacati, il direttore generale Luciano Chiappetta ha spiegato ai sindacati nazionali che l’attuazione del piano è necessaria “sia per assicurare omogeneità alle classi di concorso che per attuare quel risparmio di cui tanto si parla nella riforma”.
Il ministero ha già predisposto un decreto, con dei corposi allegati, consegnati alle organizzazioni sindacali, nel quale si prevede quasi un dimezzamento delle tabelle A e C. Oltre che la sparizione della D, soprattutto per la cessazione degli istituti d'arte, le cui discipline d’insegnamento residue sono state assorbite dalla A. In base a quanto fatto sapere dalla Gilda degli insegnanti, il risultato finale è che la tabella A verrebbe ridotta “da 99 a 58 classi di concorso”, mentre la C “a 30 classi di concorso”.
L’impianto base attuale della tabella A, quello tramite cui opera la grande maggioranza del personale docente delle medie e superiori, rimarrà sostanzialmente immutato: per esempio la A17 e la A19, riguardanti discipline economiche e di diritto, pur avendo fatto registrare grossi problemi gestionali (con pochissimi docenti assunti a fronte di un enorme numero di supplenti per effetto dello “spezzettamento” delle cattedre) rimarranno in vita senza alcuna modifica. E nemmeno tutte le materie affini verranno accorpate: “Matematica” e “Matematica applicata”, ad esempio, dovrebbero rimanere entrambe in vita.
Spariranno, invece, alcune classi di concorso: come la C555, ex tecnica dei servizi, la C999, enti locali, la n. 23 e la n. 30, esercitazioni di comunicazione ed esercitazioni di economia domestica. Un logico, scontato, futuro da classe di concorso unica è previsto anche per la A075 ed A076, che riguarderanno solo gli istituti professionali e non più gli istituti tecnici.
Tra le intenzioni del Miur c’è anche quella di abilitare i docenti per tutte le classe di concorso accorpate in un’unica area: “per esempio, nell'area delle lingue, un unico concorso – ha spiegato sempre la Gilda - abiliterà sia la prima lingua inglese che la seconda lingua comunitaria, e potranno essere insegnate indistintamente tutte e due”.
Proteste, peraltro già espresse dai sindacati nell’incontro dell’8 giugno, si prevedono invece per la scelta del ministero dell’Istruzione di operare la riconversione professionale dei docenti “senza oneri per lo Stato”. A tal proposito la Cisl ha già “richiamato l'esigenza di specifici investimenti per sostenere adeguatamente le operazioni di riconversione, necessarie per la riutilizzazione del personale in soprannumero”. Se il Miur non torna sui propri passi, per i docenti senza più titolarità sarebbe una vera beffa: non solo trasferiti, ma anche costretti a riconvertirsi pagando di tasca propria.






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